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intervista a giulio macaione

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sono poche le cose che mi fanno provare un po' di quello strano sentimento di orgoglio e attaccamento alla mia isola, una di questa è la vicinanza, seppur solo geografica, con le persone che stimo. una di queste è un bravissimo artista che negli ultimi anni si è fatto conoscere al grande pubblico con ofelia (di cui abbiamo parlato qui), e di cui presto uscirà per bao publishing un nuovo, promettentissimo graphic novel, ambientato proprio a palermo: basilicò.
giulio macaioneè, senza voler sviolinare troppo, uno dei miei fumettisti italiani preferiti: ofelia è un personaggio che mi è rimasto dentro al cuore, adoro i gatti che disegna, mi piacciono da morire le sue storie e darei la mano sinistra per saper disegnare come lui (anche se poi ci starei un casino di tempo a scrivere qui, ma ne varrebbe la pena).

come al solito, sono sempre un po' recalcitrante quando si tratta di proporre un'intervista a un fumettista, ho sempre paura di rubare tempo prezioso. ma giulio, oltre ad essere un autore fantastico, è un ragazzo adorabile, che ha accettato subito la mia proposta di rispondere a qualche domandina... e non ha usato maiuscole! eheh!
quindi eccolo qui! buona lettura!

ciao giulio! grazie mille per aver accettato quest'intervista e benvenuto su claccalegge!
la prima domanda è forse banale, ma ci racconteresti quando hai deciso che saresti diventato un fumettista e come è iniziata in effetti la tua carriera?
- ciao clacca e grazie a te! sin da bambino ho sempre amato disegnare e il più delle volte i miei disegni erano sequenze o piccole storielle. la decisione di diventare un fumettista è arrivata quando ho iniziato a leggere i primi manga e fumetti "da grandi", intorno agli 11 anni. ho capito da subito che se volevo seguire quella strada, bologna era la città dove dovevo andare. ed è stato proprio vincendo il concorso delle kappa edizioni di bologna che ho fatto il primo passo "vero" nel mondo del fumetto (con il corto "mortén") e contemporaneamente mi sono trasferito a bologna per frequentare l'accademia di belle arti.
da non-disegnatrice, il tuo stile mi ricorda un po' il cosidetto euro-manga. quale che sia il nome che vogliamo dargli, a me piace moltissimo il tuo tratto, riassume tutto quello che nella mia "carriera" di lettrice di fumetti ho amato di più, dagli shoujo manga a w.i.t.c.h., passando per le linee morbide dei fumetti francesi. quali sono gli artisti che ti hanno ispirato – e ti ispirano – nel corso della tua carriera?
- premetto che la definizione euro-manga la trovo molto scorretta: il manga è il fumetto giapponese, quindi possiamo parlare di una contaminazione di stili, ma vi prego non diamogli una definizione! :D aggiungerei che il manga moderno, quello nato con osamu tezuka per intenderci, era ispirato a disney, quindi insomma, il fumetto è un media che cambia, si contamina e riceve mille influenze diverse, per fortuna. ok, finisco di fare il maestrino e rispondo alla domanda :) ovviamente da bambino sono stato molto influenzato dagli anime, dalla disney e dalla warner bros, ma gli autori nello specifico che mi hanno influenzato di più da ragazzino, se devo fare dei nomi, sono riyoko ikeda, vanna vinci, bilal, andrea accardi e ai yazawa. ma tuttora mi rendo conto di assorbire tanto da quello che leggo e osservo, il fumetto americano ultimamente mi ha sicuramente dato nuove influenze. se dovessi farti dei nomi tra quello che leggo adesso, ti direi margaux motin, karl kerschl, frederik peeters, fiona staples, manuele fior...
solitamente come crei le tavole dei tuoi fumetti? preferisci affidarti a carta e matita o al digitale?
- sono molto affascinato dal disegno digitale e un giorno mi deciderò a comprare una cintiq, ma al momento sono ancora attaccato alla carta (anche da lettore). il processo può variare a seconda del momento e del lavoro, ma solitamente disegno su carta, inchiostro e acquisisco al computer per colorare in photoshop.
e per quello che invece riguarda la trama, come prende vita una delle tue storie? inventi prima le situazioni, o i personaggi, o fai in modo che da un'idea di base si sviluppi poi tutto man mano che la vicenda va avanti?
- anche qui, non ho uno schema ben preciso. a volte parto dall'idea di una scena, altre volte mi viene in mente il personaggio e da lui sviluppo la trama. butto giù appunti che a poco a poco diventano una sinossi e successivamente inizio a scrivere una sceneggiatura che resta però molto elastica, perché quando inizio a disegnare apporto quasi sempre delle modifiche. i personaggi hanno la loro espressività e il loro modo di "recitare", quindi capita spesso che facciano di testa loro :)
ti ho chiesto dei fumetti, ma ci sono anche dei film, libri, degli album musicali o qualsiasi altra cosa a cui ti ispiri (o ti sei ispirato) per le tue storie? o che semplicemente ti piacciono tanto e pensi possano averti segnato in qualche modo, come autore ma anche come persona?
- ovviamente ci sono film, canzoni, libri e telefilm che mi hanno influenzato e continuano a farlo. parlando di basilicò, per esempio, volevo fare una storia che potesse ricordare un po' quelle di almdóvar, anche perché la cultura siciliana e quella spagnola hanno tantissimo in comune. un libro che ho letto mentre lavoravo a basilicò è "la miscela segreta di casa olivares" della palermitana giuseppina torregrossa. non credo di aver tratto un'ispirazione precisa da questo libro, ma di sicuro leggere della mia città e dei posti dove anche i personaggi del mio racconto si muovono, mi ha portato ad immergermi ancora di più nell'atmosfera palermitana. parlando di musica, invece, mentre lavoravo a questa storia ho riascoltato tanto "eva contro eva", l'album folk di carmen consoli, che si concentra molto su storie della provincia siciliana e per testi e atmosfere mi ha ricordato alcuni sentimenti che volevo dare ai personaggi del mio libro.
parliamo un po' di basilicò, il tuo prossimo lavoro che uscirà tra poco più di un mese per bao publishing: si direbbe abbastanza diverso da ofelia, sia per quello che riguarda l'ambientazione che per i personaggi. ce lo racconti un po'? (ma senza svelarci troppo ché sopratutto io sono mesi che attendo con impazienza!)
- basilicòè diverso da qualsiasi altro fumetto abbia fatto e, senza nulla togliere agli altri, è quello che rispecchia di più quello che sono oggi e il mio rapporto di amore-odio con la mia terra. è la storia di una famiglia che si riunisce alla morte della madre e con una struttura narrativa che alterna flashback e rimandi temporali (ognuno dei figli viene presentato nel momento in cui scopre che la madre è morta) ripercorro la storia della famiglia.
tu sei un po' un giramondo, come mai, tra tutte le città in cui hai vissuto, hai deciso di ambientare questa storia proprio a palermo?
- palermo è la città nella quale sono cresciuto e nella quale sono nati i miei affetti e la mia personalità. palermo è una mamma e io sono un figlio adolescente, che si ribella ai limiti imposti dal genitore e ha bisogno di allontanarvisi e di affermare la propria individualità. ma la mamma è sempre la mamma e, per quanto io possa urlarle contro e criticarla, non potrò mai smettere di volerle bene. nonostante spesso mi deluda e mi faccia incazzare...
dicevo sopra che sei un giramondo: in effetti, per chi non lo sapesse, da parecchi mesi ormai vivi in america. com'è fare e leggere fumetti lì?
- l'industria americana del fumetto è ovviamente molto più grande di quella italiana. qui i fumetti seriali escono in albetti mensili da una trentina di pagine e ogni mercoledì vado in fumetteria a comprare le nuove uscite. il graphic novel ha meno spazio rispetto che da noi, o almeno è questo il mio sentore. sono stato anche a qualche comic-con e mi sono reso conto di come qui sia tutto più "commerciale": qui non chiederesti mai un disegno ad un autore, che so, di batman, senza dar per scontato che dovrai pagare per quel disegno. è una cosa che in italia si da' per scontata, compri il libro e ti aspetti un disegno con dedica (e io sono felice di farli), ma trovo molto rispettoso della professionalità questo modo americano, per quanto a volte sembri fin troppo un supermercato: sketch mezzobusto $50, figura intera $100, colori $200 e così via...
tra blog e facebook negli ultimi tempi ho avuto modo di notare qualche disegno di nuovi personaggi, sketch eccetera... stai lavorando già a qualcosa di nuovo?
- ho un sacco di idee. mi piacerebbe lavorare nell'industria americana e ogni tanto mi cimento in qualche illustrazione o fan-comic per mettermi alla prova e ampliare il portfolio. ho anche già iniziato a buttare giù la sceneggiatura per un futuro graphic novel, ma prima forse mi cimenterò in un progetto più breve. insomma, è uno di quei momenti nei quali vorrei fare un sacco di cose. sto anche disegnando il fumetto settimanale per i fascicoli della seria "dr. steve hunters - jurassic world" ma ovviamente non si tratta di un progetto mio.
sopratutto ho notato un po' di roba supereroistica che mi è piaciuta parecchio, nonostante io non sia una fan accanita di marvel e compagnia, le tue storie mi sono piaciute, proprio perché hanno un tocco completamente diverso dai soliti fumetti di supereroi. pensi mai di disegnare per qualche testata del genere, sopratutto adesso che ti ritrovi nella patria dei supereroi?
- come ti dicevo, mi piacerebbe un sacco! ma il mercato americano mi sembra ben più competitivo del nostro e non so quanto sia facile arrivarci. i supereroi sono cambiati, gli editori si sono resi conto che bisognava portare una ventata di novità e sempre più spesso le novità le stanno portando le donne, sia nella narrazione che negli stili grafici, sempre più contaminati da manga e scuola eruopea.
nonostante tu sia un autore completo, disegni, scrivi e colori le tue storie, mi citeresti almeno tre autori, italiani o stranieri, con i quali ti piacerebbe creare un fumetto a quattro mani?
- con giulia adragna, autrice di "miss hall", ho fatto il progetto per un fumetto originale ambientato qui a cincinanti e stiamo provando a proporlo. giulia è un'autrice completa (e bravissima) anche lei ma in questo caso ha curato le colorazioni, dando ai miei disegni maggior vitalità. per il resto, è una domanda difficile perché ci sono mille autori che ammiro... se dovessi scegliere tra quelli che conosco personalmente, forse sarebbero flavia biondi, mabel morri e eleonora antonioni.
negli ultimi anni in italia c'è stato il boom dei graphic novel, il fumetto è stato in qualche modo rivalutato, alcuni autori sono conosciuti anche da chi non legge fumetti. adesso in libreria la sezione fumetti non è più accanto a quella di libri per bambini e si potrebbe dire che finalmente la situazione per chi legge e per chi fa fumetti sia un po' più rosea di qualche anno fa.
tu, da disegnatore e da lettore, come vedi questo cambiamento?
- il cambiamento è sicuramente positivo. faccio parte della generazione che trovava i fumetti in edicola accanto ai giornalini porno, quindi vederli in libreria, spesso con delle belle edizioni, leggerne le recensioni su riviste e siti di cultura generale non può che farmi ben sperare. vorrei però che non ci sia più bisogno di usare termini come "graphic novel". per me "romanzo a fumetti" resta l'espressione migliore, perché non mi vergogno mica di dire che leggo fumetti.
ultimissima domanda: tra poco, dicevamo, esce il tuo nuovo graphic novel, basilicò. tornerai in italia per presentarlo, parteciperai a qualche fiera... insomma, cosa possiamo fare per incontrarti e per avere un autografo? (eheh...)
- tornerò in italia definitivamente a fine primavera, quindi presenterò sicuramente basilicò in giro. non ho ancora delle date, ma tenete d'occhio il mio blog giuliomacaione.blogspot.it per rimanere aggiornati.
grazie mille per il tempo che mi hai dedicato! ♥ ti rinnovo ancora una volta i miei complimenti per il tuo lavoro e un mega imboccallupo per tutto!
- grazie a te! ce ne fossero di più di blog come il tuo! :) crepi il lupo e a prestissimo.

