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Rughe di Paco Roca

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Di solito, molto di solito, quando trovo un libro, un volume, un albo pluripremiato, osannato e chi più ne ha più si accinga a metterne, sono propenso a lasciarlo sullo scaffale in cui si trova. Repulsione spasmodica mi batte dentro, come se ciò che mi si propinasse fosse proprio peste bubbonica, lebbra o, più semplicemente, qualcosa che potrebbe solo essere deludente e non all'altezza delle aspettative.
Sono fatto così.

Potete ben capire come sia stato difficile per me tenere per le mani proprio Rughe di Paco Roca.

Considerato un capolavoro del fumetto contemporaneo, questo graphic novel di mano spagnola, edito da Tunué, già dal 2007 incassa premi come miglior fumetto e miglior sceneggiatura prima in Spagna e di seguito proprio in Italia. 

Mi viene da chiedermi, scetticamente, è davvero tutto così meritato? Di certo, sfogliandolo velocemente potrebbe non attirare molto, con la sua colorazione a tinte piatte, tra il giallo, il celeste e il verde, tutti piuttosto spenti: si ha subito l'idea di un ambiente smorto, incupito. Per cui bisognerebbe superare quest'attimo di titubanza prima di immergersi seriamente nella sua lettura e nel capire il perché della scelta di questo tipo di colorazione. Superato questo scoglio iniziale (che ammetto, magari potrebbe essere solo una mia personalissima paturnia), se ne resta seriamente sorpresi e spiazzati al contempo, tanto la lettura tenda ad essere particolare e impossibile da tralasciare.

Non è per niente un fumetto semplice, a mio avviso, sebbene la storia sia narrata in modo scorrevole e sia pervasa da un umorismo sottile e piacevole; gli argomenti che vengono sciorinati lungo tutta la storia creano un misto di sensazioni contrastanti, che vanno dalla tristezza alla commozione, dal sorriso divertito al sorriso amaro, dalla lucida consapevolezza della realtà di cui facciamo parte all'oblio. È una disarmante nonché inevitabile lotta silente, una sfida che si presenta in maniera subdola e dalla quale non si può fuggire: il corpo invecchia, la mente invecchia.
Cosa succede se a questo si aggiunge l'ipotesi certa di una patologia come l'alzheimer?
«chiamateci maggiori poiché solo viviamo di dolori» o, ancora meglio, «chiamateci maggiori perché non possiamo muoverci senza tremori.»

I peggioramenti di Emilio, il protagonista, inducono il figlio a rinchiuderlo in una residenza per anziani, con la scusa lava-coscienza "siamo molto impegnati con il lavoro e tutto il resto". Emilio è spiazzato, si sente perso, abbandonato, come quando si affronta il primissimo giorno di scuola e si vorrebbe tanto tornare indietro con la madre piuttosto che rimanere insieme ad altri simili che non si conoscono affatto, sotto la supervisione di uno sconosciuto che incute timore. Ma è troppo tardi e non gli resta che abituarsi all'idea ed ambientarsi in quel luogo che sa di triste ad ogni passo. Conoscerà Miguel, il suo compagno di stanza, con il quale affronterà la routine deprimente della residenza, in un continuo di attese tra il dormire e il mangiare e il dormire e il mangiare, spezzato soltanto dal momento della terapia.


Eppure in questo monotono avvicendarsi, le caratteristiche antitetiche dei vari personaggi, che incarnano le differenti reazioni alle sensazioni di abbandono da parte della famiglia, concorrono a creare una sorta di movimento che affianca la progressione incessante della malattia. Emilio e Miguel stringeranno un rapporto amicale via via più forte, che, da un lato, vedrà la crescente insicurezza del primo, non accettando il fatto di essere prossimo alla non autosufficienza, dall'altro la spavalderia di chi non ha mai amato nessuno nella vita, non ha avuto figli e  non ha nessun legame su cui contare. Sarà proprio la loro amicizia il culmine della storia: Emilio troverà in Miguel qualcuno che si prenda cura di lui, Miguel troverà in Emilio il motivo per una sorta di espiazione dei soprusi che ha da sempre fatto sugli altri anziani residenti nella casa di cura.
«Dobbiamo fare qualcosa. Approfittare di questi ultimi anni di vita. Vogliamo dormire e giocare al bingo mentre aspettiamo la morte?»
«E che vuoi fare?»
«Non lo so. Tentiamo di cambiare il mondo. È una missione seria e non possiamo lasciarla fare ai giovani. Loro hanno già tanti pensieri con il sesso e le droghe...»
«Miguel, di colpo ti è arrivata la demenza senile. Ti ricordo che siamo vecchi e per questo dobbiamo fare cose da vecchi.»
«Proprio perché siamo vecchi non abbiamo niente da perdere. Nemmeno andando in prigione. Aspettatemi fra tre ore nel retro del giardino.»

È un testo ricco di spunti di riflessione, senza ombra di dubbio. Mi sono fermato a rileggerlo più volte, perché ad ogni rilettura saltava fuori una sfumatura non colta o, semplicemente, si aprivano ulteriori spunti. Pensiamo ad esempio al rapporto padre-figlio, a come la vecchiaia del primo molto spesso non venga accettata come l'infanzia del secondo, a come la nuova società sembra inadatta a perdere tempo per offrire cure a chi si è preso cura, a come sia di gran lunga più facile delegare. Pensiamo ad esempio alla gestione di una casa di cura, dove un anziano è merce, in cui l'assistenzialismo a volte non è dignitoso, dove spesso si respira solo aria malsana e malinconica. Pensiamo a tutto ciò e, soprattutto, pensiamo a come un Emilio qualsiasi possa sentirsi, perché non è difficile a credersi, ma, prima o poi, molti di noi potrebbero essere un Emilio.


Ad ogni modo, che dire, è un testo particolare, crudo, forte, uno di quei testi che ti segnano. Ed è disegnato e colorato in maniera impeccabile. Lo consiglio vivamente, soprattutto a chi non considera il fumetto solo come inutile passatempo da spiaggia e preferisce anche testi impegnati. Quest'opera di Paco Roca ne ha tutte le caratteristiche.

R.


Curiosità: nel 2011 è stato prodotto Arrugas, un lungometraggio in 2D tratto dall'omonimo fumetto, sceneggiato da Ángel de la Cruz, Ignacio Ferreras, Rosanna Cecchini e dallo stesso Paco Roca, e diretto da Ignacio Ferreras.

quando c'era marnie

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anche quest'anno abbiamo approfittato dei miseri tre giorni di programmazione (beh, mica poi tanto miseri, considerando quanta poca gente c'era in sala mi sa che avanzano pure...) per vedere l'ultimo film dello studio ghibli, quando c'era marnie.


personalmente avevo - non so esattamente grazie a cosa - altissime aspettative su questo film, aspettative che nel corso della visione andavano crescendo e che alla fine sono crollate quando ci si è avvicinati al finale.

la storia parte da un presupposto abbastanza semplice: la protagonista, anna, è una ragazzina timida e insicura, incapace di instaurare rapporti d'amicizia con i suoi coetanei, appassionata di disegno, orfana, adottata, priva di un briciolo d'autostima e - perché non ci facciamo mancare nulla - malata d'asma. per cercare di alleviare un po' il suo problema, la zietta - ovvero la madre adottiva - la manda a trascorrere le vacanze estive in campagna, a casa di alcuni parenti che vivono ormai senza figli.

nella bucolica campagna giapponese, le cose per anna sembra non cambino poi molto. sempre chiusa, evita di incrociare lo sguardo degli altri, passa il tempo a disegnare e a girovagare da sola.
si ritrova così a scoprire una villa costruita proprio davanti a un immenso acquitrino, una lussuosa abitazione che si dice sia abbandonata da anni.

incuriosita dalla villa, che a volte le appare abitata e illuminata, anna continua a cercare di scoprirne il mistero, ed è così che incontra marnie, una ragazza della sua età con la quale stringe un fortissimo legame di amicizia.


da questo momento la storia prende una piega via via sempre più avvincente, in un continuo intrecciarsi di sogno e realtà che rendono la figura di marnie ancora più misteriosa: chi è veramente? e perché è così legata ad anna?

ora non voglio aggiungere altro circa la storia, vero è che ormai la programmazione al cinema è finita, ma magari qualcuno vuole vederlo in dvd, e non mi pare il caso di svelare nulla, visto che almeno io non avevo assolutamente immaginato che sarebbe andata a finire così.

però devo ammettere che durante tutta la seconda parte del film, il mio cervellino correva come un pazzo dietro un sacco di plausibili trame: reincarnazione, sogno, realtà parallele, animismo... ma assolutamente mai avrei immaginato quello che poi davvero è, e che un pochinino mi ha lasciata tipo... così: °_° (scusate la faccina, ma non so spiegarvelo a parole).
non è stata proprio delusione, solo che, dopo tutto quel crescendo di emozioni e mezze intuizioni, mi aspettavo qualcosa che mi facesse urlare ommadonnacheflash e invece niente.

alla fine direi che è un film molto carino. e niente di più.
personalmente ho trovato mooolto più apprezzabile la collina dei papaveri o la principessa splendente.

il porto proibito

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recensire un bel fumetto non è mai una cosa facile. perché si rischia di essere banali, o di dire troppo, o troppo poco. recensire un capolavoro assoluto come il porto proibito per me è motivo di panico da mesi. come posso riuscire a rendere la meraviglia che ho provato pagina dopo pagina, come faccio a riassumere tutte le emozioni provate durante la lettura?
non ci riuscirò. e non lo dico per modestia, finta o meno che sia, ma perché davvero penso che il porto proibito sia una delle più belle letture degli ultimi anni. o di sempre. non esagero se dico che dal reparto mentale libri bellissimi, l'ho messo in quello tesori (anche perché la mia copia ha un disegno bellissimo e una storia strana dietro, ma non divaghiamo troppo).


è l'estate del 1807 e abel è un naufrago. sa solo queste due cose: il suo nome e il fatto che per un qualche motivo si ritrova sperduto lontano dalla sua patria. viene accolto a bordo dell'explorer, della marina di sua maestà, da william roberts, primo ufficiale temporaneamente al comando della nave. il vero comandante dell' explorer, stevenson, è sparito dopo aver tradito il suo equipaggio, ucciso le sue stesse guardie e trafugato il tesoro recuperato dagli spagnoli, con i quali è plausibilmente alleato.
nonostante non ricordi nulla del suo passato, abel sembra riuscire a cavarsela bene in mare, e si attira le simpatie di roberts, che al ritorno in patria gli suggerirà di prendere alloggio alla locanda gestita proprio dalle tre figlie di stevenson.
da questo momento la vicenda inizierà a prendere strade contorte che dalla locanda lo condurranno fin davanti rebecca, la bellissima e misteriosa tenutaria del pillar to post, uno dei personaggi più indimenticabili che si possano incontrare in un libro.
attraverso la poesia, i libri, la storia della sua infanzia, dei suoi sbagli e del suo solo amore, rebecca svelerà ad abel più di quanto la sua memoria non
potrebbe spiegargli, la più sconvolgente e incredibile delle realtà.

un altro personaggio, il capitano nathan macleod, accompagnerà abel nel suo secondo viaggio, quello che lo condurrà a scoprire la verità su quanto successo prima del suo ritrovamento da parte di roberts. e non soltanto. lui è l'unico amore di rebecca, a lui il destino affida prima abel e poi le figlie del capitano stevenson. a lui è dato il compito di raccontare la verità, di ricordare, di consolare e di continuare ad amare. c'è da farsi scoppiare il cuore a pensare a nathan. ma non voglio dire altro, non cercate nulla che vi riveli la trama di questa storia prima di leggerla.

il lavoro di teresa radice e stefano turconi insieme è perfetto. la trama, gli intrecci, i dialoghi, la regia, i personaggi, i paesaggi, il disegno, le citazioni, tutto è esattamente come deve essere. perfetto. (e anche l'edizione, manco a dirlo, è bellissima!)

io chiedo perdono per il mio scarso tentativo di scrivere qualcosa di sensato e vi invito a recuperare questo libro se non l'avete ancora (tanto per dire, fino al 23 settembre i libri bao sono in sconto praticamente ovunque... non avete scuse!) perché se ve lo perdete, perdete un capolavoro.

i guardiani della luce

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ogni tanto mi prendono periodi orrendi, in cui non riesco a leggere quasi nulla. per un sacco di tempo - più o meno quello in cui il blog è rimasto inattivo - sono stata ferma con le letture anche io. e i guardiani della luce ha avuto la sfiga di essermi capitato tra le mani proprio in quel periodo.
in ogni caso, ho appena finito di leggerlo e posso finalmente scrivere la recensione che merita.


i guardiani della luceè il primo romanzo di nino giordano, che sicuramente molti di voi conosceranno come direttore di renbooks, ed è anche il primo capitolo di quella che sarà una tetralogia - uscirà il secondo romanzo a dicembre.

gabriele, marco e carlo sono tre adolescenti stretti da un forte sentimento d'amicizia. frequentano la stessa scuola, abitano nella stessa strada, hanno gli stessi amici. vivono la vita di qualsiasi ragazzo di sedici anni... ma in realtà si sono risvegliati come guardiani della luce, guerrieri che da secoli e secoli, in varie reincarnazioni, combattono il demiurgo - una divinità potente quanto malvagia - e i demoni per proteggere la terra dalla distruzione.