tutte le immagini sono state gentilmente concesse da giuliomacaione.tumblr.com

le variazioni d'orsay

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mentre la mia vita continua incasinatissima in questo disperato, anzi no, molto pieno di speranza, tentativo di ingranare con il lavoro, il fine settimana di pasqua mi ha regalato un po' di tregua e di tempo per leggere. e il mio ragazzo mi ha regalato due libri che volevo tantissimo, due libri a fumetti, intendo: crescere, che palle! di sarah andersen e le variazioni d'orsay di manuele fior.
oggi vi parlo del secondo, ma prima vorrei cercare di presentare un po' l'argomento.

innanzitutto il museo d'orsay: potrei liquidare la questione con una di quelle frasi a effetto del tipo "è uno di quei posti che va visto almeno una volta nella vita", ma...
l'edificio venne costruito nel 1898 e terminato in soli due anni, in modo da essere pronto per l'esposizione universale del 1900. per cinquant'anni, l'orsay fu una stazione, ma nel 1950, quando già da una ventina d'anni serviva soltanto come stazione per i treni locali, smise completamente di funzionare e nel 1961 fu addirittura ordinata la sua demolizione, cosa che, per fortuna, fu evitata dalle richieste dei cittadini stessi. l'orsay ospitò compagnie teatrali e case d'asta, ma dobbiamo aspettare il 1978 affinché venga destinato a essere il museo che conosciamo, grazie all'opera di riqualificazione dell'italiana gae aulenti, e il 1° dicembre del 1986 per la sua inaugurazione.

da allora, è famoso per essere il museo per antonomasia in cui poter ammirare le più belle opere di impressionisti e post-impressionisti del mondo: monet, manet, degas, cézanne, renoir, rousseau, seurat, van gogh e via dicendo.

qualche anno fa la casa editrice francese futuropolis ha iniziato un progetto proprio in collaborazione con il museo d'orsay, chiedendo ad alcuni artisti di realizzare delle opere a fumetti che raccontassero il museo, le sue opere e la sua storia. la prima opera frutto di questa collaborazione è stata una moderna olympia (anche questa pubblicata in italia da coconino) di catherine maurisse, la seconda è proprio le variazioni d'orsay. si parla anche di una terza opera che dovrebbe essere realizzata da craig thompson, l'autore di blankets.


saltando da un momento all'altro della storia del museo, avanti e indietro tra passato e presente, fior racconta attraverso le opere la vita stessa dell'orsay. i tempi sono infatti quelli del sogno, in cui tutto si fonde e confonde, i quadri diventano i luoghi stessi della narrazione, e ci si trova spiazzati, dopo una visita a una foresta di sapore rousseauiano, ad accompagnare degas prima nello studio di ingres e poi alla prima riunione, nello studio fotografico nadar, con il neonato gruppo di impressionisti, fino a leggerne il compianto dell'amico valéry.
sono gli anni in cui il mondo dell'arte è in fermento, in cui alla sperimentazione pittorica si affianca il fascino per la fotografia e sopratutto quelli in cui il concetto stesso di arte prende una grossa, importantissima svolta, rifiutandosi di servire il gusto del pubblico, diventando effettivamente pura e semplice gioia per la rappresentazione e l'espressione allo stesso tempo.
l'orsay è un po' la casa di questa rivolta culturale, nelle tele che ospita si vive ancora, come allora, la passione degli artisti che le hanno create, sconvolgendo il mondo intero con qualcosa di mai visto e allora, e forse ancora, non completamente compreso.
fior dipinge la storia della pittura che stravolse il concetto stesso di arte, accompagnandoci in un tour onirico e vertiginoso tra le immagini e addirittura dentro le immagini, tra le storie, gli aneddoti, le realtà che vi si celano dietro.