ora, se state pensando che i guardiani della luce sia un urban fantasy pieno di battaglie, mostri potenti e crudeli, ragazzini che si rivelano eroi eccetera non è che vi sbagliate più di tanto. ma state mancando il centro del bersaglio di un po'.
questo romanzo è, innanzitutto, una storia d'amore. o la storia di tanti amori. in primis, quello dell'autore per la sua palermo, che è il teatro della vicenda: vengono citati spesso i luoghi più rappresentativi della città, ci si rifà alle tradizioni più folkloristiche - ci sono demoni che hanno sembianze di pupi, e a quelle più dei giorni nostri - "vediamoci al politeama"è un must per ogni sedicenne palermitano.
è l'amore per la cultura pop della generazione degli anni '80/'90, a cominciare dai riferimenti a sailor moon e gli anime/manga in generale, con tutto il corredo di trasformazioni, formule invocative e combattimenti a suon di spade magiche e poteri elementali.
ma è anche, sopratutto, la storia dell'amore incondizionato di gabriele per marco, di carlo per una bellissima straniera (non dico altro per non spoilerare!), e di quello tra anime lontanissime nel tempo, immortale e disperato, che nulla è riuscito a far spegnere.
e c'è anche l'amore che fa meno rumore, quello di una madre verso suo figlio, quello tra fratelli, quello tra amici...

c'è - a detta dell'autore - tutto l'universo della sua adolescenza qui dentro. e in effetti un libro del genere non può che venir fuori da una montagna di ricordi e di esperienze che se anche avessero fatto male allora, sono stati custoditi sempre con affetto e tenerezza, ed è questo quello che arriva al lettore: l'importanza di quegli anni, di quelle amicizie, degli amori a vuoto, dei sorrisi, delle lacrime e della città, sempre presente, che circondava tutto.

personalmente, io che non amo particolarmente gli urban fantasy o i fantasy e basta, ho visto questo libro come un inno all'adolescenza, l'età degli innamoramenti strazianti e delle battaglie epiche, il periodo in cui un attimo ci si sente eroi e quello subito dopo ci si fa a palla a piangere nell'angolino buio. ed è stata l'umanità di carlo, marco, bruno e sopratutto di gabriele a farmelo piacere così tanto, il loro essere qualcosa di più che personaggi di un libro e qualcosa di più che eroi leggendari.

una menzione se la merita anche giopota, che ha curato le illustrazioni. davvero un bel tratto, vorrei leggere altro di questo autore... e ammetto che mi sarebbe piaciuto tanto se qui le illustrazioni fossero state a colori! il massimo sarebbe se i guardiani della luce diventasse un fumetto un giorno... perché sarebbe davvero perfetto! il nuovo sailor moon italiano, con un sacco di bei ragazzi invece delle gonnelle... nino, facci un pensierino!

e ora aspetto il prossimo libro, curiosissima di sapere quali nemici attenderanno i ragazzi questa volta, ma sopratutto, di come andrà avanti la loro vita di sedicenni in una palermo che all'epoca sì, era davvero magica.

strangers in paradise

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*iperventila*

ok. sto per parlarvi di uno dei fumetti più belli dell'ultimo millennio.
è uno dei fumetti più bello dell'ultimo millennio.
se non l'avete mai letto, non sapete cosa vi perdete. fine.

basterebbe. giuro, per un capolavoro come strangers in paradise, dire che è un capolavoroè quanto più si possa dire senza fangirleggiare, tirare fuori grida isteriche e/o andare in iperventilazione.
ma suppongo che su un blog di recensioni consigli di lettura si debba far altro a parte lasciarsi prendere dall'isteria. e quindi.

strangers in paradiseè una serie americana indipendente pubblicata negli anni novanta che conta nella sua pubblicazione originale più di un centinaio di albi. qui in italia si sono succedute diverse edizioni di diverse case editrici, l'ultima che ricordo è quella dell'ormai defunta free books, e ovviamente quella di bao publishing ne ha proposto una nuova edizione in sei volumoni da più di 300 pagine ciascuno, portando così finalmente anche in italia l'opera completa (l'ultimo volume è uscito proprio ad agosto).


se cercate nel magico mondo di internet (esiste ancora qualcosa oltre facebook, sì) una delle cose che trovate su sipè che è stato un fumetto in grado di far avvicinare al fumetto gente che un fumetto non l'aveva mai letto. e che magari lo disprezzava. ora, a me questa cosa solitamente fa storcere il naso, per non dire che mi fa davvero incazzare. fumetti che non sono fumetti e che vengono fatti per avvicinare volutamente un pubblico che è solito schifare la roba disegnata, personalmente li trovo solo una paraculata e spesso anche una roba di dubbio valore. ma questa volta non è affatto prova di qualunquismo, ma testimonianza di un effettivo valore letterario altissimo dell'opera, godibilissima, per l'appunto, anche per chi per snobberia, ignoranza, cattive abitudini eccetera, è convinto che il valore letterario lo si possa trovare solo nei romanzi-non-grafici. ad esempio i grandi eruditi che ti prendono per il culo perché leggi fumetti e poi twilight è il più bel romanzo mai scritto. ma sto divagando.
strangers in paradise ha vinto diversi premi, ha avuto successo in tutto il mondo, si è distinto come fumetto d'autore in un mercato editoriale dove i vincenti erano le serie interminabili dedicate ai supereroi marvel e dc, eccetera eccetera. ma tralasciando tutta la fuffa (edizioni, premi, ristampe eccetera) la cosa più importante da dire è che non è facile trovare qualcosa che sia all'altezza di un'opera come questa. non saprei se definirlo un fumetto romantico, o d'avventura, o un thriller: strangers in paradise, secondo me, è un fumetto sulla vita, con tutti i casini e i bei momenti che possono esserci.
se c’è una cosa che ho imparato è che non si può tornare a casa ogni volta che si vuole, che non si può sempre trovare nel prossimo un sorriso e che, senza amore, siamo solo stranieri in paradiso.

le protagoniste della storia sono katina - katchoo - choovanski e francine peters, coinquiline e amiche dai tempi del liceo, pittrice iperaggressiva la prima, romantica e impantanata in una storia ridicola la seconda. a loro si aggiunge presto david, un ragazzo con la pazienza di buddah, la cui presenza darà il via al triangolo più incasinato della storia: lui è innamorato di katchoo, katchoo di francine e francine, che non ha ancora capito a pieno i sentimenti dell'amica, continua a star male per l'ormai ex-fidanzato freddie.
se le vicende sentimentali sono uno dei punti cardine di strangers in paradise, non sono di certo l'unico: presto la storia comincia ad assumere i toni di un thriller intricatissimo che prende il via dal rocambolesco passato di katchoo, svelando pian piano una trama sempre più complessa e nuovi personaggi, ad esempio la palestratissima tambi o la iperattiva e vagamente pazza casey.

ora, cercare di riassumere la trama di sip in un post su un blog è, per quello che mi riguarda, un abominio: in primo luogo perché, come dicevo sopra, la storia è davvero molto complessa, e per riuscire a seguire tutte le fila della storia bisognerebbe scrivere un papiro che non farebbe altro che sminuire la bellezza della sceneggiatura praticamente perfetta di terry moore. poi perché spoilerare qualcosa a chi non l'ha ancora letto sarebbe praticamente un crimine. quindi evitiamo il che cosa e concentriamoci sul come.

la storia, come già detto, si concentra principalmente sulle vicende dei trio katchoo-francine-david, ma non segue l'andamento cronologico dei fatti: sono numerosissimi i flashback e i flashforward, i what if... e i cambi di punto di vista del narratore. se pensate che una struttura così complicata renda la storia incasinata e difficile da seguire, vi sbagliate di grosso: è proprio questo avanti e indietro nella linea temporale a rendere ancora più appassionante la lettura, la voglia di sapere come si è arrivati a una determinata scena, cosa è successo nel frattempo, cosa viene prima di quel salto nel futuro e cosa c'era prima della scena che si svolge nel presente. riuscire a sciropparsi una storia di circa duemila pagine in due giorni non dipende solo dal vostro collirio, ma dalla capacità dell'autore di sviluppare una trama tanto affascinante.

e ovviamente non è solo la storia in sip a renderlo il capolavoro che è, ma - e sopratutto - i personaggi. la caratterizzazione di tutti i protagonisti e i comprimari di strangers in paradise, persino di quelli che si incontrano poche volte, è talmente perfetta - graficamente, psicologicamente ed emotivamente - che è difficilissimo se non impossibile non considerarli persone a tutti gli effetti e non affezionarsi a loro come se fossero individui reali.

graficamente lo stile di moore è molto realistico senza rinunciare ad avere un tratto personale e immediatamente riconoscibile, e anche abbastanza versatile (ci sono delle pagine in cui lo stile grafico cambia volutamente, riprendendo quello supereroistico o quello molto semplice e stilizzato da fumetto per bambini), ma è nei suoi personaggi femminili che raggiunge il massimo: le donne di moore sono esattamente il contrario delle irrealistiche protagoniste della quasi totalità dei fumetti disegnati prima (e dopo) di lui, sono donne sensuali e burrose, con le pieghe di ciccia nella pancia e il volto rotondo e pieno, niente tette antigravità, niente vitini da vespa, niente cosce di due metri (tambi non vale. è una body builder, ed è raffigurata esattamente come una body builder), donne su cui i segni dell'età si vedono e non sono mai un difetto. sono belle come una donna normale può essere bella, senza cadere nelle forzature stereotipate tipiche di qualsiasi raffigurazione femminile possiate trovare in qualsiasi ambito.
credo che sia un bel messaggio per le lettrici femminili che troppo spesso si ritrovano a confrontarsi, anche nei fumetti!, con ragazze e donne dai fisici impossibili, troppo magri, troppo perfetti, troppo lontani da quello che spesso è la realtà, troppo uguali a stereotipi imposti da una cultura che vuole la donna corrispondente punto per punto a modelli ideati a uso e consumo dell'ideale maschile.


e sono sempre le donne il vero protagonista della vicenda: non solo belle, innamorate e disperate per colpa del fidanzato di turno; ci sono donne a capo di imperi economici, donne soldato, donne spie, madri, figlie, estimatrici d'arte, donne che non si fanno mettere i piedi in testa per salvare un matrimonio, donne forti e potenti che riescono a essere femminili e a volte fragili, senza ridursi a piatti topoi letterari, senza essere confinate simili alle protagoniste di titoli destinati specificatamente a un pubblico femminile e senza essere relegate a spalla del protagonista di turno. la scena qui, nel bene e nel male, è tutta in mano a loro.

credo che strangers in paradise sia, oltre che un inno alla vita e all'amore vero, che supera qualsiasi ostacolo (ed è anche una bella storia che parla di amore omosessuale e famiglie arcobaleno, cosa che a quanto pare era più normale e accettata vent'anni fa che adesso. almeno in america.), la più vera, appassionata e sincera poesia dedicata alle donne e al loro valore.

ah, se vi siete persi il post di quale giorno fa, sappiate che attualmente sip lo trovate in sconto al 25%. direi che, se tutto il resto non fosse stato abbastanza, adesso non potete proprio dire di no.

commenti randomici a letture randomiche - parte VI

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finalmente sono riuscita a sfoltire un po' la pila (in realtà non è una pila, li tengo sparsi per casa) dei libri da leggere. ormai ho abbandonato qualsivoglia tentativo di progetto libri da leggere, mi sono rotta, tanto non ci riesco mai. vado a random, seguendo l'ispirazione del momento.
a questo giro, non ho beccato certo il libro della mia vita, ma sono tre titoli meritevoli comunque e che mi hanno strappato anche qualche risata, per cui se vi va, dateci un'occhiata.

il primo l'ho recuperato su bookmooch, sito che mi fa impazzire spessissimo perché non trovo praticamente quasi nulla da mesi. (sono una persona orribile che confida che mezza italia riceva il libro sbagliato a natale e lo sbologni lì). è uno dei soliti romanzi brevi di amélie nothomb, sabotaggio d'amore. con uno dei soliti romanzi di a. nothomb intendo che è folle. ambientato in cina, a pechino - la città dei ventilatori - negli anni settanta, vede protagonisti un gruppo di bambini di mezzo mondo, tutti lì per non meglio precisate questioni lavorativo-politiche dei genitori. tra loro, l'innominata eroina della vicenda, che si può supporre sia la stessa autrice, visto che è anche la narratrice della storia, è una delle più agguerrite combattenti del proseguo della seconda guerra mondiale.
esatto.
mentre tutto il mondo pensa che la guerra sia un ricordo per fortuna lontano, in cina, a pechino, i bambini avevano deciso che la conclusione della guerra era stata affrettata e non troppo importante, per cui hanno preferito continuare da soli.
tra torture a base di immersioni nella pipì, spruzzi di vomito e altre innominabili schifezze, la nostra protagonista, una delle combattenti più piccole - solo sette anni! - scopre per la prima volta l'amore. un amore devastante e folle per elena.
elena è bellissima, superiore a tutto, incantevole. e ovviamente non si fila la nostra neanche per sbaglio.
c'è in questo breve romanzo, tutta l'arguzia, l'ironia, lo stile tagliente e poetico tipici della nothomb. ed è per questo, per il suo modo incredibile di giocare con le parole e di creare situazioni surreali, che io amo follemente questa donna.

ogni giorno di felicità è una poesia che muore va preso già soltanto per il titolo. ammetto che io ho scelto proprio su questa base.
è una raccolta di poesie che gioca con le parole e i suoni più che con i sentimenti, e poi a un certo punto arriva a tradimento la frase a sorpresa che ti fa sussultare e ti fa pensare che quella frase, quelle parole, stavano lì proprio in attesa di essere lette da te.
o almeno per me è stato così.
sinceramente a un libro di poesie, da perfetta incompetente in materia quale sono, non chiedo altro, anzi ad essere sincera, cerco i libri di poesia per trovare parole che possano farmi da specchio e riuscire a dire quello che ancora nella mia testa non ha forma. o quello che semplicemente, avresti voluto leggere e non lo sapevi ancora. le poesie sono un mistero.
ci dev' essere un posto
in cui si ritrova chi è lontano.
ci vediamo lì stasera
dopo cena,
ho molte cose da dirti
e poca voce.

vieni sola
e senza addio.
e - sempre per gorilla sapiens edizioni - ho finito moby dick e altri racconti brevi. bisogna ammettere che questa casa editrice riesce a conquistarmi spesso con i titoli... dunque, questa dovrebbe essere una raccolta di racconti, ma credo siano più considerazioni, aneddoti, chiacchiere (nel senso di chiacchiere interessanti, non di fuffa) su situazioni topiche della letteratura, scritto in modo divertente, brillante e ironico, senza ammorbanti lungaggini.
ed insegna un sacco di cose.