collaborazione riuscitissima quella tra il museo, futuropolis e manuele fior, che hanno dato vita a un'opera affascinante e preziosa.
sarebbe bello se anche qualcuno dei musei italiani proponesse un lavoro simile ai nostri tantissimi talentuosi artisti per raccontare la loro storia e quella delle opere che ospitano.
confidiamo nella nuova sensibilità che il nostro paese da qualche anno a questa parte sembrerebbe acquisire nei confronti del fumetto.
intanto recuperate questo titolo bellissimo!

addio, stregone

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eccomi qui. non sono morta, non sono fuggita in australia a coccolare quokka (anche se lo farei volentieri. per i quokka intendo). ho passato gli ultimi giorni a dipingere come un'ossessa fino allo sfinimento, il forno è quasi pieno, la prima fase di lavoro quasi finita, le idee per le prossime cose da fare sono tantissime e io non riesco a star dietro a tutto.
in questi giorni ho passato forse in totale 3 ore davanti al pc, quasi tutte riempite da giochini idioti che riducono il cervello in pappa, qui non sono proprio riuscita a passare, nonostante in realtà sia riuscita a leggere più di quanto sperassi.
il resto del tempo l'ho passato a rodermi il fegato per l'atteggiamento diffusissimo della gente che pensa che, se fai un lavoro tipo designer, grafica, artigiana, artista a qualsiasi livello e titolo, tutti ne sanno più di te o almeno quanto te, tutti sanno fare quello che fai tu, professionalmente non vali un emerito. io non capisco se è solo arroganza, o se davvero pensano che qualsiasi cagata tirino fuori da un pc o da una matita sia effettivamente uguale a quella che una persona, che magari non è michelangelo, ha creato dopo anni e anni di studio e pratica e e e.

sono fuori tema? mica tanto, visto che oggi volevo spendere due parole su addio, stregone, manghino che ho recuperato approfittando della possibilità di uno scambio. si tratta di una miniserie di due volumi uscita qualche tempo fa per planet manga. mi ispirava molto per il fatto che raccontasse la storia dei fratelli van gogh, sapevo di dovermi aspettare qualcosa di molto romanzato e di assolutamente non attinente alla realtà, ma devo ammettere che ha superato ogni mia aspettativa.


il protagonista è theo van gogh, fratello minore del più noto vincent, mercante di arte appassionato del suo lavoro, ciecamente fiducioso nel talento del fratello e nella nuova arte: nella galleria goupil, dove lui lavora, esposero i maggiori pittori impressionisti, anche nel periodo in cui l'arte accademica non vedeva di buon occhio questi artisti ribelli e anticonformisti.
la figura di theo è, almeno in questo e nel rapporto con vincent, molto simile alla realtà. è proprio il pittore invece ad aver subito per mano di hozumi, l'autrice, il cambiamento più drastico.
per non dire assurdo e inaspettato.
siamo abituati a pensare a vincent van gogh come un uomo in continua lotta con il mondo e ancor di più con sé stesso, un'anima turbata e disturbata, un personaggio arrivato all'autolesionismo e al suicidio. era ovvio aspettarsi una figura cupa, solitaria, forse anche un po' negativa.
invece il vincent di addio, stregone è un ragazzo dolce, ingenuo, felice, capace di trovare in ogni dove, persino nei momenti più dolorosi, la bellezza della vita, uno che, secondo le stesse parole di theo, non ha mai provato il sentimento della rabbia.
ve lo assicuro, è uno shock.
la vita di vincent scorre tranquilla, lui dipinge centinaia di quadri, ingenuamente ignaro del suo talento, mentre il fratello theo lo supporta, moralmente ed economicamente: theo crede ciecamente in vincet, crede nel suo talento, un dono divino che vincent ha il dovere di utilizzare per rendere felici gli uomini del presente e del futuro, e per spingere il fratello a non abbandonare la sua strada, arriverà a compiere gesti drammatici e a dir poco pericolosi.
per tutto il tempo (poco a dire il vero, vuoi perché sono solo due volumi, vuoi perché praticamente li ho divorati) si aspetta il momento in cui vincet diventerà il vincent che tutti conosciamo: per tutto il tempo ci si chiede quale trauma, quale evento siano riusciti a trasformare quella sorta di bambinone nel genio visionario di cui abbiamo ammirato milioni di volte le opere.
bene, io non vi svelo il finale, però ve lo dico: è traumatico.

nonostante lo stravolgimento completo e totale di una delle figure più conosciute e amate del mondo dell'arte, non è stato questo nuovo vincent a farmi storcere il naso, assolutamente: ho preso la storia per quella che è, non una biografia, ma un racconto frutto della fantasia di un'autrice che ha scritto una versione tanto assurda quanto godibile. insomma, se cercate la verità su van gogh, non siate ridicoli, andate a studiare un libro (anche più di uno) di storia dell'arte e non aspettatevi nulla da questo titolo (sembro cattiva? no, è che ci sono tanti che si credono esperti di storia giapponese perché hanno letto qualche manga sui samurai, trovo che sia un atteggiamento a dir poco ridicolo, da arrogantelli ignoranti e stupidi).

quello che mi ha davvero infastidita è stata la scelta di rappresentare tutti i personaggi come i classici bishounen da shoujo manga, cosa che li ha resi, almeno a me, falsi oltre ogni limite di sopportazione. 
capisco la necessità di vendere il fumetto a un certo tipo di pubblico, capisco l'abitudine di questo pubblico a vedere sempre e solo un certo stile grafico, capisco che magari molti ragazzi in giappone non abbiamo mai visto le fotografie di alcuni artisti del periodo, ma di certo rappresentarli come androgini con i capelli sparati in aria mi po' mi ha lasciato sconcertata, anche perché si tratta di un josei (manga destinato a donne adulte) e non uno shoujo, shounen o altra roba per un pubblico giovane.
quello che poi mi ha davvero fatta ridere, e intristire allo stesso tempo, è stato lautrec: era un uomo piccolo, sgraziato, diciamo anche brutto: era affetto da una rara malattia ossea, la picnodisostosi (link wikipedia, in cui trovate proprio una foto di lautrec), che gli conferiva le particolari caratteristiche fisiche di cui sopra: proprio il suo aspetto, così fortemente in contrasto con le sue immagini piene di bellezza e di grazia, lasciano cogliere il suo genio, la ricerca del bello nell'arte e nella vita, la volontà di afferrare quello che il destino gli aveva proibito, e al contempo, la totale mancanza di autocompatimento e anzi, una capacità infinità di godere della bellezza e della gioia di essere vivi.
ora, vedere lautrec ritratto come un ragazzino imberbe, carino ma appena un po' più minuto degli altri, mi ha prima fatta ridere, poi irritata: ancora oggi il brutto va nascosto? celato? camuffato? non va bene rappresentare un uomo per quello che era, con tutti i suoi difetti fisici e con tutta la sua immensa bellezza interiore? o forse l'autrice ha ritenuto inutile cercare almeno una foto dei personaggi che ha usato per la sua storia, inventandoseli di sana pianta?
non ho idea, anche se credo che sia più la prima (nel secondo caso la mancanza di serietà sarebbe imperdonabile), e questa cosa mi sconforta. sono stanca di questa stupida concezione del corpo come oggetto da vendere, anche quando è solo un disegno. sono stanca del disprezzo per il non canonico, per il brutto, per il diverso.
henri de toulouse-lautrec sapeva godersi la vita anche se la vita gli aveva tirato un brutto scherzo, oggi ancora, per essere accettati, non abbiamo nemmeno il coraggio di mostrare le vere fattezze di un personaggio storico, neanche il coraggio di disegnare un uomo brutto.
mi spiace per hozumi. l'idea di fondo era buona, persino quella di reinventare la vita di vincent van gogh è stata una buona trovata, ma questa scelta grafica, che è anche ideologica a dirla tutta, è stata infelice oltre ogni limite.

commenti randomici a letture randomiche - parte XIV

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tantissima bella roba di cui parlare, ergo tantissima felicità & profonda disperazione per lo spazio in libreria che sta sparendo non so come e peggio ancora non so come fare.

in primo luogo a pasqua ho ricevuto (beh sì, sono una donna fortunata io! ) il desideratissimo crescere, che palle!, la prima raccolta pubblicata in italiano di sarah andersen.
seguivo già da tempo la sua pagina fb e quella di una fan italiana che si occupa di tradurre le vignette, quindi conoscevo già buona parte del materiale presente nel libro, ecco perché lo desideravo tanto!
sarah andersen ha centrato in pieno il bersaglio: la sua protagonista è l'immagine perfetta della ragazza un po' nerd, non troppo bella, agli antipodi dello stereotipo della giovane donna femminile e sensuale, incasinata, pigra, con un pessimo gusto per i vestiti e un coniglio per amico.
è impossibile non riconoscersi in lei almeno in una delle vignette, praticamente si può dire che la anderson ha colto un mondo completamente diverso, e forse finora nascosto, intenzionalmente o meno, della realtà delle ragazze di oggi: la timidezza cronica, la scarsissima voglia di far vita sociale, la passione per telefilm, fumetti, film e tutto quello che fino ad adesso era stato di proprietà dei nerd occhialuti e rigorosamente maschi, il disinteresse per la moda e la totale mancanza di pudore - ed era ora! - quando si parla di mestruazioni, chili di troppo e peli superflui.
finalmente una serie di vignette sulle giovani donne divertente ma mai stupida, in cui è facile riconoscersi ma senza luoghi comuni offensivi, volgari e/o sessisti. le scenette fanno ridere, sono brillanti, forse esagerate ma senza ombra di dubbio veritiere!
consigliato, sopratutto alle ragazze. intanto io ho bisogno di un'altra decina di raccolte così!

dal megaordine su libraccio di pochi giorni fa ho già dato fondo a due desideratissimi titoli, il primo è un ottantaduenne, un gatto e una fantastica vacanza, il sequel di la fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camioncino del latte. nel primo romanzo mi ero così tanto affezionata a frank e a bibì che ero davvero felicissima di aver scoperto che la loro storia continuava in un altro libro. perché di certo qui non si parla di alta letteratura e non è certo il romanzo della vita di nessuno.
ma j.b. morrison ha creato un personaggio tanto realistico e comune che non si può non sentirlo vicino in qualche modo, come se fosse il nonno un po' strambo a cui fare una telefonata al giorno per essere sicuri che non abbia combinato nulla di pericoloso.
dopo l'incidente con il lattaio e la conseguente rinascita di frank a opera - inconsapevole - di kelly natale, altri incredibili sconvolgimenti stanno per segnare la vita dell'ormai ottantaduenne e del suo fedele quanto scurrile gatto.
dalla piovosa inghilterra, frank volerà fino a los angeles da beth, sua figlia, alla quale il destino ha giocato il brutto scherzo di mandargli la vita in frantumi, regalandole una separazione e una brutta malattia proprio nello stesso momento.
da bravo padre, frank la raggiungerà non appena possibile, portandosi dietro bibì e rinunciando alla sua vecchia casa da pensionato solitario.
in america, insieme a beth e laura, vivrà giorni da padre e nonno, finalmente con la sua famiglia, con le persone che ama di più al mondo... non senza cacciarsi nei guai!
ne avevo letto pareri abbastanza negativi, invece questo romanzo mi è piaciuto parecchio, forse più del primo. mi ha lasciato la voglia di continuare a leggere le avventure di frank, di accompagnarlo ancora per tanti anni e tanti romanzi!

il secondo libro recuperato sul libraccio ha lavato una macchia enorme nella mia storia di lettrice, che quasi mi duole ammettere: ho recuperato adesso, dopo e anni e anni, le fiabe di beda il bardo. l'ho cercato per un po', poi mi ero arresa visti i prezzi della vecchia edizione, tutti, ovviamente maggiorati, e vista l'orribile copertina della nuova edizione. adesso posso dire che a completare la mia collezione di harry potter mancano solo gli illustrati!
non c'è moltissimo da dire su questo libro in effetti.
sono favole sul modello di quelle dei fratelli grimm o altre favole popolari, rivisitate però in chiave magica, ovvero, là dove solitamente maghi e streghe erano antagoniste di eroi e eroine umane (o babbane), qui sono i protagonisti, e la magia non è solo fonte di malefici e incantesimi di cui liberarsi, ma diventa, se ben usata, un mezzo per aiutare, curare, guarire gli altri.
insomma, cambiano i personaggi e cambia il ruolo della magia, ma non cambiano quelli che sono sempre stati gli insegnamenti delle favole: l'altruismo, la bontà d'animo, la generosità, la modestia e la lealtà vincono; gli arroganti, cattivi e superbi finiscono sempre con il vedersela brutta.
molto carina l'idea di aggiungere i commenti di silente e le note dell'autrice per spiegare al meglio a noi poveri babbani parole, modi di dire eccetera.
insomma, fondamentale per i fan di harry potter (e chi non lo è?), ma come libro in sé se ne può tranquillamente fare a meno.

himitsu - the top secret 1

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sono giorni che mi arrovello su questo post.
scrivere di himitsu - the top secret mi sembra quasi impossibile.
l'autrice, reiko shimizu, nota (no, non è vero) in italia per la principessa splendente, è forse al contempo una delle mangaka più brave e più bistrattate le cui opere sono state pubblicate nel nostro paese.
cerco di capire da anni perché un fumetto disegnato benissimo e con una trama accattivante e coinvolgente non possa avere il successo che merita, e me lo spiego in due frasi (chi vuole arrabbiarsi faccia pure): in primo luogo perché quelli di reiko shimizu sono manga, e si sa, chi legge graphic novel e fumetto indipendente eccetera non si abbassa a leggere manga, e chi legge manga, troppo spesso purtroppo, legge solo manga, e la shimizu fa manga esteticamente e contenutisticamente molto lontani dai manga che tirano di più, così liberi dai cliché dei titoli mainstream da non rientrare quasi mai tra le letture dei mangofili estremisti.
ragion per cui, da un lato o dall'altro, questa autrice non ha avuto il successo che meritava.
per cui mi unisco all'appello di elisa di gerundiopresente e invito le due categorie, quelli che io i manga non li leggo che mi fanno schifo e quelli che io leggo solo manga e preferibilmente solo quelli di successo, a dare un'opportunità a questo titolo, altrimenti sappiate che vi state perdendo una megacicciofigatissima immensa (vi invito anche a buttare nel cesso queste stupide idee che vi fanno discernere tra i fumetti a seconda della nazionalità del loro autore/editore; è una roba davvero insensata e veramente veramente veramente stupida).

tornando in tema.
himitsu - the top secret di reiko shimizu è uno shoujo manga, uno di quelli che fa crollare ogni luogo comune sugli shoujo: niente storie d'amore, niente occhioni né fiori in ogni dove. anzi, himitsu unisce tematiche fantascientifiche a tratti da poliziesco, con la solita attenzione dell'autrice per la psicologia dei personaggi.
il risultato è ambientato in un futuro non troppo lontano, nel quale si è riusciti, grazie a una particolare forma di risonanza magnetica e di elettrostimolazioni, a rivedere tutte le immagini viste dalla vittima fino ai due anni prima del momento della morte, a patto ovviamente di poter disporre entro le dieci ore dal decesso del cervello intatto.
una tecnologia del genere consente dunque di poter svelare anche i crimini più elaborati, gli omicidi perfetti, semplicemente guardando, come un film, quello che il cervello ha registrato.
ma se da un lato questo metodo di indagine permette soluzioni precise, veloci e senza possibilità di errore, dall'altro viola completamente la privacy della vittima, rendendo visibili non solo gli eventi registrati, ma anche le sue emozioni, sensazioni, paure: i ricordi infatti sono in qualche modo alterati da chi li ha registrati, come se si trattasse di una iper-soggettiva: ad esempio, una persona della quale la vittima era innamorata, apparirà più bella di quello che è in realtà, o al contrario, qualcuno di cui aveva paura, avrà un aspetto ancora più spaventoso. senza contare che allucinazioni, dovute o meno ad assunzioni di stupefacenti, fantasie eccetera, saranno registrati come se fossero reali.