tipo: kafka non sarebbe d'accordo su come viene usato il termine kafkiano. moby dick non da consigli troppo utili in caso di attacco di una balena gigantesca e incazzata, è pericoloso parlare di sinestesie alle feste e sopratutto ho scoperto di provare grande invidia per i personaggi dei romanzi che non devono necessariamente lavorare (anche se devono fare grande attenzione per non farsi uccidere dall'autore alla fine della storia) e mi sono ricreduta parecchio circa l'inutilità della mia vita: sarebbe meglio se a raccontarla fosse qualcuno di bravo a raccontare le cose.
menzione d'onore all'amico aldo.

consigliato a chi ama i libri e sopratutto i libri che parlano di libri.

folkfools

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cazzeggiando in giro su facebook, cercando di evitare tutta l'infinita portata di beceraggine e idiozia ivi presente, ho scoperto un progettino interessante... e sapete come sono fatta quando si parla di progetti nuovi, autoproduzioni e bei libri!


si chiama folkfools ed è un artbook autoprodotto realizzato da un sacco di bravissimi artisti - alcuni di loro collaborano già con case editrici italiane e straniere, altri sono emergenti, ognuno di loro ha uno stile personale e il lavoro collettivo cerca di soddisfare i gusti di tutti i sostenitori del progetto - incentrato sui miti e le leggende di tutto il mondo: sulla pagina facebook dedicata trovate tutte le informazioni sull'edizione, le gallerie degli illustratori che partecipano al progetto e le modalità di acquisto e prevendita.
il volume sarà disponibile a lucca nella self area, ma è possibile anche acquistarlo prima (al momento con uno sconto sul prezzo definitivo) o riceverlo per posta ovviamente alla fine del lucca c&g.
(per i palermitani interessati c'è anche la possibilità di incontrare una delle organizzatrici e acquistare/ritirare il volume direttamente qui a palermo.)

inoltre, tutti i ricavati andranno in beneficenza al lampedusa turtle group, un centro di pronto soccorso e recupero dedicato alle tartarughe.


direi che potete tranquillamente inserire questo titolo nella vostra shopping list di lucca, no?

meme: 10 cose da blogger

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erano mesi che cercavo un meme fattibile e l'ho trovato grazie a millefoglie! questa volta è un giochillino semplice semplice, si tratta di rivelare dieci curiosità sull'argomento di cui parla il vostro blog. quindi non ci sono domande stabilite o regole fisse, semplicemente i punti devono essere dieci. più facile di così! non taggo nessuno, ma siete tutti liberissimi di farlo sul vostro blog (o qui nei commenti...).

 dieci cose a proposito di claccalegge e di clacca che legge 

librerie
sono una tragedia!
per quanto io possa sistemarle, organizzarle eccetera, cosa che faccio spesso, lo spazio non basta comunque.
per cui mi ritrovo con libri sparsi in camera (tra cassettiera e scrivania) e anche un po' nel resto di casa, dove ho sfruttato ogni scaffale esistente per riporci un po' della mia roba.
chissà poi quanti volumi ho tra libri e fumetti...
in attesa di riuscire a montare un altro paio di mensole in camera, sogno una casa mia in cui mettere librerie ovunque e riuscire a sistemare al meglio la roba, sopratutto a dividere libri e fumetti e organizzare tutto senza sbroccare a cercare un determinato titolo tra gli scaffali.

manie ossessive: le liste
da questa cosa non ne uscirò mai. ho liste dei libri letti per anno, liste dei libri da comprare, liste dei desideri di fumetti, liste di prossime pubblicazioni, liste di uscite mese per mese...
faccio liste di ogni cosa, ma sopratutto di roba cartacea.
e le faccio su foglietti svolazzanti e su planner che mi creo apposta (ebbene sì), su listography e su pinterest, senza parlare di amazon e ibs (e all'epoca anobii).
ho sempre sperato che le wishlist che ho seminato più o meno dappertutto sul web servissero a qualcuno quando si avvicina il mio compleanno/natale, ma non accade quasi mai.
però di solito chi mi regala libri ci azzecca comunque, e quindi sono felice lo stesso.

prestare libri/farsi prestare libri
per me rimane un tabù che sono riuscita a superare solo con due persone (mamma non conta perché tanto sta nella stessa casa): il mio migliore amico e il mio ragazzo. anzi, in questi due casi mi piace proprio leggere la stessa cosa e poi parlarne, indifferentemente se il libro/fumetto in questione è mio o me lo sono fatto prestare. non sono una maniaca del non mi fare l'orecchietta nel libro, non lo sgualcire, non lo sottolineare, non ci alitare sopra. fino a che ci sono tutte le pagine e la copertina, mi va bene. anzi, se si parla di loro due, sono io a chiedere segna le parti che ti piacciono, se vuoi scrivi qualcosa eccetera, perché in quel caso il libro in questione per me acquista un valore in più. e ovviamente loro fanno la stessa cosa con me.
però non riuscirei a prendere libri in biblioteca o farmeli prestare da altra gente, o prestarli ad altra gente. è tipo gelosia. boh. non saprei...

letture a schermo (scansioni, e-reading eccetera)
non è una questione di snobberia verso gli e-book, semplicemente io al pc non riesco a leggere se non testi molto brevi. per il resto, preferisco sempre le versioni cartacee, sia di libri che di fumetti, per cui ad esempio se trovo un bel web-comic e poi scopro che ne esiste un'edizione cartacea, la prendo immediatamente (sia per comodità mia, sia per sostenere gli autori se penso che meritino).
so benissimo che risparmierei spazio (vedi punto 1), che potrei comunque sottolineare e mettere segnalibri, che gli e-reader sono comodissimi ed è come leggere su carta, ma ho una morbosa passione per l'oggetto-libro, per cui...

spoiler!
io sono una sostenitrice del come e non del cosa, per cui di solito gli spoiler non mi turbano particolarmente. dirmi alla fine tizio muore, a meno che la morte di tizio non sia il punto chiave della storia che sto leggendo, non mi cambia assolutamente niente, perché non è tanto che tizio muore, ma cosa porta alla morte di tizio, in che modo tizio muore, come cambia la vicenda dopo la morte di tizio eccetera. e poi uno dei motivi per cui leggo libri e non sento le storie raccontate da barbara d'urso è che lo stile per me è - quasi - la parte più importante di un libro. quindi anche se so cosa succede, se quello che succede è descritto come iddio comanda, allora non mi interessa di saperlo, mi godo la lettura comunque.
ah, e poi spesso ho il brutto vizio di leggere la fine prima dell'inizio. fate voi.

il tempo per leggere come il tempo per amare dilata il tempo per vivere.
diceva daniel pennac in uno dei libri più belli di tutti i tempi.
ma non si può considerare il quando senza tener conto del dove.
personalmente i miei momenti/luoghi di lettura preferiti sono: in primo luogo il letto di notte, quando nessuno ti disturba, si sta comodi e per me è uno dei momenti in cui riesco a concentrarmi meglio su quello che ho davanti.
immancabilmente ho sempre qualcosa da leggere quando viaggio sui mezzi pubblici, o devo far turni esasperanti tipo alla posta o dal medico, e manco a dirlo, in bagno senza almeno topolino non ci si va! (perdonate la scarsa eleganza...)
poi più o meno mi ritrovo a leggere ovunque e in qualsiasi momento, diciamo che dipende da quanto quello che sto leggendo riesce a coinvolgermi, posso farlo pure mentre cammino per casa!

ciao, anche io sono dory!
millefoglie nella sua versione di questo meme lamentava di dimenticare a volte le storie che ha letto. bene, io non solo dimentico abbastanza facilmente, ma faccio molto di peggio: se ricordo la trama, la dissocio dal titolo e spesso incasino ricordi di libri/film/fumetti in un unico mega ricordo senza capo né coda che alla fine non convince neanche me.
senza contare della totale incapacità di ricordare nomi troppo complicati.
alcune storie però mi rimangono impresse nella mente per anni e anni, in modo perfettamente sensato e lucido. e non sempre sono storie di libri/film/fumetti che mi sono piaciuti più di altri. perché questo accada è un mistero, che di solito liquido con un sono rincoglionita, e amen.
in realtà, questo blog è nato anche per cercare di ovviare a questo problema, per smettere di incasinare le trame e di dimenticare quello che ho letto. non sempre ci riesco, ma di certo ho fatto passi avanti.

leggere è un piacere e una passione, e chi non legge, evidentemente di passioni ne ha altre.
alla strafaccia di chi si sente un figo perché io leggo e sono meglio di te che non leggi niente. davvero, basta. i lettori e i non lettori. ma che davvero? io amo leggere, libri e fumetti, ma non ne faccio un vanto né un motivo di orgoglio e non capisco come diamine potrei fare una cosa del genere. sono affari miei, e sì, mi piace condividere questa cosa con chi ha la mia stessa passione e non conosco moltissime persone di questo tipo (ecco perché il blog, non è soltanto incontenibile egocentrismo ed autocelebrazione, diciamo che è più voglia di vita sociale ma senza esagerare). se leggere dovrebbe aprire le menti, perché ghettizzarsi in categorie stupide? forse leggendo - ma dipende da cosa si legge - si diventa più colti, ma non è questa la discriminante per essere persone migliori.
quindi, per pietà, questo orgoglio da lettore, mettiamolo da parte, è ridicolo. si legge per tanti motivi - per passione, per rilassarsi, per imparare, per evadere, per conoscere, per capire, per capirsi, per ammazzare il tempo - ma non si dovrebbe mai farlo per sentirsi superiori a qualcun altro. in quel caso si è solo ridicoli.

io c'ho l'ansia da post bianco e da nessun commento.
lo ammetto: da quando ho riaperto il blog, cerco sempre di avere qualche post programmato per i giorni a venire, nel caso non riuscissi a scrivere nulla di interessante.
spesso, se sono ispirata, scrivo anche due/tre post tutti in un giorno e poi li suddivido nel corso della settimana. quando questo non succede, comincio a stressarmi e ho il panico da oh mio dio, nessuno verrà più qui perché non aggiorno abbastanza e mi prendono per una blogger poco seria (e infatti lo sono, miei cari). a proposito, sappiate che adoro quando trovo tante visite in un giorno, per non parlare dei commenti. (quando non trovo commenti a roba che ho praticamente composto sotto la doccia - doccia: luogo di meditazione estrema, nel quale ho mentalmente preparato quasi tutti gli esami della mia vita e praticamente scritto la tesi, oltre che preparato monologhi, discorsi, e - come si diceva - post su titoli particolarmente impegnativi - quindi grazie di alimentare il mio ego e donarmi qualche briciolina di contentezza. commentatemi tanto, perché non lo sapete, ma certi post sono frutto di giorni e giorni di lavoro (sotto la doccia, ovvio). e come millefoglie, odio chi a un post chilometrico denso di riflessioni, mi dice io non lo leggerei mai, non so di che parla ma non mi piacciono i disegni, o altri commenti del tipo ho letto solo il titolo e ti lascio un commento random nella speranza che qualcuno dei tuoi lettori rimanga affascinato dalla mia arguzia e visiti il mio blog. davvero: odio.

ma alla fine... a clacca piace leggere cosa?
beh, più o meno lo sapete... cominciamo dai fumetti: adoro gli shoujo manga e tutti quei fumetti che si concentrano sulle piccole vicende quotidiane dei protagonisti. non disdegno fantasy o trame più complesse, dall'avventura al thriller, ma in questo sono molto più selettiva. poi leggo tantissimi fumetti disney, ho iniziato a leggere con topolino e fino alla tardoadolescenza (cit.) ho continuato a leggere disney: adesso che panini ha inglobato la vecchia disney italia e il livello si è alzato notevolmente - sia quello di topolino, sia dal punto di vista editoriale, con tutte le collane di ristampe eccetera - leggo forse più disney di quando avevo dieci anni.
adoro i fumetti che si concludono velocemente, quindi graphic novel a tempesta, mi piacciono anche le strisce (macanudo! ;_; sigh, torna presto!), e da qualche anno sto scoprendo il meraviglioso mondo delle autoproduzioni e dei piccoli editori, per cui cerco di leggere e conoscere roba più varia possibile, e devo dire che quasi sempre rimango molto soddisfatta di quello che leggo, e puntualmente mi chiedo come mai gli editori non cerchino di accalappiarsi certi autori...
anche con i libri sono piuttosto varia, leggo principalmente narrativa, ma - in quantitativi minori - anche poesia e saggistica. faccio prima a dire cosa non mi piace: niente horror, niente thriller, pochissimi gialli - camilleri e la serie di agatha raisin - peggio che mai manuali, libri di autoaiuto e tutte queste idiozie pseudo-psicologiche e vaccate best seller in stile io non sono un libro inutile, io faccio schifo forte (cit.).
ah, e ovviamente adoro i libri illustrati, e quelli dedicati alla fotografia e all'arte in generale.

miss hall - vol 1

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quest'estate ho avuto il piacere di rivedere giulio, chiacchierare un po' del suo lavoro e di fumetti in generale, e tra un consiglio e l'altro mi ha citato miss hall di giulia adragna, un'autoproduzione di una ragazza palermitana che non conoscevo e che sono andata immediatamente a cercare in mezzo al pattume facebookkiano.
guardata qualche immagine ho deciso di prendere il primo volume senza starci troppo a pensare: disegni, colori, ambientazioni... mi aveva colpita praticamente tutto!

miss hallè una storia, come spiega l'autrice stessa, ispirata tanto ai romanzi dell'epoca vittoriana, quelli di jane austen in primis, quanto agli shoujo manga, con la loro attenzione per le vicende quotidiane e sentimentali. ottime premesse per chi ama i due generi.

la protagonista è emily hall, giovane, carina, un po' ribelle e circondata da una famiglia numerosa e borghese, che immediatamente mi ha fatto pensare a lizzy bennet. a differenza della madre e della sorella minore, emily è poco attratta dallo shopping e dai vestiti, mentre non disdegna darsi alla pesca o ad altre attività che nell'ottocento non sarebbero state esattamente il tipo di attività consigliata a una fanciulla di buona famiglia...
tra feste e balli - in pieno stile orgoglio e pregiudizio - la vicenda si snoda su due tematiche principali: quella di lawrence, fratello di emily, arruolato nell'esercito e di prossima partenza per la guerra in spagna, e il capitano knight, con il quale immagino (e spero) ci sarà una qualche storia d'amore.
insomma questo primo capitolo è mooolto introduttivo, ma promette bene per quelli che saranno i prossimi capitoli... e a proposito, il secondo capitolo è già disponibile in cartaceo, proprio da pochissimi giorni! e io non vedo l'ora di leggerlo! sotto trovate tutti i link di riferimento.

i disegni di giulia adragna sono davvero adorabili, uno stile che mi ricorda tanto i fumetti disney degli anni '90 (la sirenetta! ve lo ricordate?) e i colori sono davvero fantastici. provo profondissima invidia per chi riesce a fare qualcosa del genere... bello bellissimo!
complimenti anche per gli sfondi, i costumi e tutta la ricostruzione storica... anche se si tratta di un'autoproduzione miss hall risulta un fumetto realizzato in maniera davvero molto professionale, per cui se siete appassionati di shoujo e se vi piace l'atmosfera dei romanzi austeniani e dei film ambientati nella londra vittoriana... beh, fossi in voi non me lo perderei!

la cosa che al momento mi incuriosisce di più è l'assonanza del titolo miss hall con miss all (mancare/perdere tutto)... spero non succeda niente di troppo triste da qui alla fine della storia... e insomma, sono ancora più curiosa di sapere come andrà avanti!

siti di riferimento
www.giuliaadragna.com
www.misshall.net
pagina facebook
shop etsy

risenfall su kickstarter!