trovato un modo per analizzare una fonte perfetta (o quasi) di informazioni come il cervello, tocca trovare anche chi riesca a portare avanti le indagini, basandosi sul materiale in possesso per ricostruire l'esatto corso degli eventi, senza tralasciare il fatto che questo tecnologia può mostrare le immagini, ma non i suoni o gli odori.

come per molte altre serie diventate poi famose ed apprezzatissime dal pubblico, anche himitsu è nato da un episodio pilota breve: nel 2055 in america viene per la prima volta utilizzata la tomografia del cervello per risolvere un caso molto controverso e che riguarda niente di meno che il presidente degli stati uniti, trovato morto in circostanze molto misteriose. kevin loomis si ritroverà a collaborare alle indagini in qualità di esperto della lettura delle labbra, ma, superato l'entusiasmo iniziale per quello che questa nuova tecnica investigativa comporta, kevin comincerà a porsi delle domande fondamentali per quello che riguarda i risvolti dal punto di vista etico e morale. su quale base, ad esempio, si deve decidere chi deve scandagliare la vita privata di un'altra persona? quali informazioni possono essere rese pubbliche e quali no? quanto è corretto violare fino a questo punto l'intimità di qualcuno senza il suo consenso?
dopo questo episodio pilota comincia la serie vera e propria. ci troviamo, cinque anni dopo gli eventi americani, in giappone, a seguire le indagini della nona sezione investigativa di tokyo insieme ad aoki, uno dei nuovi membri della squadra.
in effetti, tutto il personale è stato appena cambiato: i vecchi investigatori, dopo aver seguito il caso di un serial killer, sono tutti impazziti o si sono suicidati. solo il giovane vice commissario maki sembra non aver riportato nessun trauma dall'indagine precedente.
oltre a tutti i quesiti che loomis si era posto anni prima, adesso si aggiunge la domanda più spaventosa: è possibile rivivere le esperienze di alcune vittime di omicidi brutali senza esserne turbati in modo irreversibile?

il rapporto tra aoki e maki si sviluppa in pochissimo tempo senza per questo peccare per mancanza di
naturalezza: per quanto brillante, intelligente, dotato di una capacità di osservazione senza pari e con una capacità sovrumana di resistere allo stress psicologico delle indagini, maki nasconde più debolezze di quanto si potrebbe immaginare, mentre aoki è la spalla perfetta, pronto a sostenere maki senza nessuna esitazione.

personaggi affascinanti, casi misteriosi da risolvere, omicidi efferati, tecnologie futuristiche, ritmi serratissimi che non lasciano mai calare l'attenzione, senza contare l'eleganza e la pulizia che contraddistinguono le tavole di reiko shimizu. praticamente himitsuè il tipo di fumetto che potrebbe piacere a qualsiasi tipologia di lettore.
se proprio dobbiamo trovargli un difetto quello è il suo editore italiano. la goen è famosa per i suoi ritardi, rinvii infiniti delle uscite, blocchi, un'attenzione e una cura del cliente che vanno, in negativo, oltre ogni limite concepibile. la speranza è di riuscire a leggere tutti e 12 i volumi della serie principale senza diventare nonni nel frattempo, al momento neanche ci pensiamo ai vari prequel (sui quali non sono poi neanche tanto informata, quindi se qualcuno sa qualcosa mi farebbe piacere se lasciasse un commento), perché sarebbe veramente chiedere troppo a un editore simile.
per consolarvi posso dire che in ogni volume si conclude un caso investigativo, per cui le attese tra un numero e l'altro sono meno fastidiose rispetto ad altre serie. io, personalmente, avevo decretato blocco totale per goen, ma questo e mahoromi sono davvero imperdibili e quindi, amen, possiamo solo attendere e incrociare le dita. peraltro pare che in molte fumetterie (ovviamente non nella mia) sia già arrivato il secondo volume...

ps. non solo sono riuscita a scrivere di un fumetto che pensavo non sarebbe mai arrivato qui in italia, ma questo è il 650° post su claccalegge magari porta bene...

sip kids

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uscirà in libreria tra qualche giorno (il 28 aprile), ma bao mi ha dato l'opportunità di leggerlo in anteprima e ne sono davvero felicissima: sip kidsè un fumetto imperdibile per i fan di strangers in paradise - ovviamente - ma anche per chi ha amato e continua ad amare le strisce dei peanuts.
perché sip kids rende omaggio - e che omaggio! - proprio alle famigerate noccioline, permettendo a moore di realizzare il suo progetto di disegnare un fumetto che si rifacesse all'opera di schulz, idea originariamente accantonata per via dell'enorme successo che gli diede un'opera completamente diversa per forma e contenuti, ovvero strangers in paradise.


la cosa più paradossale è che se moore non ha disegnato prima qualcosa in stile sip kids perché era riconosciuto come un autore di fumetti completamente diversi, c'è anche da ammettere che sip kids non esisterebbe senza l'enorme pubblico di fan di sip pronti a sostenere un progetto simile. il cane che si morde la coda, insomma.
in ogni caso, io sono felice come una scimmia davanti a questo gioiellino che si può a tutti gli effetti definire come un bellissimo regalo ai lettori di strangers in paradise.


moore sembra giocare con i suoi stessi personaggi e con i lettori, come se fossero vecchi amici affezionati a cui fare uno scherzo divertente e innocuo: cosa sarebbe successo se katchoo, francine, david, tambi, darcy, bambi, freddie e casey si fossero conosciuti da bambini? e se avessero vissuto tutti in un quartiere che ricorda quello di charlie brown, se avessero frequentato la stessa scuola?
nonostante le fondamentali differenze di trama rispetto alla serie originale, dovute all'età dei protagonisti, sip kids mantiene quasi del tutto inalterato sia il tipo di relazioni che si intrecciano tra i personaggi, sia il loro carattere, seppur smussato da un'atmosfera infantile, spensierata e innocente in cui mancano i momenti drammatici e i colpi di scena tipici di strangers in paradise, nonché - ovviamente - le tematiche più adulte.
così, tra una partita di pallone e la festa di halloween, katchoo fa la corte a francine e litiga con il suo rivale freddie, darcy fa la bulla e cerca di accattivarsi la simpatia di katchoo, senza tutte le finezze di cui sarà capace da adulta, mentre francine si lascia sciogliere dalle attenzioni di freddie, il quale non nasconde di essere un promettente mollicone. solo il personaggio di david risulta un po' troppo diverso da quello che potremmo definire l'originale, tanto dolce e ingenuo da risultare persino sciocco.
l'atmosfera a primo impatto allegra e spensierata, ma richiama alla mente tutto quello che sarà - o, se preferite, è stato: una scena su tutte, semplice quanto poeticamente fortissima, quella nella quale katchoo si allontana da casa di francine per tornare a casa sua, in un paesaggio che cambia persino i colori del cielo e che riassume, in una sola vignetta, tutto quello che sarà la sua terribile adolescenza.


un omaggio a strangers in paradise dunque, ai suoi indimenticabili personaggi, ma anche, come si diceva, ai peanuts: non solo nello stile grafico, lontanissimo da quello a cui moore ci ha abituati e che si avvicina molto a quello di schulz, sopratutto nelle fisionomie volti e nelle anatomie (le teste tonde e i nasi un po'"a patata" che fanno tanto charlie brown), ma anche in alcune scene - come quella qui sopra - che richiamano immediatamente alla memoria alcuni tormentoni delle strisce di snoopy & co.