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a proposito di bei fumetti italiani, oltre alle autoproduzioni (recentemente vi ho parlato di folkfools e miss hall) ho da segnalarvi un progetto interessantissimo per il quale è ancora attiva la campagna di crowfunding su kickstarter, con la collaborazione di coffee tree studio (che ha partecipato anche al progetto lumina).
si chiama risenfall ed è scritto, disegnato e colorato dalla bravissima liana recchione, autrice di fumetti e insegnante presso la scuola internazionale di comics di pescara.



in questo volume inizia la storia di mr. risenfall, in un paesino del galles in cui due giovani helwyr, o cacciatori di spiriti, indagano su delle strane e misteriose morti... ma - e cito testualmente - niente è come sembra e tutto si ritrova legato a qualcosa che giace nel passato. (tutte le informazioni sulla storia sono prese dalla pagina di kickstarter del progetto, io non ho ancora letto nulla, eh! quindi spero di non aver capito male...)
oltre che essere incredibilmente incuriosita dalla trama, sono immediatamente rimasta affascinata dai disegni e dai colori, molto puliti ed espressivi, dallo stile molto personale ed elegantissimo, dai personaggi graficamente ben caratterizzati e sopratutto da pascal! un micione fluffolosissimo e adorabile! (e poi diciamocelo, è anche pieno di bei ragazzi! eheh... vedo già scatenarsi la fangirl che è in voi!)


vi invito a spulciare tutti i link in fondo al post e a sostenere questa autrice bravissima e il suo progetto! condividete il progetto con i vostri amici, spammate il più possibile, parlatene su blog, facebook, quello che vi pare! io non vi nascondo che controllo quasi ogni giorno la pagina kickstarter perché non vedo l'ora che si raggiunga il goal! spero proprio di riuscire a trovare la mia copia di risenfall sotto l'albero di natale quest'anno! fatevi un bel regalo anche voi!


siti di riferimento
kickstarter (qui potete contribuire alla campagna di crowfunding e acquistare il fumetto e i gadget della serie)

altri lavori di liana recchione
kanon und gigue per wombat magazine
copertinista per norby


Pillole blu, Frederik Peeters

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Se non si fosse ben capito, faccio capolino non troppo spesso e, ogni volta, mi porto dietro uno strascico di pesantezza. Ho un debole per il fumetto europeo e ancor più quando la narrazione verte su temi importanti, su storie pregne di sensazioni, emozioni, su personaggi con una psicologia complessa. Insomma, non mi accontento di cose rilassanti. Che fortuna, no? Era proprio quello che aspettavate, vero?

Questa volta vi propongo una lettura - oserei dire - insolita. Per due motivi essenziali: uno, è una lettura che offre la possibilità di conoscere l'autore, prima di addentrarsi in ulteriori lavori proposti dallo stesso, e due, si configura come un romanzo autobiografico a fumetti.

Sto parlando dello svizzero Frederik Peeters e del suo Pillole blu.

Il graphic novel in questione viene pubblicato per la prima volta da Atrabile nel 2001 e soltanto tre anni dopo tradotto in Italia da Kappa Edizioni e sembra proprio che, a distanza di 14 anni, si sia affermato come l'opera più famosa e rappresentativa dell'autore, benché il suo stile sia profondamente cambiato col tempo (così come dimostrano Pachiderma e, di seguito, Aâma), tanto da spingere la Bao Publishing a proporre una riedizione 2015 con l'aggiunta di contenuti inediti che appaiono proprio come un post scriptum o, se volete, un resoconto degli ultimi 13 anni trascorsi dalla prima stesura.

Sigle come HIV e AIDS risultano tuttora poco familiari, hanno un suono crudo e tendenzialmente colmo di paura e rifiuto. Sebbene si faccia finta di non sapere, infatti, la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita miete ogni anno milioni di vittime nei Paesi meno sviluppati e resta uno dei principali spauracchi che si annida nell'inconscio della nostra società viziata da una sempre più crescente spersonalizzazione. 
Anche in questo caso non sarà mia intenzione intavolare un trattato medico, non avendone le competenze adeguate; mi limiterò soltanto a dare brevi cenni che, ad ogni modo, non risulteranno per nulla esaustivi, ma potrebbero essere utili al fine di inquadrare l'argomento. L'Aids è una sindrome causata dal virus  dell'HIV che colpisce il sistema immunitario limitando la sua efficacia e rendendo i soggetti affetti particolarmente esposti ad altre infezioni virali o parassitarie , nonché inclini a sviluppare forme tumorali. 
Chi contrae il virus dell'HIV viene detto sieropositivo e, spessissimo, entra nella morsa spietata dei media, che hanno come prerogativa quella di creare scandalo e suscitare scalpore piuttosto che limitarsi ad informare, tanto da essere additato alla stregua di una vittima da pandemia medioevale.

Frederik Peeters squarcia il velo di disinformazione presente, scegliendo un mezzo di comunicazione di nicchia - il fumetto, appunto - e andando a scuotere le coscienze con un atto narrativo che lo vede interprete in prima persona, raccontando in modo semplice e diretto la sua convivenza con l'HIV, di cui la sua compagna e il figlio di lei sono affetti.
In particolare, pone l'accento sulla loro storia d'amore, concentrando in ogni pagina tutte le sue paure e le paure di una ragazza madre in perenne lotta contro lo spettro della malattia, la sottile linea tra felicità e nervi a fil di pelle, l'impegno costante nel crescere un bambino destinato  allo stadio di malato latente (cit.), dubbi, perplessità, ignoranza e poi scoperta. La sua figura sarà un pilastro, sarà un contrafforte di positività, sarà l'ago della bilancia che ripristinerà un equilibrio precario.
Non è facile raccontare tutto ciò, ma il suo modo di disegnare scene che, per quanto siano pervase da questo nemico invisibile, sembrano comunque parlare di vita quotidiana, la loro vita. A più riprese si nota come tutto verta più sul loro rapporto, sul loro modo di amarsi - forse anche inconsapevole - e si ha come l'impressione che l'autore stesso voglia che questo non cada in secondo piano.

I protagonisti della storia sono proprio loro: Peeters, Cati ed il piccolo figlioletto, cui il nome non viene mai menzionato per salvaguardare l'innocenza dei suoi tre anni. I rapporti, che via via si intrecciano, vedono un susseguirsi di problematiche che vanno ben oltre il tema centrale del'HIV, proprio perché si assisterà all'evolversi di una situazione pseudo familiare, in cui il figlio farà i conti con la differenza tra identità genitoriale e il ruolo che Peeters si ritrova ad avere nei suoi confronti, in un susseguirsi di piccoli aneddoti.

L'autore è abile, è immerso nella storia, la metabolizza e la rielabora insieme al lettore. I dialoghi brevi e diretti, dritti al nocciolo della questione, sono accompagnati da didascalie in cui i pensieri macchinosi, pieni di paure ed ansie, quasi abbiano un ritmo frenetico. Tutto ciò si condensa fino ad arrivare a momenti allegorici sempre più marcati (si parte dal rinoceronte bianco che, con la sua mole e pesantezza, simboleggia il macigno della malattia e del suo rischio di contagio sempre in agguato, fino ad arrivare ad un più alto discorso tra l'autore ed un mammuth saggio, che porta ad uno stadio di consapevolezza piena del problema) e costringono il lettore a vivere i tormenti interiori di un uomo che si ritrova a fare i conti non più soltanto con una malattia, ma anche col mondo, con la scienza e con la società.
A rendere ancora più chiaro, semplice e diretto ciò che l'autore vuole comunicare, concorre senz'altro anche lo stile grafico scelto dallo stesso: linee morbide e tratti netti, con contrasti estremizzati e senza mezze tinte. Solo bianco e nero.

Credo che questo non possa essere affatto considerato solo un pretesto per un'opera letteraria, ma, più che altro sia un urlo silente, l'urlo di chi vuole far aprire gli occhi, l'urlo di chi vuole dimostrare come si possa amare al di là di qualsiasi problema, di qualsiasi bollo sociale, l'urlo di chi pensa che in fondo vivere è bello ed è bello vederlo negli occhi di chi non vorrebbe far altro. L'HIV è un problema, come tale va affrontato; il resto è amore.

R.

commenti randomici a letture randomiche - parte VII

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ritorna la rubrica più randomica della blogosfera!

dunque dunque... è finito a un passo da te, già da qualche tempo e... che dire? il mio spirito da fangirl ha gioito di ogni pagina di questa serie, il finale poi è stato davvero ipersoddisfacente. gli ultimi due volumi sono stati davvero bellissimi, se vi siete persi questa serie fatevi un regalo e recuperatela assolutamente. io sakisaka è - per quello che mi riguarda - il top delle storie d'amore adolescenziali, praticamente meglio di un manuale su come affrontare il primo amore e uscirne vivi nonostante tutto. inoltre è stata davvero una sorpresa leggere alla fine un capitolo speciale di strobe edge, ammetto che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi! ahhh! beata gioventù!
inoltre la carissima sakisaka è al lavoro su un nuovo titolo omoi, omoware, furi, furare che ho avuto modo di leggere in scan (grazie ayumi!) e che promette davvero benissimo!
come fa questa donna a farmi appassionare così tanto alle vicende di ragazzini che hanno quasi la metà dei miei anni? boh, di certo è una delle migliori evasioni dal grigiore della vita reale che abbia mai sperimentato!
invece arrivare a te, con il numero 23, mi ha davvero annoiata tantissimo. la storia di yano e del suo fidanzato, del quale non ricordo il nome, è diventata davvero esasperante. insomma, ok, non era cosa che poteva funzionare. però che diamine, bisognava farci due volumi interi sopra? noooia... spero che si risollevi un po' nei prossimi volumi... e che non duri ancora altri dieci anni!
vero è che mi sono affezionata ai personaggi e tutto il resto, ma una serie così lunga, con uscite così dilazionate, non può permettersi tempi morti del genere!

cambiando completamente genere, se siete appassionati di storia delle religioni, vi consiglio un libro bellissimo di una studiosa che avevo già conosciuto con un altro titolo (colei che da la vita, anche questo consigliatissimo), ovvero oscure madri splendenti. parlando delle antiche religioni, appoggiandosi non solo su documentazioni letterarie e mitologiche, ma anche su studi di antropologhe famosissime come marja gimbutas, la percovich illustra come in un area tanto vasta da comprendere praticamente tutto il mondo, le credenze antiche si somiglino, rimandando a un'origine comune e di come i vecchi simboli legati a figure femminili e a culture matrilineari siano stati trasformati e invertiti per adattarsi alle nuove religioni patriarcali. argomento interessantissimo, affrontato in modo semplice, con uno stile diretto e incisivo, senza lungaggini noiose e senza però tralasciare nulla. interessante non solo dal punto di vista archeologico, antropologico, storico e mitologico, è un testo fondamentale secondo me per dare un qualche spiraglio alla possibilità di un ritorno alla spiritualità al femminile, più legata a un sentire istintivo che non a culti ormai svuotati del loro significato originario.

e in ultimo, tornando ad argomenti più leggeri, è uscito finalmente l'ultimo volume di topolino story, serie che nonostante tutto (31 uscite settimanali a 7 euro l'una non sono uno scherzo, sopratutto senza uno straccio di stipendio) sono riuscita a completare.
questa seconda parte (la prima, composta di 30 volumi, era uscita nel 2005 e raccoglie alcune storie pubblicate originariamente su topolino dal 1949 al 1978) si occupa delle storie di topolino del periodo che va dal 1979 al 2010, e personalmente l'ho apprezzata davvero molto di più rispetto alla prima. ci sono in questi volumi storie davvero bellissime, alcune che ricordavo dai tempi in cui leggevo topolino da bambina, altre che ho scoperto solo con questa ristampa, visto che per alcuni anni ho smesso di leggerlo, riprendendo negli ultimi tempi... posso dire che da quando la gestione è in mano a panini, mi sembra che il livello si sia alzato parecchio e ogni settimana topolinoè tornato a essere la gioia che era taaanti anni fa!
e oltretutto devo dire che vado parecchio orgogliosa di questa collezione! però... grazie a dio è finita... il mio portafogli non avrebbe retto ancora a lungo!