un progetto del genere poteva anche risultare goffo e peccare di autocelebrazione, ma moore disegna tavole che sono una gioia sopratutto per il cuore di chi ha seguito la storia di katchoo, francine, david e tutti gli altri: non solo questo repentino e totale cambio di atmosfera non tradisce la natura dell'opera principale, ma si può quasi leggere come una sorta di riscatto per tutti i momenti tristi e dolorosi di strangers in paradise. personalmente mi sono divertita tantissimo a leggerlo, è stato quasi come per l'ultimo film di star wars: è qualcosa di completamente nuovo che però ogni tanto strizza l'occhio ai fan, come se l'autore dicesse ehi, lo so che davanti a questa vignetta hai pensato a quello che hai letto anni fa e sappi che l'ho fatto apposta per te. e ammetto pure che mi sono anche un po' commossa a ritrovare tutti bambini, tutti insieme.
e posso dire anche che è sicuramente uno dei tributi più riusciti ai bambini a fumetti più famosi di tutti i tempi. che volete di più?

revolushow

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con revolushow si smette di essere lettori e si diventa telespettatori di una lunghissima diretta, un talk show in cui l'ospite d'onore è il capo del sistema, il boss del bazura empire. mentre il conduttore, king hashtag, infiamma la city celebrando l'uomo più potente, colui che controlla il sistema, mentre i telespettatori incollati davanti allo schermo non osano neanche spostare le pupille di qualche centimetro, fuori dagli studi, nelle strade, qualcosa sta cercando di sovvertire proprio quel sistema.

revolushowè un fumetto dissacrante, grottesco, che se ne strafrega del politicamente corretto, che fa satira e che la fa sul nostro nuovo sistema di comunicazione di massa: i social, il loro linguaggio e la possibilità che tutti, ma proprio tutti tutti, riescano a esprimere quelle che definiscono - senza reale cognizione di causa - idee e opinioni.

i disegni di alessandro caligaris sono pesanti, grotteshi, ultraspressivi: ci conduce all'interno di quello che sembra quasi un campionario freak senza risparmiarci violenza, deformazioni e mostruosità varie, mentre antonio l. falbo scrive testi che sembrano usciti dai social sui quali sguazziamo ogni giorno, pieni di parolacce, di finte idee e ideologie, di luoghi comuni e cattiveria spesso e volentieri gratuita. insieme, creano uno spettacolo che potrebbe sembrare surreale ed esagerato, ma che in fondo è uno specchio cosciente della nostra società.
quello che trovate in revolushow e che può infastidirvi e farvi storcere il naso, non è in fondo altro da quello che viviamo esattamente ogni giorno: dipendenza assoluta da tv e social? ce l'abbiamo. violenza data in pasto a chiunque posi gli occhi su uno schermo? ce l'abbiamo. ma sopratutto: personaggi ridicoli, grotteschi, stupidi, ignoranti, con il cervello come una cacca di cane secca che sparano sentenze gonfie di odio e populismo da due soldi? abbiamo anche quelli. e a dirla tutta, possiamo forse farci mancare un potere che muta aspetto, che passa come un fluido da un corpo a un altro, per dare l'idea che tutto cambi, quando in realtà non cambia niente (semim cit.)? ovviamente no. e sì, abbiamo anche quello.

revolushowè un fumetto che fa satira e la fa su tutto. politica, religione, società, media; non risparmia nulla, mirando con intelligenza su quanto viene trasformato da ideale - nell'accezione più nobile del termine - a idiota, vuoto e sterile araldo per un popolo ignorante e incapace di raziocinio e giudizio autonomo, con le ovvie soluzioni devastanti che, per quanto possiamo esserne in buona parte incoscienti, stiamo vivendo oggi. gli autori infatti pescano a piene mani dalla realtà di ogni giorno, sopratutto dai social media, lì dove quello che viene presentato è difficilmente conforme al reale, dove la finzione a scopo di autoglorificazione è la norma, dove errori e mancanze sono trofei da esporre, in cui chiunque strilla inaudite porcherie difendendosi dietro il diritto di esporre le proprie opinioni senza neppure sapere cosa sia un'opinione, in cui le guerre si fanno tra poveri, sopratutto tra i poveri di cultura e di intelligenza (per la precisione tra gli impoveriti ad hoc) e vengono vinte dai manipolatori furbi e senza scrupoli.

giusto una considerazione personale: la copertina che riprende la morte di marat e una delle illustrazioni che si rifanno alla deposizione di cristo, nel sovvertire il ruolo dell'eroe (permettetemi il termine), sono alcuni dei colpi di genio che mi sono piaciuti di più in assoluto. se pensate che siano fuori luogo, e cosa non lo è d'altro canto in questo fumetto?, beh, no, non lo sono.
se prima avevamo degli eroi, pronti a morire per il bene degli altri o per nobili cause, adesso dobbiamo accontentarci di chi è disposto a immolarsi per un nuovo concetto di bene superiore: il potere che si reincarna in sé stesso, svuotandosi di senso ed essendo esclusivamente forza prevaricatrice finalizzata a sé stessa.
solo che caligaris e falbo lo sanno spiegare meglio.
chapeau.

lo trovate in libreria, pronto a darvi fastidio e a farvi pensare che in fondo la city non è poi tanto diversa dal nostro paese, dal 26 aprile (ma su amazon - primo link del post - è disponibile da domani).
e grazie mille a eris per avermi dato la possibilità di parlarvene in anteprima!

orange

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ogni lettore ha, almeno penso, le sue particolari fissazioni.
tra le mie ce ne sono due che mi hanno fatto posticipare di moltissimo la lettura di orange di ichigo takano: in primo luogo tendo a non fidarmi quando troppa gente parla troppo bene di qualcosa. ho dato un nome specifico a questo atteggiamento, ovvero trauma da il codice da vinci.
di orange tutti, ma proprio tutti tutti, dicevano che era un capolavoro imperdibile.
e niente, ho cominciato a sentire puzza di idiozia.
la seconda fissazione è che odio farmi rubare soldi dagli editori.
nel senso: orange ha esattamente la stessa edizione di buona parte dei manga editi da flashbook, forse qualche pagina in meno rispetto ai vecchi volumi, ma il prezzo più alto. e questa cosa non mi andava giù per niente.
parlando esclusivamente dell'edizione, non vale molto più di un manga da edicola. sì, ok, ha la sovracoperta - che tra parentesi odio con tutto il mio cuore - ma niente di più. quindi spendere quasi sette euro a volumetto era - è ancora - inconcepibile.
per cui mi sono messa buona buona ad aspettare la conclusione per poterlo recuperare usato a un prezzo accettabile, mossa sopratutto dalla curiosità, visto che tra i tutti che ne parlavano bene c'erano anche ragazze che hanno gusti molto simili ai miei.
sono riuscita a trovarlo già da un po' (non è stato facilissimo e questo l'ho letto in senso positivo: se non c'erano molte persone a volersene liberare qualcosa dovrà pur significare, no?) e me lo sono sciroppata in un paio di giorni.

giusto un'osservazione prima di parlarvi del manga.
c'avevo preso, anche se solo a metà.
orange non è un capolavoro. non è uno di quegli shoujo indimenticabili che ti restano indissolubili nel cuore e nei ricordi anche dopo quindici anni, non ti fa venire i lacrimoni agli occhi quando ci ripensi. non è (chiaro che tutto questo è da intendersi come mia opinione personale, eh!) come karekano, mars, nana, furuba, kodocha, la principessa splendente o proteggi la mia terra. quelli sono capolavori totali. questo è un bel manga, certo, al di sopra della media sicuramente. ma niente di più. e mi sono sentita un po' dispiaciuta quando me ne sono accorta. ho sperato fino all'ultimo, ma niente. non è riuscito ad entrare, secondo me, nella rosa degli shoujo manga più belli.


le premesse iniziali sono ottime.
una ragazza di sedici anni, naho takamiya, riceve una lettera dalla sé stessa del futuro, in cui le viene spiegato come evitare che un suo compagno di classe e amico, kakeru naruse, possa scomparire.
ora, io sono cresciuta con pkna, per quello che mi riguarda viaggi temporali, messaggi dal futuro, paradossi eccetera sono la norma, quindi sono partita subito per la tangente facendomi milioni di pipponi mentali su come sarebbe andata avanti la vicenda, esaltatissima di trovare un argomento del genere in uno shoujo manga.
ma tranquilli. la trama vira velocemente da "fantascientifico" al "melanconico emozionale".