intervista a liana recchione, autrice di risenfall

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qualche giorno fa abbiamo parlato di risenfall, un bellissimo progetto che sta prendendo vita grazie al crowdfunding, una storia disegnata e scritta dalla bravissima liana recchione.
oggi vi propongo questa luuunga intervista che liana ha avuto la pazienza infinita di concedermi, per scoprire qualcosa in più su lei e sul suo lavoro. (l'avrete capito ormai che mi sono proprio affezionata a questo progetto, ma dopo aver letto le sue risposte, beh, il mio amore è cresciuto ♥ sopratutto quando si parla di fabio volo e moccia...)
buona lettura e poi correte tutti su kickstarter ad acquistare la vostra copia!

illustrazione realizzata per la campagna di crowdfunding su kickstarter

ciao liana!
grazie per aver accettato quest'intervista e benvenuta su claccalegge!
Ciao Claudia! E grazie a voi per avermi invitata! Sono davvero felicissima ed onorata! <3 
voglio iniziare chiedendoti subito di risenfall, il tuo nuovo progetto che attualmente sta riscontrando tantissimo successo su kickstarter.
come è nato risenfall?
È una domanda semplice e complicata insieme! Com'è nato? É nato dalla mia voglia di raccontare storie e dal mio amore per le favole (avevo una predisposizione per le favole da piccina...adoravo disegnare le principesse...temo che la cosa non si sia modificata di molto :D). Tuttavia crescendo i gusti si sono affinati, appianati.
Risenfall è nato quando ero in una fase strana della mia vita, alla fine dell'università; è cresciuto con me dimostrandomi più forza di quello che immaginavo . All'inizio l'idea era complicata, quasi cosmica, una lotta universale sul destino dell'uomo. Poi tutto è maturato con me, ha acquistato una dimensione più intima ed interiore....e alla fine per quanto molte cose si erano trasformate ho scoperto che la direzione era rimasta la stessa. Si, si lo so sembra tutto criptico ma spero col tempo di potermi spiegare meglio! Anzi lasciare proprio ai personaggi di Risenfall di spiegare meglio tutto! 
hai avuto fin da subito le idee chiare su come sviluppare la storia, o la vicenda prende vita man mano che disegni e scrivi?
Temo di averlo appena detto :D In realtà all'inizio avevo solo incontrato i personaggi. Sapevo che avevano una storia da raccontarmi ma... c'era qualcosa... come un freno. Non capivo. Ci ho messo tanto tempo per arrivare a comprendere quello che veramente voleva dirmi Mr. Risenfall. E tuttora credo di avere molto da scoprire. Ma fondamentalmente siamo diventati amici ora ^^
work in progress...

come si articolano le fasi del tuo lavoro? fai prima uno storyboard generale, o lavori tavola per tavola? e quali sono tutti i passaggi che portano poi alla tavola completa di tutto?
Per me la cosa fondamentale è avere l'idea. É il fulcro, il cuore. Tutto si articola intorno ad essa. L'idea per me è un film. Ebbene sì! Risenfall è stato, e continua ad essere, un film nella mia testa. E la cosa mi causa qualche problema lo ammetto. Alle volte è difficile fermarlo. Ci ho provato. Ho provato a fissarlo in uno storyboard prima di iniziare il tutto ...non ha funzionato interamente.
Mi spiego meglio.
Oltre l'idea, c'è un altro passaggio per me fondamentale: la prima tavola.
Bisogna trovare quella giusta. É difficile trovarla. Ma quando arriva... si parte. Non c'è altra via che andare. Con tutti i dubbi di rito, tuttavia quella prima tavola ti dice che sei sulla strada giusta. Lo storyboard è venuto dopo, e beh... ho cercato di seguirlo, ma da un certo punto in poi la storia prende il sopravvento e tu puoi solo inseguirla. Ma per farlo hai bisogno di tutto te stesso. Una storia non si racconta se tu hai altro da fare. Non segue i tuoi ritmi: segue i suoi. Non puoi darle un tempo contato se la vuoi conoscere. Devi darle il tempo che lei vuole, devi essere a sua completa disposizione.
E quel freno salta. E lei si rivela. Ed è la parte più bella in assoluto. È un “crack” e sai che lei è lì accanto a te e non ti permette di fermarti... è bellissimo. Non puoi decidere cosa fare. Te lo dice lei. Personalmente ho lasciato indietro il colore per conoscere la storia. Ora il primo volume è terminato e leggibile, mancano solo alcune parti di colore per definire meglio e sottolineare i sentimenti e approfondire le atmosfere. Ma la storia ha avuto quello che cercava da me . Spero che... insomma possa piacere anche a tutti quelli che la leggeranno! :)
per risenfall scrivi la storia, fai i disegni, li colori... com'è lavorare come autrice unica? quali sono i pro e i contro?
se te lo proporressero, disegneresti su sceneggiatura di altri? (o scriveresti una storia per farla disegnare ad un altro autore?)
Per molto tempo ho pensato di essere strana perché non riuscivo a lavorare insieme ad altri. Poi mi è capitato e sono riuscita (anche se ammetto che gli sceneggiatori con cui ho lavorato sono davvero pazienti e sopportano le mie intromissioni ..veri e propri santi!). Tuttora riesco a lavorare se mi propongono una storia che mi afferra il cuore. Ma se il cuore è occupato da un'altra storia, una che ho maturato, non riesco proprio, per quanto mi sforzi. Purtroppo riesco a donarmi ad una cosa per volta. L'ho già detto che una storia ti prende ...tutto?
Lavorare come autrice unica è bellissimo e faticoso e ogni tanto è dura essere sola. Tuttavia non è proprio così. Quando incontro amici e colleghi e ci scambiamo opinioni e racconto quello che la mia storia mi ha detto e ne discuto e vedo i loro occhi accendersi come so che hanno fatto i miei e sento anche il cuore battere allo stesso tempo come il mio... beh... sai che quella solitudine è giusta. E non è per sempre... è solo un viaggio in un altro mondo ^^
Scrivere sceneggiature per gli altri? Sinceramente...ci ho pensato. Ma so anche che sarei spietata e non sono ancora così sicura di voler approfittare tanto di un disegnatore!:D
ambientazione vittoriana e un'atmosfera vagamente fantasy: c'è qualcosa che ti ha ispirato durante l'ideazione della storia o dei personaggi? film, fumetti, musica, libri...
Allora: io ho sempre adorato Jane Austen dalla prima volta che vidi Orgoglio e Pregiudizio, la versione con sir Lawrence Olivier (e devo ammettere che il fatto che Luna tiri con l'arco è un po' un omaggio a quel film anche, oltre al fatto che sono innamorata di Robin Hood dall'età di 10 anni). E da piccina ho sempre cercato storie e film con maghi, streghe, principi e principesse. E adoravo alla follia 'La bella addormentata nel bosco' della Disney per due motivi: il primo, finalmente un principe simpatico e che avesse una personalità, secondo... ma volete mettere il fascino di Malefica come villain? Era meravigliosa, elegante, bella, educata e... terribile! La adoravo!  Non ho mai cambiato gusti. Li ho solo ampliati, come dice Lewis, l'autore di Narnia: ho cercato di tenere a mente che crescere non significa dimenticare quello che amavo da piccina, ma  'accrescere' quello che amavo con altre cose.
E ho scoperto tanto altro. Tutto è  così confluito in Risenfall: l'incontro con Neil Gaiman, con il Doctor Who, con lo steampunk, con quella meraviglia che è Jonathan Strange & Mr. Norrell, con la profondità di Elisabeth Gaskell, l'ironia di Pratchett e magari di Douglas, il sapore di Galles di Lloyd Alexander, la meraviglia e la profondità di Tolkien, l'oscura ironia di Hellboy, la raffinatezza di Alex Alice... avrei da citarne! Posso dire che in Risenfall c'è tutto quello che ho incontrato ed è entrato nel mio cuore. Come spunto primo  dovrei citare senz'altro il manga D. Gray man, tuttavia... Risenfall non è nato solo da quello. É venuto dal mio cuore ricolmo di tutto ciò che amavo. Allen Walker è stato la goccia che l'ha fatto traboccare. E il resto... ha reso ancora più ricco e profondo ciò che ne è uscito fuori.
sai già quanti volumi comporranno la serie di risenfall?
Per ora due. Ma il finale non sarà in tutto e per tutto risolutivo. Picchiatemi si. Ma beh, non l'ho scelto io! Prendetevela con Mr. Risenfall! 
hai un personaggio preferito?
In realtà disegno sempre Mr. Risenfall e Miss Heartly. Ma perché sono quelli che mi sfuggono di più in realtà. Sono i più timidi. Mr. Graymist e Pascal... beh, tenerli è un po' un'impresa. Loro sono davvero primedonne (ma non dite che l'ho detto! Altrimenti verranno a tirarmi i piedi di notte! Sarebbero capaci!).
E per il resto... ci sono anche altri personaggi che si conosco ancora così poco... non saprei proprio scegliere!! Però mi diverto a scoprirli tutti! (e a fermarne alcuni!)
illustrazione realizzata per festeggiare i 1100 likes su facebook

mi sono innamorata di pascal dalla prima volta che l'ho visto! come mai hai inserito un gatto nella storia? ha un ruolo decisivo, o è più una sorta di mascotte? e qual'è il tuo rapporto con i gatti e con gli animali in generale?
Pascal... Pascal...  Adoro Pascal e ha un ruolo tutto suo. É saltato di sua iniziativa nella storia. Non chiedetemi come ci è entrato. Me lo sono ritrovato lì. Ma per scoprire chi fosse veramente Pascal è stata dura. Ora so perfettamente chi è. Ma non lo rivelerò al momento. Per ora posso dire che ha la funzione di companion di Miss Heartly ^^ e farà la sua parte :)
Per quanto riguarda il mio rapporto con gli animali... ho sempre avuto un cane! Mio padre ogni tanto riportava un cucciolo da lavoro; avevano un cane da guardia … vabbè un cane sul posto di lavoro :D ,che aveva spesso dei cuccioli e lui e i suoi colleghi cercavano di smistarli. Così mi sono ritrovata un incrocio tra un dalmata e un bassotto fra le mani e lo adoravo!  Una simil spinone mezza sorda, ma di una tenerezza infinita, un incrocio impossibile dal muso più bello del mondo e dal carattere così allegro che mi seguiva anche a scuola! E poi un pastore tedesco che non ne poteva più delle mie coccole e ha cercato di staccarmi una caviglia. Da allora purtroppo non ho avuto più animali. Ma vorrei averne. Purtroppo non ho mai avuto un gatto; ho solo osservato quello di amici, ma mi piacerebbe. E se mi chiedete come riesco a disegnare gatti... beh, molti mi dicono che io sono un gatto! :D
qui siamo anime romantiche... ci sarà qualcosa che farà palpitare il nostro cuoricino di fangirl/fanboy?
Ho accuratamente nascosto la mia pagina facebook di romanticherie. Ma sappiate che ne ho una dove posto quasi esclusivamente romanticherie. Io ADORO le romanticherie! Quindi posso dire ovviamente si. Spero anzi di non farmi prendere troppo dal romanticismo! Vi autorizzo a bacchettarmi se accadesse!
tu hai già delle pubblicazioni all'attivo... perché per risenfall hai scelto il crowdfunding invece di proporlo a un editore?
In realtà ho proposto Risenfall a diversi editori, per la maggior parte stranieri, ma non ho mai ricevuto una risposta positiva. Però io ci credo, e così ho deciso di provare quest'avventura. Posso solo sperare che vada! Per ora sono nella più completa felicità. Ammetto che ancora non arriviamo al goal, manca un 30%, però sono tantissime le dimostrazioni di affetto e di stima e c'è gente che mi scrive incoraggiandomi o addirittura scusandosi di non poter fare di più! Sono io che non ho più parole per ringraziare. In un mondo dove siamo abituati a vedere cose negative posso dire quanto di bello ci sia nel crowdfunding! Fa uscire fuori la bellezza delle persone! È fantastico davvero! Quindi al di là di tutto, grazie a te Claudia e a tutti quelli che come te stanno credendo in me e in Risenfall. Mi riempite sul serio il cuore di speranza! 
un progetto finanziato con il crowdfunding vive del passaparola ancor più dei libri pubblicati in modo "canonico". come stai vivendo l'interazione con il tuo pubblico durante questa campagna su kickstarter? e quanto peso sta avendo la condivisione dei social? (o di altri media, ed eventualmente quali sono)
L'interazione col pubblico è fantastica: veramente non avrei mai creduto che la mia storia e il mio lavoro potesse piacere così tanto. Sono... estasiata e sul serio, se potessi farvi vedere il mio cuore, potreste vedere come trabocca... non ho altra parola per definirlo... è traboccante davvero di gioia!
I social aiutano tantissimo. É un passaparola multimediale potentissimo e più condivisioni ci sono, più le possibilità di farcela aumentano perché la notizia e il lavoro arriva ad un pubblico sempre più ampio e di conseguenza le persone interessate potrebbero aumentare. Non nego che però è un lavoro molto più impegnativo di quello che immaginavo prima di partire in quest'avventura. Tuttavia è davvero un'esperienza meravigliosa!
il crowdfunding è una realtà abbastanza recente, almeno per quello che riguarda il mondo editoriale e in particolare del fumetto, un modo completamente nuovo di proporre un prodotto al pubblico, saltando gli intermediari, risparmiando in tempo e denaro... ma non permette di avvalersi di "esperti", di chi - editori, grafici, correttori di bozze, pubblicitari, adetti marketing e blabla - non crea l'opera ma sa come venderla. questo secondo te aiuta a realizzare, o almeno ad avvicinarsi il più possibile a quello che potremmo definire il "prodotto perfetto", quello più simile al desiderio del pubblico e dell'autore?
Io devo ammettere che sono stata fortunata. Nel mio caso io mi sono avvalsa dell'esperienza del Coffee Tree Studio che aveva alle spalle successi come Lumina, Prussiani contro Alieni, Ernest Egg (ho saltellato come una pazza quando hanno accettato di curare anche il mio progetto). E proprio per questo posso dire che il crowdfunding è una nuova forma di imprenditoria che permette davvero di realizzare tante cose, ma non si può fare senza un'accurata pianificazione. Si può fare da soli, certamente, tuttavia bisogna tener conto ti tantissimi fattori e io ringrazio davvero il Coffee Tree perché coi numeri purtroppo non ho proprio un buonissimo rapporto.
Che il crowdfunding avvicini il pubblico all'autore senza filtri è bellissimo, però non credo che esista davvero il “prodotto perfetto”. Il mondo del fumetto (e spesso della cultura in generale) si fonda anche tanto sul gusto del pubblico che gli si avvicina. E anche sulla fortuna di trovare un pubblico a cui piaccia quel determinato progetto. Può accadere che il progetto non vada una volta, ma una seconda sì perché ha raggiunto il pubblico giusto.
Penso solo che è meraviglioso sentire le persone così vicine a te (parlo da autore) e da supporter penso sempre a quanto sia meraviglioso mettersi così in gioco e si! Voglio aiutare anche io per quel che posso. É bello.
Anche se ammetto che il fatto che molti più autori scelgano questa forma per la pubblicazione delle proprie opere mi porta a riflettere...
tanti autori di fumetti stanno utilizzando questa nuova "tecnica" di vendita: come vedi il futuro del fumetto in relazione al crowdfunding?
Ecco appunto. Sinceramente? Non saprei.
So che la crisi mondiale non aiuta ad investire su nuove idee, soprattutto in ambito culturale, tuttavia spero solo che andremo verso nuove possibilità per tutti.
mr. rein risenfall