inizialmente naho non credo alla lettera, d'altro canto, come darle torto? come avrebbe fatto la sé stessa di dieci anni dopo a mandare una lettera indietro nel tempo? e poi chi è kakeru naruse? lei non lo conosce... ancora.
esattamente il giorno in cui riceve la lettera, viene presentato un nuovo studente nella classe di naho, ovvero kakeru. nonostante alcune indicazioni della lettera non siano immediatamente comprensibili, molti dei fatti descritti succedono veramente.
così naho, che manco a dirlo, ci metterà poco a prendersi una cotta per kakeru, comincerà a fidarsi della lettera, per riscrivere il suo futuro, per evitarsi il rimpianto della perdita e sopratutto per salvare kakeru. e nel farlo non sarà sola. uno dei pregi di orangeè di essere, in qualche modo, un manga corale. anche se i personaggi secondari, gli amici di naho che diventano anche loro amici di kakeru, sono abbastanza ben caratterizzati, seppure rimangano sempre e soltanto personaggi secondari. anche loro cercano di aiutare kakeru e di evitare il destino che hanno conosciuto esattamente come è successo a naho.

senza indugiare troppo negli spoiler, di orange si può dire che è un bel manga che parla di amicizia più che di amore romantico, cosa dovuta anche - forse - alla sua travagliata storia editoriale: i primi capitoli infatti furono pubblicati su betsuma, rivista shoujo di shueisha, fu interrotta quasi subito per poi approdare su gekkan action, una rivista seinen di futabasha.
ripeto che avrei sperato una spiegazione scientifica (o meglio fantascientifica) più esauriente sulla storia delle lettere, mentre il tema portante è da un lato, come detto, la malinconia e il rimpianto, dall'altro il valore assoluto, enorme e importantissimo dell'amicizia, quella che supera persino la realizzazione personale (penso a suwa, al suo futuro e a come è disposto a cambiarlo per il bene di kakeru).
forse, quello che ha rovinato il manga è stato proprio il finale, un po' affrettato e che lascia libera interpretazione al lettore. è davvero possibile cambiare il passato? è possibile chiedere scusa anche quando è ormai troppo tardi? basta cercare in tutti i modi di porre rimedio per creare un mondo parallelo, non importa se reale o no, in cui tutto è andato per il meglio?
non si sa, ma in fondo siamo liberi di immaginarlo, no?


molto carini i disegni, sicuramente più di quelli di dreamin' sun, sono accurati, eleganti, molto femminili e al contempo abbastanza lontani dalle stilizzazioni tipiche degli shoujo manga, sopratutto ho apprezzato (cercandole su google, ovvio) le illustrazioni a colori della serie, molto delicate e gradevoli.

in definitiva: da leggere sicuramente, ma di certo nella nostra carriera di lettori di shoujo manga ci siamo trovati davanti ad opere di livello più alto.

timecrime - parte I

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avrei dovuto scrivere un post serio in cui parlo di roba seria, ma niente. non ce la faccio. sono in pieno scazzo esistenziale e non c'ho voglia di fare niente, vorrei svaccarmi sul letto a leggere fumetti per una settimana.
visto che mi era saltato il post serio in cui parlo di roba seria, pensavo di scrivere uno dei soliti commenti randomici a letture randomiche, ma poi mi sono amminchioluta (come direbbe quella meraviglia d'uomo di andrea camilleri) su timecrime e niente, cambio di programma.

dunque, avete letto la prima parte di timecrime su topolino? (prego che da queste parti non passi gente che pensa che ancora topolino? ma è roba da bambini! e questa pensa di poter parlare di fumetti! perché per ora c'ho il vaffanculo facile).
riassuntone per chi non sapesse di che stiamo parlando.
a marzo 2016 si è festeggiato il ventennale di pkna, sono usciti sei episodi della miniserie pk tube (testi di alessandro sisti, disegni di alberto lavoradori e colori di max monteduro) in sei numeri di topolino (da 3146 a 3152, saltando il numero 3151), gioia dei lettori dei tempi che furono (e di quelli che ora stanno scoprendo pkna con la nuova edizione), in cui vengono ripresi personaggi ed episodi della vecchia serie.
per chiudere in bellezza questa sorta di giubileo pikappico, francesco artibani ha scritto il primo, attesissimo e temutissimo (dalle masse isteriche di chi grida al fallimento ancor prima di sapere di cosa diamine si parla) crossover tra pikappa e niente di meno che doubleduck. i disegni sono stati affidati alle matite di paolo mottura e i colori a max monteduro, che insieme hanno creato delle tavole di una bellezza incredibile, e il risultato è quella immane figata (dal mio modestissimo punto di vista) di timecrime.


pk (da non confondersi con paperinik) è sicuramente l'identità di paperino più conosciuta, visto che, come si diceva, sono passati ben vent'anni dalla prima pubblicazione.
il numero 0 di pkna (paperinik news adventures) usciva a marzo del 1996, da quel momento in poi, fino al 2000 con pkna e successivamente con le altre due serie, il pk team ha rivoluzionato completamente lo standard delle storie disney: niente più stivaletti a molla e bassotti da consegnare alla polizia, pikappa diventa un supereroe più adulto, aiutato da un'intelligenza artificiale, dotato di apparecchiature futuristiche, in lotta contro extraterrestri che si nutrono di emozioni, pirati temporali, vendicatori spaziali, droidi... amici - e nemici - provenienti da luoghi e tempi lontanissimi.
un po' sulla scia della rinascita del vecchio mantello, nel 2008 su topolino nasce double duck, che vede paperino nei panni di agente segreto. anche questa volta ci si rifà a un paperino-agente segreto già esistente, il qu-qu-7 della p.i.a., e anche questa volta si crea uno scenario collaterale alla paperopoli che conosciamo, più godibile da un pubblico più adulto di quello a cui solitamente topolino è stato destinato. (o a cui si crede che topolino sia destinato. insomma, non credo di essere l'unica quasitrentenne che legge topolino oggi).
premettendo che, sigh, double duck lo conosco poco e sto ancora aspettando una ristampa monografica, cronologica e completa della serie, passiamo finalmente a timecrime - parte I.
nelle storie di double duck si era già trovato qualche elemento intruso di stampo pikappico e più di un anno fa, in un'intervista (qui) francesco artibani aveva lasciato intendere che prima o poi gli universi di pk e dd si sarebbero finalmente incontrati.
inutile dire che come al solito c'è stato chi ha criticato e peggio ha criticato prima di leggere la storia. la cosa che più mi manca del vecchio pk è la mancanza di facebook. comunque, mentre quelli che io avrei saputo fare di meglio sta ancora a ciancischiare sull'internet (sono pochi in fondo!), io vi direi di non ascoltarli e correre a recuperare topolino perché questa prima parte di timecrime è davvero imperdibile.