curiosità da lettrice: quali sono le tue letture preferite? hai un genere che ami particolarmente? o qualcosa che proprio non puoi soffrire?
Letture preferite? Neil Gaiman :D mi piace qualsiasi cosa abbia scritto. Lo adoro. E comunque amo i romanzi avvincenti che nascondo qualcosa di soprannaturale. Temo di aver consumato Harry Potter. E rileggere il Signore degli Anelli col senno di poi è stato una meraviglia assoluta.
Il genere che non posso soffrire...ahimè si . Non sono riuscita a leggere i romanzi di Fabio Volo. Ci ho provato. Niente. E non sono riuscita nemmeno ad avvicinarmi ad un romanzo di Federico Moccia. Lì non ci ho nemmeno provato. Non so perché. Ognuno ha i suoi gusti, credo.
come è iniziata la tua carriera di fumettista? e poi quella di insegnante alla scuola internazionale di fumetto?
Fino alla fine dell'università non ci avevo nemmeno pensato. Disegnavo e basta. Però avrei voluto imparare qualcosa di più sul fumetto e ho iniziato la scuola di comics. É stata una sfida. Lì ho capito che amavo troppo raccontare storie e che magari non ero poi così malaccio. Mi sono fatta coraggio e ho preso questo cammino senza nemmeno rendermene conto. Ora non riesco a prescinderne.
Già come allieva aiutavo qualche volta gli insegnanti. Poi sono semplicemente rimasta lì.
che consigli dai ai tuoi allievi, o a chi comunque vuole intraprendere la carriera di fumettista?
Sembrerà strano, ma impegnarsi a scuola. Qualsiasi scuola si faccia. Sapere le cose apre la mente, imparare ad andare a fondo negli argomenti ti permette di studiare per bene ciò che si vuole raccontare, conoscere più cose possibili ti aiuta ad essere fedele a quel criterio di verosimiglianza che io penso sia il fulcro fondamentale di ogni racconto e storia.
Senza dimenticare il nostro cervello e il nostro cuore. E gli altri. Imparare per conoscere il mondo e per guardarlo e farsi ispirare. 
stai ancora lavorando a risenfall, quindi penso che tutte le tue energie si concentrino su questo progetto, ma hai qualche idea per lavori futuri?
Tante!!! ho tante idee, almeno per me. Sì e no ho 4 storie diverse che vorrei curare. Una è tratta da un libro che ho amato da ragazzina ed è sempre ambientato nel XIX secolo ma in America, una commedia romantica, la trasposizione rivista di una delle mie favole preferite. Poi mi piacerebbe dare nuova vitalità al mio vecchio Raven, un ladro mezz'elfo che ogni tanto viene a disturbarmi... chissà! Spero di riuscire un giorno a fare tutto quello che mi prefiggo! 
ti ringrazio tantissimo per le tue risposte e il tempo che ci hai dedicato! complimenti per il tuo lavoro, non vedo l'ora di leggere risenfall! in bocca al lupo per tutto!
Ma grazie a te!! Sono una gran chiacchierona come hai notato! Spero di non aver esagerato! XD
Un abbraccio grande! E ...viva il lupo!
cover non definitiva

inside out

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sono anni che la pixar ci fa emozionare con i suoi film, con storie che rimangono indimenticabili anche dopo anni. tra risate e lacrime, da quasi vent'anni produce film bellissimi che restano nel cuore, dal primo toy story, ha creato un universo incredibile, dove ogni cosa è possibile, dove i giocattoli hanno sentimenti, le macchine non hanno bisogno di piloti e i topi possono realizzare i loro sogni più impensabili: un mondo in cui sono le emozioni, dei protagonisti delle storie e degli spettatori, a farla da padrone.


con inside out, la pixar ha fatto il botto, realizzando un film in cui le emozioni sono personificate e sono il vero protagonista della storia.
di questo film se n'è parlato ovunque fino alla nausea e ormai anche i muri conoscono la vicenda: una ragazzina di undici anni, riley, vede stravolgere la sua vita per colpa di un trasloco non troppo ben accettato. vivrà in una nuova casa, andrà in una nuova scuola, si farà dei nuovi amici.
ma le cose non vanno affatto come sperato, e tutto sembra molto più difficile di quanto sembra...


come già detto, la vera protagonista della storia non è tanto riley, quanto le sue emozioni: gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto, sono loro l'elemento principale della vicenda, e quando gioia e tristezza, in seguito a un incidente, si trovano lontane dal centro di controllo di riley, per la bambina tutto diventa più difficile. rimangono solo rabbia, paura e disgusto, e in questo stato rapportarsi con gli altri e adattarsi alla sua nuova vita per riley diventa praticamente impossibile.
il che corrisponde a quella che potrebbe essere la fase difficile di qualsiasi adolescente del mondo: un periodo in cui ci si arrabbia per niente, ci si sente spaventati dalle novità e insicuri e si perdono i punti saldi dell'infanzia, come i vecchi amici o i genitori.
accanto alle vicende di riley, seguiamo il viaggio di gioia e tristezza, una sorta di gran tour della mente e dello spirito della ragazzina, fatto di ricordi ed emozioni ad essi legati; un viaggio importante che permetterà a gioia di comprendere che la vita non è solo risate e allegria, ma che anche i momenti più tristi possono essere importanti e preziosi.

inside outè stato definito un inno alla tristezza, o forse è più una lezione sulla malinconia e sull'importanza di saper accettare il dolore e le difficoltà e farli diventare parte integrante di noi e della nostra storia personale, imparando a creare, con le emozioni più pure e intense, tipiche dei primi anni di vita, un nuovo modo di sentire, di comprendere e di relazionarsi con il mondo e con le nostre vicende.


fin dalle anteprime proiettate in mezzo mondo, inside outè stato accolto come un capolavoro, e in effetti è difficile parlarne in altri termini: un' ambientazione visionaria e spettacolare che ci mostra la mente come un complicato ma organizzatissimo labirinto tra immaginazione, sogno, subconscio e pensiero cosciente, che affascina grandi e piccini, per raccontare quella che, in fondo, è la storia di chiunque: l'incredibile forza di questo film sta proprio nella capacità di coinvolgere emotivamente gli spettatori, perché tutti, in una scena o in un'altra, sono riusciti a rispecchiarsi in quello che succede, e sopratutto in quello che sente riley.

ci si commuove tanto con questo film, ma si ride forse ancora di più: le cinque emozioni protagoniste ci regalano un sacco di siparietti comici, sorprendono con le loro trovate (i giornali di rabbia mi hanno fatta morire!) e rendono la storia più leggera e movimentata.


una menzione se la merita anche io corto che precede il film, lava. ho letto un sacco di cattiverie su questo mini-musical e non mi sento di condividerne neanche una. certo è che la traduzione italiana della canzone dei due vulcani fa perdere il gioco di parole tra love e lava, ma penso che rimanga comunque godibilissimo, nonostante la canzoncina rimbalzi in testa a distanza di giorni (e chi ha visto inside out sa anche a chi dare la colpa di questi tormentoni mentali di cui non ci si riesce a liberare!). se non avete ancora sentito la versione in inglese della canzone, fatelo (si trova su youtube), perché è davvero molto più coerente e sensata.

miss hall - vol 2

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è passato davvero poco tempo da quando ho letto il primo, e il secondo volume di miss hallè servito a conquistarmi completamente! i disegni sono ancora più belli e la storia si sta facendo parecchio interessante! se non l'avete ancora letto, andate direttamente a fine post, dove trovate il link per acquistare i volumetti!

nel primo volume (di cui ho parlato qui) avevamo lasciato la nostra emily alle prese con l'arruolamento del fratello lawrence, con il quale ha da sempre un forte  rapporto d'amicizia e di affetto, e i primi, inconfessabili batticuori per il giovane capitano knight, il quale, oltretutto, è un superiore di lawrence.
nel frattempo, avevamo anche conosciuto james, il ritratto perfetto del bravo ragazzo, così sincero e spontaneo con gli amici quanto imbranato nelle questioni sentimentali...

in questo secondo capitolo il triangolo di malintesi e sentimenti non svelati per un po' lascerà il posto a una vicenda molto più drammatica, ma a tirarci su il morale saranno gli sviluppi inattesissimi tra emily e il capitano knight! quest'uomo mi ha spiazzata davvero...
insomma, che i due si piacciano ormai è abbastanza certo... adesso posso solo rosicare come una pazza fino all'uscita del terzo capitolo!

per chi non andrà a lucca (e non ha la fortuna che ho io di abitare nella stessa città dell'autrice... eheh!), vi segnalo lo shop online dove poter acquistare i primi due volumi di miss hall! buona lettura!

dolci tenebre

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ommioddio.
dolci tenebre.
cos'è questo libro!

ho passato mesi e mesi a sfogliarne le prime pagine in libreria perché non volevo spoilerarmi nulla per una volta, avevo troppa voglia di leggerlo per bene, senza anticiparmi nulla.
avevo trovato recensioni e commenti, ne avevo parlottato con chi l'aveva letto, e ho riscontrato pareri sempre contrastanti: a chi è piaciuto tantissimo e chi invece è rimasto deluso o troppo sconcertato. manco a dirlo, la mia curiosità è cresciuta in modo devastante, e appena ho avuto la possibilità (grazie millefoglie ) l'ho divorato in piena notte.
e bam! posso dirlo adesso: questo libro è un capolavoro! mi aspettavo qualcosa di bello, ma non pensavo sarebbe stato così tanto bello!!!

a prima occhiata, dolci tenebre sembra una favola dai toni macabri, piccole creature buffe e simpatiche che abitano il cadavere di una bambina morta nel bosco.
lo stile grafico altalena tra quello pupazzoso e stilizzato delle scene in cui compaiono gli esserini minuscoli di cui sopra, e quello realistico e dettagliato dedicato alla bambina e non solo...
ma c'è molto, molto di più.
io e il misterioso recensore c'abbiamo messo tanto, ne abbiamo parlato parecchio e abbiamo cercato di scrivere al meglio tutto quello che siamo riusciti a tirar fuori da queste pagine, dopo ore passate ad analizzare (in senso strettissimo!) vignetta per vignetta: per spiegarvi la nostra interpretazione del racconto, dobbiamo per forza di cose, tirare fuori un casino di spoiler. quindi se non avete letto il libro, passate oltre e tornate dopo. intanto solo una cosa: fatevelo prestare, leggetelo di nascosto in libreria, fate come volete. ma leggetelo.

dunque. siete pronti? *spoiler come se piovesse!*

uno strano, piccolo mondo



le prime pagine segnano l'inizio di una vicenda a dir poco sconcertante. la nostra protagonista, che poi scopriremo si chiama aurore (e questo è un dettaglio molto importante) si ritrova in dolce compagnia - sorseggia cioccolata con il principe hector - quando il luogo in cui si trovano, qualunque esso sia (non c'è alcuna descrizione dell'ambiente, lo sfondo è semplicemente bianco) inizia a essere invaso da una strana e abbastanza disgustosa sostanza molliccia di color rosa violaceo.
aurore e i suoi amici scappano fuori, si ritrovano sotto la pioggia. e hanno appena abbandonato il cadavere di una bambina, sdraiato in quello che sembra un piccolo bosco. un corpo gigantesco rispetto a loro, che sono piccoli come insetti.
le creaturine sembrano spaesate, come se fossero state abbandonate, stordite e in qualche modo impaurite. ma se, per quanto strano possa sembrare, è chiaro cosa è successo, non è facile capire chi sono questi piccoli esseri...


simbologia delle creaturine
posto che questi piccoli esseri non possono essere reali, diamo per assodato che simboleggino qualcosa e che questo qualcosa sia, ovviamente, collegato alla bambina ormai morta, poiché è dal suo cadavere che sono usciti.
le piccole strane creature rappresentano, ognuna a suo modo, aspetti tipici della personalità infantile: la curiosità spesso crudele nei confronti degli animali e degli insetti (il bimbo che tortura la coccinella), la mancanza di consapevolezza del poter causare dolore, la paura di essere diversi e di non sentirsi accettati e la conseguente remissività nei confronti di chi viene reputato migliore, e nel frattempo il bisogno di riconoscersi con qualcuno ancora più debole (timothée), l'egocentrismo, la mancanza della lealtà nei confronti degli amici e la superficialità dei rapporti interpersonali, interessanti solo quando l'amico è qualcuno cui è opportuno e utile stare accanto (plim), l'incapacità di dominare gli istinti (la bambina gigantesca sempre affamata), la scoperta del pudore (la bambina che mentre pesta qualcosa in un mortaio si ritrova a osservare il sesso di hector), la paura di essere traditi da chi ispirava fiducia (la bimba del sogno).
se si voleva distruggere l'ideale di innocenza e purezza dell'infanzia, qui ci si è riuscito appieno: una sorta di signore delle mosche, reso ancora più disturbante dalla delicatezza del tratto e dei colori.

aurore, zélie, jane: tre figure-chiave



tra tutte le piccole creature, aurore, zélie e jane spiccano per la rilevanza che hanno nella storia: aurore, l'eroina della storia, è sempre la più lucida e saggia, è quella che cerca di mantenere salda la situazione, comportandosi un po' da capo, senza però opprimere nessuno, occupandosi della gestione del cibo ad esempio, cercando di aiutare chi ha bisogno di una mano, senza lasciarsi troppo trascinare dai giochi crudeli degli altri, dalle loro crisi di nervi o dalla loro indifferenza alla situazione. almeno fino a che non entra in scena zélie, che possiamo tranquillamente definire la nemesi di aurore, che riuscirà ad angariarla al punto di farle perdere (anche se per poco) il controllo.

zélieè crudele, narcisista, egoista, ha la mania del comando e nessun interesse per i morti che ha sulla coscienza. se aurore si preoccupa di mandare avanti e reggere la piccola comunità, zélie cerca in tutti i modi di costruire una corte di servitori sciocchi che la acclamano e la riveriscono, senza mettere mai in dubbio nessuna sua decisione. fa del male per il puro gusto di farlo, senza alcun sentimento e plausibilmente senza interesse, se non quando sposa hector solo per sottrarlo ad aurore. alla fine sarà scontro aperto tra le due quando zélie riuscirà, non sappiamo come, a far fuori jane, unica amica rimasta ad aurore.

janeè la più misteriosa, silenziosa ed adulta delle tre. appare per poco e parla ancora meno, viene ammirata da aurore per i suoi modi di fare maturi e sicuri.
loro tre però non sono semplicemente simboli del comportamento infantile genericamente inteso, come abbiamo visto per gli altri personaggetti, ma hanno con l'aurore-bambina un rapporto molto più profondo.

volendo andare a scomodare freud - e wikipedia, che i ricordi del liceo di dieci anni fa sono andati a farsi friggere - possiamo associare le tre creature di cui sopra.
l'Io, per definizione, è la parte della psiche che gestisce l'essere in rapporto agli altri e all'ambiente, che insomma presiede al controllo e al rapporto con la realtà. è la parte che media tra l'Es e il Super-Io, che abbraccia conscio e inconscio. è - secondo quanto detto sopra - rappresentato da aurore.
l'Esè la parte della nostra psiche più istintiva, governa le pulsioni erotiche, l'aggressività, l'istinto di auto-conservazione o quello di distruzione (e auto-distruzione) e se ne frega delle convenzioni sociali e della moralità. e oserei dire che è un modo perfetto per descrivere zélie.
infine il Super-Ioè, sempre nella teoria freudiana, la parte della psiche che fa propri i codici comportamentali e le regole apprese, che cerca di frenare l'Es e che dialoga con l'Io per cercare di soddisfare le richieste istintive nel migliore dei modi. fondamentalmente si tratta di una sorta di ideale cui l'Io tende costantemente per emanciparsi dall'istintività. ovviamente questo ruolo non può che essere assegnato che a jane.

ipotesi sulla storia di aurore
cercare di dare una spiegazione alle piccole creature venute fuori dal corpo di aurore non è stato facilissimo, ma neanche impossibile.
quella che veramente ci ha fatto dannare è stata la domanda cosa è successo alla bambina nel bosco? perché non è poi tanto normale che ci sia un cadavere di una bimba in un bosco, abbandonato così a decomporsi per circa un anno (è reso molto evidente l'avvicendarsi delle quattro stagioni), senza che nessuno la cerchi, la seppellisca.
oltretutto, guardando e riguardando le scene in cui si vede e intravede il cadaverino, non ci sono ferite evidenti, né segni di incidenti o maltrattamenti, né macchie di sangue sull'erba o sui vestiti.
ma allora come è morta la bambina? è stata uccisa? e perché si trova nel bosco?

ci sono tre elementi che portano tutti nella stessa direzione: il sogno di una delle piccole creature, il misterioso uomo e alcuni oggetti nella sua casa, l'ossimoro presente nel titolo.

nel sogno, aurore-bambina appare sola, addormentata nel bosco. qualcosa a un certo punto la sveglia, lei si guarda intorno e in alto. poi si alza e va, da qualche parte. ovviamente si tratta solo di un sogno, e di un sogno che, a ben pensarci, non è mica così spaventoso da giustificare il terrore della piccola creatura che l' ha sognato.
ma se la parte più orribile del sogno fosse stata omessa? se la paura, o magari il senso di colpa per essersi fidata e il dolore di essere stata tradita, fossero così forti e grandi da venire rimossi?
se il sogno fosse in realtà un ricordo, se la bambina guardando in alto non vedesse solo gli alberi e il cielo come vediamo noi? c'è una vignetta dove si vede chiaramente che sta guardando qualcosa o più plausibilmente qualcuno più grande di lei, che le sta parlando.

e c'è un uomo di cui non sappiamo nulla, un uomo povero, a giudicare dai vestiti e dalla minuscola casetta in cui vive solo. un uomo che per qualche misterioso motivo, nella sua piccola abitazione piena di mozziconi di sigarette, bottiglie e lattine, insieme agli strani marchingegni che costruisce o ripara, tiene una bambola rotta.
come collegare i due? di certo l'uomo non è il padre di aurore: la bimba è vestita con abitini nuovi e plausibilmente costosi, ha uno zainetto da scuola ed è immediato pensare che provenga da una famiglia benestante.
nella casetta non c'è nessuna traccia della presenza, anche lontana nel tempo, di altri abitanti oltre all'uomo. solo una bambola. ma il letto è singolo, il mobilio è essenziale, non ci sono giochi, vestitini, libri, la cucina è ridotta a un solo fornello con un bancone di legno che funge da tavolo da lavoro quanto, plausibilmente, da tavolo per pranzare. un ambiente in cui certo non è cresciuta una bambina elegante come aurore, con i suoi bei capelli biondi e la gonnellina pulita.
un incontro casuale dei due? difficile da pensare, perché come detto, il cadavere non presenta ferite di alcun tipo, e non si potrebbe giustificare la presenza della bambola a casa dell'uomo, unico elemento che lo collega direttamente alla bambina.

il titolo contiene un ossimoro che, nel momento in cui capiamo il significato, inizia a farci venire la pelle d'oca. non so se avete mai sentito parlare della sindrome di stoccolma.
è una particolare condizione psicologica che interessa le vittime di violenza, fisica, verbale o psicologica, che porta a provare affetto, ammirazione e a volte amore totale nei confronti del proprio carnefice, e che si verifica sopratutto nei casi di rapimento (prende il nome proprio da un caso di rapimento avvenuto a stoccolma). una situazione terribile, il rapimento, magari la reclusione in un posto buio, le tenebre, eppure un sentimento di fiducia e forse d'amore, un dolce moto dell'animo.
se questa possibilità vi pare assurda, allora è l'aurore piccina, quella che abbiamo identificato con l'Io (non sono così ferrata in psicologia, ma ho leggiucchiato delle cose giusto per capire meglio se questa teoria funzionava, e in effetti, secondo freud, l'Io è la parte della mente che, nelle situazioni di pericolo o dolore, affronta la parte più consistente dello stress, e che può reagire, nel contesto di un rapimento, rendendosi dipendente, affettivamente oltre che fisicamente, dal rapitore, arrivando appunto, fino ad innamorarsene) che conferma tutto, nel sentirsi a casa quando arriva nella capanna dell'uomo, quando dice che le piace il suo odore, quando alla fine, lo chiama il suo dolce principe. (qui, jane, il super-io, invece non sopporta il posto in cui si trova, rimane solo per necessità, trova l'odore dell'uomo sgradevole e cerca di evitarlo, ritenendolo pericoloso.)

questi piccoli dettagli ci hanno permesso di capire cosa rappresenta, di completare il ragionamento che vorrebbe svelare la simbologia delle tre figure e anche, di conseguenza, di teorizzare meglio la storia dell'aurore reale. alla fine possiamo dunque supporre che la scena iniziale della storia non sia che il tragico epilogo di un rapimento finito male.

ps. ovviamente né io né il misterioso recensore siamo psicologi/psichiatri, abbiamo basato questa analisi della storia su nozioni scolastiche e altre facilmente reperibili in rete, per cui perdonate eventuali carenze e/o imprecisioni.
*fine spoiler*


insomma, per quanto mi abbia turbato, e anche tanto, mi è piaciuto, l'ho trovato un capolavoro agghiacciante e disturbante oltre ogni aspettativa, ma anche molto intelligente e mai fine a sé stesso, mai gratuito nella sua brutalità.
è in ogni caso un'opera molto più complessa di quella che appare, e spero proprio che con questa nostra teoria, io e ryv siamo riusciti a cogliere quello che lo sceneggiatore voleva lasciar intendere. se l'intento era solo di far perdere ore di sonno ai lettori, beh, obbiettivo raggiunto!
se lo recupererete, fate un bel sospiro prima di cominciare e sappiate che vi farà davvero male.

Postfazione di Ryv
Inutile dire che ho vegliato una notte intera pur di venire a capo di questa sorta di enigma e non posso esimermi dal sottolineare ogni singola parola della nostra clacca. Doveva essere un post a quattro mani, ma ho ben pensato di lasciare fosse lei a scriverlo, sia per il suo stile che, come vedete, è meno tedioso del mio (e considerato l'argomento avrei potuto lasciarmi prendere la mano), sia per dare uniformità al contenuto. Ciò non toglie sia stata una faticaccia che - ad essere sincero - rifarei.
Dolci Tenebre mi è entrato nel cuore, lo considero riuscitissimo e, sembra stupido, ma vorrei complimentarmi e confrontarmi con lo sceneggiatore in persona (Lo contatteremo, vero clacca!?)
Aggiornate le vostre wishlist.

rere hello 1 e shooting star lens 1

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ma che cosina deliziosa che è questo manga! avevo voglia di uno shoujo carino, non eccessivamente smieloso e con una protagonista simpatica e... ta dah! questo primo numero di rere hello ha tutti i requisiti (e poi costa poco ed esce in edicola, cosa per me fondamentale, visto che odio follemente fare una sorta di viaggio della speranza per raggiungere la fumetteria e poi per lo più trovare poco e niente di quello che cerco).
ririko hayakawa è una liceale infaticabile e molto premurosa. avendo perso la madre quando era molto piccola, vive con il padre che lavora come "tuttofare" e i guai in casa non sono mai abbastanza. un giorno, nel sostituire il genitore nella sua attività, si ritrova alla porta di minato suo, un ragazzo ricco e viziato che ha appena cominciato a vivere da solo. non le sarà facile rassettare la sua casa e preparargli da mangiare... ma nonostante le premesse lui finirà per diventare una persona di cui non potrà più fare a meno!
dalla descrizione in quarta di copertina, mi aveva un po' ricordato toradora, ovviamente con un inversione dei ruoli maschile/femminile... ma in realtà la vicenda, anche se parte da spunti simili, si sviluppa subito in modo diverso.
ririko incontra in realtà minato prima dell'appuntamento di lavoro che il ragazzo aveva preso con suo padre: si accorge di lui mentre offre una caramella a una signora con la tosse in metropolitana. e ovviamente non può non far caso al suo atteggiamento gentile e cortese.
eppure, poche ore dopo, si ritrova davanti a qualcuno di completamente diverso: capriccioso, ricco, viziato, eppure lasciato solo dalla sua famiglia (si accenna a un padre e a un litigio) e incapace di badare a se stesso.
ovviamente a questo primo incontro ne seguiranno altri, casuali e non, e ci vorrà molto poco a creare un rapporto d'amicizia tra i due... anche se, siamo pur sempre tra le pagine di uno shoujo manga!, minato sembra abbastanza cotto! e la cara ririka non solo non se n'è accorta, ma l'ha pure preso come confidente per quella che sembrava una sbandata e invece... e alla fine del volume c'è una scena da urletto isterico che mi ha parecchio consolata della fine di a un passo da te!
non vi racconto altro, niente spoiler perché è davvero una lettura piacevole e consigliatissima!

shooting star lens invece è il titolo (tra quelli di cui avevo chiesto consiglio sulla pagina fb di claccalegge) più bistrattato, poverino. ma ho deciso di provarlo lo stesso (a parte che mi sembrava carino, ma poi sulla copertina ci sono praticamente tutti i miei colori preferiti... e quindi niente, non ce la facevo proprio a lasciarlo lì) e il mio sesto senso c'ha azzeccato in pieno, visto che è stata una lettura piacevole. non è il fumetto dell'anno, anzi, ma se siete appassionate/i del genere io vi direi di provarlo, già soltanto perché potete tranquillamente leggere solo questo primo volume ed essere più che soddisfatti... sembra quasi un autoconclusivo!
mettiamo subito le mani avanti: questa è la prima opera pubblicata in monografico dall'autrice, come dice lei stessa nei vari free talks, e si nota tutta la freschezza (per non dire l'acerbità!) e l'ingenuità di un'opera prima. di certo alcuni disegni sono un po'... noncuranti dell'anatomia (ma da qui a dire che son brutti ce ne vuole! a me personalmente piacciono, li trovo molto teneri) e la storia è abbastanza semplice e lineare. a me è piaciuto proprio per questo: è la tipica storia d'amore tra adolescenti, senza nulla di più che tutto il classico turbinare di sentimenti e sfarfalleggi nello stomaco del caso.
*attenzione agli spoiler!*
almeno in questo primo numero ci evitiamo triangoli e gelosie: la protagonista, risa, è una ragazzina incuriosita dall'amore, che guarda le sue amiche - tutte fidanzate - e desidera essere come loro, senza invidie o acidità varie. l'incontro/scontro con yugure, il tipico più bello della scuola, comincia a scatenare una serie di batticuori e da il via a una catena di eventi che nel giro di poco porteranno i due a innamorarsi e mettersi insieme. lui non è il classico bello-e-bastardo, personaggio che di solito mi sta un po' sulle scatole, e quello che succede a entrambi è davvero di una dolcezza disarmante. anche il rapporto di risa con le sue amiche mi è piaciuto, si vede che si vogliono bene davvero e che la loro amicizia è qualcosa di importante; dare spazio all'amicizia, oltre che all'amore, è una cosa che apprezzo tanto in uno shoujo.
non voglio dire troppo sulla storia, ma come accennavo prima, questo volumetto può tranquillamente essere letto da solo, per cui se vi incuriosisce ma non siete sicuri di voler continuare la storia, prendetelo lo stesso. arrivati alla fine non sentirete di certo il rosicamento di dover leggere immediatamente il secondo volume! però se si mantiene così, secondo me vale la pena andare avanti...

l'importante è finire

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da poco sono arrivate, a chi le ha preordinate nel lontano aprile, le copie di l'importante è finire, uno dei primi lavori di flavia biondi, antecedente al suo barba di perle.

si sa, quando si ha davanti un'opera degli inizi, spesso si teme di imbattersi in qualcosa di troppo immaturo, e magari lo si compra con una buona dose di scetticismo e spesso solo per affetto nei confronti dell'autore.
ma quando si parla di una come flavia biondi, beh, il rischio non si corre. prima di ogni cosa, posso solo dire che è l'importante è finireè un gioiellino. e che se non l'avete preordinato nel lontano aprile, provate comunque a reperirlo, perché ne vale davvero la pena.

i due protagonisti della storia sono diana ed edo, una giovane coppia in crisi: lui ha abbandonato la carriera di pittore per diventare un tatuatore (nonostante, stranamente, non abbia neanche un tatuaggio) mentre lei ha appena iniziato a lavorare come illustratrice per bambini.
proprio da quando diana ha cominciato questo nuovo lavoro, i rapporti tra lei ed edo hanno preso a farsi difficili e tesi, manca il dialogo e comincia a scarseggiare persino l'amore.
nella mente di edo inizia a farsi strada l'idea che diana abbia un altro, ma per uno come lui, che si allontana da quelli che con disprezzo chiama froci persino se li incrocia per strada, accettare l'idea che diana possa avere una relazione con una donna è assolutamente impensabile. eppure...

in questa storia sono presenti i temi cari a flavia che abbiamo già trovato nelle altre opere pubblicate da renbooks: l'accettazione di sé e della propria sessualità e la conseguente difficoltà di rapportarsi con gli altri.
un ragazzo che si chiede perché la sua donna sia diventata omosessuale, sentendosi ancora più frustrato che se fosse stato tradito con un altro uomo, una ragazza che si interroga su cosa le sta succedendo, su quale sia la sua vera natura, su cosa cambia quando si ama un'altra donna.
c'è una frase, bellissima, che dice così: ma è davvero così importante saperlo (se si è gay n.d.a.)? non puoi semplicemente limitarti a stare con chi ami?
ecco, sono queste le cose che mi spiazzano quando leggo un fumetto di flavia. le parole arrivano dritte al cuore e si conficcano come frecce, e da lì non te le scolli più.

dopo le loro litigate, edo e diana compaiono nudi, in un nulla pieno di neve candida. è una rappresentazione perfetta di come ci si sente quando qualcuno che si ama ti fa del male: senza nessuna protezione, senza nessuno schermo né rifugio, ad accusare i colpi. neanche se avesse usato pagine e pagine per descrivere le loro emozioni, sarebbe riuscita a esprimere meglio qualcosa di così difficile.

graficamente un po' acerbo, lo stile di flavia è comunque riconoscibilissimo, e sempre molto espressivo, e nella parte conclusiva della storia è già molto più simile a quello che poi vedremo in barba di perle, l'orgoglio di leone e i suoi altri lavori.
anche se la storia rientra pienamente nella tematica lgbt, gli spunti di riflessione sono, come sempre, universali: l'amore quando finisce, quando si deve dire addio o quando si è costretti ad ascoltarlo, l'amore quando nasce e non riusciamo ad accettarlo, l'incapacità di dare ascolto ai nostri desideri più di quando non diamo ascolto a quello che le regole ci dicono di desiderare. siamo creature complicate, difficili, che spesso, per paura di ferirsi e di ferire, riescono a far ancora più male di quello che vorrebbero evitare. ma siamo sopratutto creature che, in un modo o nell'altro, dopo il dolore, la confusione e tutto il resto, riescono a rimettersi in sesto e diventare più forti di prima. e quindi se la vita e l'amore sono i due massimi casini dell'universo, una speranza di essere felici l'abbiamo comunque.

comunque, anche se mi ha portato a sproloquiare (cosa che faccio spesso quando leggo qualcosa di così coinvolgente e bello), questo libro è pura poesia. quindi abbiatelo!

ps. magari voi lo sapevate già, ma l'importante è finireè il titolo di una canzone di mina del 1975, perfetta colonna sonora della storia di diana ed edo, entrambi appassionati delle dive della canzone italiana.

♪ ♫ ♪ tanti auguri a teee, tanti auguri a teee! ♫ tanti auguri claccalegge, tanti auguri a teee! ♪

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e sono passati quattro anni da quando ho aperto il blog! wow! davvero, non è da me riuscire a portare avanti qualcosa per così tanto tempo...
è vero, spesso e volentieri mi sono presa pause anche lunghette, l'ultima poi pensavo che fosse definitiva! eppure questo blog diventa di volta in volta sempre più importante per me, in quattro anni ha raccontato non solo le mie letture e tutto il resto, ma ha registrato in qualche modo i miei cambiamenti e tutto quello che è successo nel frattempo.
dal primo post, io sono cambiata, sono cambiate le mie letture, i miei gusti, è cambiato tanto, tantissimo attorno a me... e insomma, niente, sto diventando vecchia. arriverà il giorno in cui dovrò dare precedenza all'acquisto di un antirughe piuttosto che a un ordine su ibs... lol.

in ogni caso, grazie mille a tutti! a quelli che passano per caso, a quelli che leggono assiduamente e che commentano, a quelli che poi mi ritrovo a messaggiarci su fb o a prendermici un caffè insieme da qualche parte, a chi legge senza venir mai allo scoperto (però fatevi vedere ogni tanto, eh!) a chi mi da consigli su cosa leggere e a chi mi dice che i miei consigli sono stati utili, e un grazie speciale al misterioso recensore che da poco ha iniziato a far diventare questo blog più ricco. insomma a tutti: grazie mille! e buone letture!

anteprima ~ up all night

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una storia d'amore, un racconto di crescita e formazione e un sacco di bella musica rock: ecco in poche parole di cosa voglio parlarvi oggi.

up all night di giulia argnani verrà presentato in anteprima a bologna, al bilbolbul festival, e successivamente sarà disponibile sullo shop online di renbooks e in libreria (già da adesso sono aperti i preordini e potete avere altre informazioni qui).

letta la presentazione e vista la copertina, è scattata la scintilla e ho subito pensato lo voglio assolutamente, e devo dire che il mio sesto senso ci ha preso anche questa volta, up all nightè un fumetto ben fatto, ha una storia coinvolgente, personaggi ben caratterizzati e uno stile grafico molto godibile, pulito ma morbido ed espressivo.
quindi oltre che i miei più sinceri complimenti, a giulia argnani vanno anche i miei ringraziamenti per avermi dato la possibilità di presentare ai lettori di claccalegge questa storia in anteprima (o sarebbe meglio dire ante-anteprima?)

chiara e greta vivono due vite praticamente opposte: una è schiacciata in un'infinita serie di incombenze, lavori noiosi e una famiglia fin troppo presente, l'altra fa la musicista, viaggia e non ha legami con nessuno. eppure, quando si conoscono, qualcosa cambia per tutte e due, facendo scoprire a entrambe qualcosa di inaspettato e sorprendente in quella fetta di realtà che fino ad allora avevano ignorato.
dalla neve della romagna, alla calda estate in sardegna, giulia racconta la storia d'amore tra chiara e greta e la storia di un momento importante, di un' esperienza "capace di aprire nuove prospettive".

ho avuto modo di chiacchierare un po' con giulia e le ho fatto un po' di domande circa up all night e il suo lavoro. vi riporto qui quella che è diventata una piccola intervista:

ciao giulia! innanzitutto complimenti per il tuo lavoro, è davvero interessante e spero possa avere tutto il successo che merita. up all night è il tuo primo graphic novel?
Ciao Claudia, grazie a te di questo spazio prezioso.
Non è il mio primo graphic novel, era già uscito nel 2006 "Strane convivenze" edito dalla Freebooks e successivamente nel 2010 Rockin'Roads" edito da Tunuè in questo caso su sceneggiatura di Lucio Perrmezzi.
Precedentemente avevo esordito come autrice con alcune storie brevi ancora nel 2002 ospite di Mabel Morri sul suo "Hai mai notato la forma delle mele" rivista indipendente all'epoca che è stata recentemente rieditata proprio dalla Renbooks. Ho poi proseguito con una storia per Coniglio editore e Mondadori.
da cosa è nata la storia di chiara e greta?
Volevo raccontare due mondi, due persone molto diverse nel modo di approcciarsi alle cose e volevo che queste diversità avessero un momento di incontro forte, che in questo caso coincide con una storia d'amore e che lasciasse entrambe con dei cambiamenti e con delle domande. Come credo faccia ogni incontro importante quando c'è del sentimento nel mezzo.
nel corso della storia hai citato un sacco di canzoni che sono una vera e propria colonna sonora della vicenda: qual è il rapporto tra la musica e il racconto?
È un tutt'uno, direi. Greta, la coprotagonista è una musicista quindi la musica è un terzo personaggio che accompagnava le altre due. E poi avevo il forte desiderio di inserire una serie di brani che per me sono importanti. Avrei voluto, fare anche scelte diverse, citare altri musicisti o altri brani dei musicisti citati, ma il racconto ha necessità sue, quindi ho mediato fra quello a cui non potevo assolutamente rinunciare, quello che serviva e quello che un lettore ipotetico poteva conoscere per farselo arrivare all'orecchio durante la lettura. 
come hai iniziato a lavorare come fumettista?
La prima occasione come accennato prima è arrivata nel 2002 su " Hai mai notato la forma delle mele?" di mabel morri, quando ancora facevo la scuola del fumetto a Milano. Sempre a livello di etichette indipendenti  ho pubblicato quello stesso anno il mio primo vero graphic novel "Rivelazioni" a cui sono legatissima per affetto e di cui facemmo appena 12 copie di prova (di cui vendute 11 perché una l'ho tenuta gelosamente per me) e mi sembrò una cosa fichissima, ci avevo lavorato due anni, fu come vincere l'oscar e invece non la conosce nessuno, ahaha. ma gli voglio proprio bene a quella storia lì. Poi mi ospitò Coniglio con una storia breve e subito dopo Mondadori che mi commissionò la trasposizione a fumetti della serie di racconti GLBT presi da "L'amore secondo noi" di Delia Vaccarello. e così ho proseguito...
come prende vita una tavola di un tuo fumetto?
Cerco di ascoltare quello che sento e poi di capire come trasmetterlo.
Non esiste una tavola slegata dall'altra quindi immagino tutta la storia nel suo insieme come un film, con i personaggi, le situazioni, ecc... poi la butto giù velocemente su piccoli quaderni per darle un ritmo e un senso che non sia valido solo per me. cerco di ripetermi sempre qual è il mio obiettivo per non allontanarmici. Una volta che le ho davanti tutte, taglio o riempio dove serve perché sull'onda emotiva fai delle cose e su quella razionale delle altre si deve un po' mediare. O almeno io faccio così.
che tipo di strumenti preferisci usare per disegnare?
Se potessi farei tutto a matita perché vive dell'emozione del momento e per me è già tutto lì.  In questo ultimo lavoro ho eliminato la china quindi è tutto matita su carta e successivamente lavorata in scala di grigio con dei pennelli di photoshop che mi diano una resa più calda possibile utilizzando una tavoletta grafica wacom.
quali sono le tue letture preferite, quelle che ti hanno ispirato per la creazione delle tue storie?
Per le mie storie, parto sempre da una sensazione personale, scaturita da un fatto diretto o capitato vicino a me. Mi piacciono le biografie o comunque storie che hanno ispirazione dalla realtà indipendentemente dall'argomento. Mi interessa vedere come gli altri vivono  le cose, me li fa sentire vicini. L'ultimo libro letto Open di Agassi. L'ultimo graphic novel  "Il muretto" Celine Fraipont e Pierre Bailly. 
quali sono i tuoi prossimi progetti?
In questo momento vorrei riposarmi un po' e dedicarmi alla promozione di up all night. Non ho un progetto preciso nella mente, non riesco molto a fare programmi perché  non so cosa sentirò. Sicuramente vorrei che ci fosse ancora musica, magari italiana che qui ho volutamente tralasciato per esigenze narrative ma che meriterebbe un capitolo a parte. 
grazie mille a giulia per la sua disponibilità e mille in bocca al lupo! intanto voi continuate a seguire la pagina facebook di claccalegge e di renbooks per conoscere la data d'uscita in libreria di up all night!
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