*attenzione agli spoiler*
ci ritroviamo, in apertura, a uno scontro diretto tra kay k (partner di double duck) e un misterioso ladro. questo riesce a fuggire sul tetto, dove però incontra lyla che si presenta subito come tempoliziotta e ci lascia capire subito che quello non è un ladro qualsiasi ma un cronocriminale, conosciuto come t32. ovviamente estranea ai fatti, kay k si scontra con lyla, scambiandola per una complice del malvivente, il ladro riesce a fuggire, anche se a mani vuote e kay k riesce a mettere fuori gioco lyla e scopre che è un droide.
mentre lyla è prigioniera dell'agenzia che sta cercando di studiare la sua tecnologia, kay k si rende conto che contemporaneamente è anche in diretta tv, su channel 00. qualche minuto dopo paperino, nei panni di double duck, si renderà conto che lyla non è l'unico "doppione": pikappa è all'interno dello stesso palazzo e sta cercando di portarla via.
la scena in cui double duck e pikappa non capiscono immediatamente di essere lo stesso papero è stata vagamente imbarazzante, ma sono sicura che un motivo ci sarà e che lo scopriremo nel secondo episodio. intanto sappiamo che pk è venuto dal passato per catturare un cronocriminale e che adesso ha bisogno di lyla per tornare indietro nella sua linea temporale. ma dd non ricorda nulla di questa avventura, che per lui dovrebbe essersi svolta nel passato... come è possibile?
in ogni caso, spiegata grossomodo la faccenda a kay k, che ha le sue buone ragioni per non voler coinvolgere tutta l'agenzia, i tre cercano un modo per recuperare lyla.
a complicare le cose, anche t32 sta cercando lyla per poter tornare a viaggiare nel tempo, adesso che la sua cronovela è stata distrutta durante lo scontro con kay k, e per farlo si affida a axel alpha, ex partner di kay k (non conoscendo bene dd è la prima volta che incontro questo personaggio, ma non mi va troppa simpatia). nel frattempo, l'agenzia ha deciso di spostare lyla a belgravia (altro punto in comune tra la serie di pk e quella di dd) e le due squadre iniziano a giocare a carte scoperte...
*fine spoiler*

che dire?
poca roba mi ha scatenato tanto hype e poi mi ha dato tanta soddisfazione quanto questa storia. attendo la seconda parte, ma so già che mi piacerà un sacco.

un ragazzo parte per un viaggio ferisce qualcuno non torna più a casa

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da qualche anno a questa parte sto cercando di conoscere più che posso il mondo delle autoproduzioni di fumetti in italia. certo, ammetto che da qui non è facilissimo visto che per lo più questi fumetti si trovano alle fiere, ma internet è pieno di bella gente che parla degli artisti che scelgono di non avvalersi dei metodi di distribuzione classica. qualche tempo fa, su un bel blog che vi consiglio caldamente, le 110 pillole, ho letto un post su un ragazzo parte per un viaggio ferisce qualcuno non torna più a casa del collettivo mammaiuto.
ammetto di aver avuto un attimo di esitazione davanti al loro nome. ho sviluppato, nel corso del tempo, un'avversione completa per qualsiasi pagina su internet che contiene la parola mamma. ho la fobia dei blog che celebrano la maternità e parlano di pannolini, rigurgitini, notti in bianco eccetera. poi mi sono resa conto che, grazie al cielo, stavo prendendo una cantonata grossa come una cattedrale, ho letto il post e sono andata a spulciarmi un po' il loro sito. e ho immediatamente ordinato questo volume, che era stato presentato a lucca lo scorso anno ed era già sold out (no, non sono scema, ho approfittato del preordine per la ristampa che è stata spedita a inizio dello scorso mese).
sto divagando. come sempre.


il collettivo mammaiuto si presenta così:
Mammaiuto è un’associazione formata da un collettivo di autori. Il nostro primo scopo è fare fumetti per il piacere di farli. Il secondo è raggiungere i lettori direttamente, eliminando la presenza di intermediari: tutte le storie, le illustrazioni e le strisce che produciamo sono sempre disponibili gratuitamente on line. Le attività di vendita che intraprendiamo sono finalizzate a dare agli autori il massimo compenso possibile per il loro lavoro, e a pagare le spese vive dell’associazione. Cerchiamo di prendere ogni decisione con un processo di democrazia deliberativa e gestiamo le attività in un’ottica di completa trasparenza.
insomma, non gli volete già bene?

un ragazzo parte per un viaggio ferisce qualcuno non torna più a casaè un'antologia molto particolare: tredici autori (laura camelli, samuel daveti, paolo deplano, silvia fabris, francesco frongia, giusy gallizia, francesco guarnaccia, sara menetti, lorenzo palloni, alessio ravazzani, claudia “nuke” razzoli, francesco rossi, giorgio trinchero e matteo berton, che ha realizzato la copertina), dieci storie e un solo soggetto.
direte voi perché leggere la stessa cosa per dieci volte di fila, che so pure come va a finire? e qui sta il bello di questo volume. il soggetto è lo stesso, le storie sono sempre diverse, completamente.
io sono sempre stata dell'idea che non importa tanto il cosa si racconta, ma il come lo si racconta. quindi non potevo assolutamente perdermi un libro che praticamente è la messa in pratica del mio credo. ma ovviamente i ragazzi di mammaiuto fanno molto più che cambiare stile alla stessa storia. dicevo sopra che le storie sono completamente diverse, al punto tale che se non fosse per il soggetto in comune sarebbe stato impossibile farle entrare tutte nella stessa antologia.
alcune storie sono ambientate ai nostri giorni, altre si svolgono in ambientazioni fantasy, altre ancora in mondi futuristici. i protagonisti sono adolescenti, o bambini, o quasi-adulti. il motivo per il quale un ragazzo parteè sempre diverso, il modo in cui ferisce qualcuno e il perché lo fa è sempre diverso, la ragione per cui non torna più a casaè sempre diversa.

lettore, tu che sai cosa succederà, hai solo da scoprire come succederà. e ogni volta ti stupirai, a volte ti scapperà qualche sorriso, altre volte una lacrima. di sicuro, finito di leggere, ti renderai conto di avere tra le mani un gioiellino come ce ne sono pochi in giro.
insomma, caro lettore, smetti di leggere qui e recupera al più presto la tua copia di questo libro (graphic novel se ti sembra più figo, in ogni caso il link è questo) e poi torna a ringraziarmi.

commenti randomici a letture randomiche - parte XV

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nelle ultime settimane ho recuperato un po' di roba in fumetteria. era ora di scrivere qualche commento e sistemare il casino che avevo lasciato sulla scrivania, la famosa pila delle cose di cui scriverò presto sul blog.

il mondo di ran sta per concludersi e questo penultimo volume lascia intendere che il prossimo ci prosciugherà le ghiandole lacrimali.
*attenti agli spoiler!*
la lotta con gli insetti si è finalmente conclusa.
l'ultimo insetto è morto, l'affetto di ran per otaro è riuscito a cacciarlo fuori dal suo corpo, mentre shizuka l'ha distrutto definitivamente.
ma dopo tutto questo tempo, l'insetto ha completamente distrutto il corpo di otaro, che rimane in vita solo grazie alla magia di ran. quando lei si addormenterà per recuperare i suoi poteri, lui non avrà più il suo supporto, e di conseguenza...
già da un po' si era capito che non c'era molto da sperare per otaro, ma avevo continuato a credere che alla fine, in un modo o nell'altro, l'happy ending sarebbe arrivato.
e no, non intendo un happy ending amoroso, in fondo ran è una bambina e sarebbe abbastanza disgustoso se lui volesse stare con lei pur sapendolo.
ma mi aspettavo che otaro riuscisse a salvarsi...
beh, insomma, manca davvero poco alla fine, però per qualche giorno ancora posso continuare a sperare di vedere ran sorridere radiosa.
voi cosa vi aspettate dall'ultimo volumetto?

il secondo volume di liselotte e la foresta delle streghe mi ha molto sorpresa. sopratutto per il fatto che la storia ha accelerato parecchio, senza però risultare maldestramente affrettata.
insomma, parliamo di natsuki takaya!
*attenti agli spoiler!*
siamo solo al secondo volume e già si comincia a svelare il passato di liselotte e quello di engetsu: la loro storia inizia tanto tempo prima del loro ultimo incontro, quando liselotte viveva ancora insieme alla sua famiglia. il giorno in cui liselotte stava per essere uccisa da un killer assoldato, forse, proprio da suo fratello, enrich riuscì a permetterle di salvarsi, pagando il suo gesto con la vita. adesso è rinato come engetsu, grazie al potere della strega vertelinde, ma non è più un essere umano.
e questa volta tocca a liselotte salvarlo.

se già nel primo volume si intuiva un'atmosfera tetra, qui la takaya non si risparmia in nulla: uccisioni, tradimenti, rimpianti, perdite. si poteva pensare a un fantasy spensierato e dolce dando un'occhiata alla prima cover, invece il livello di angst è davvero altissimo. la trama sembra essere entrata nel vivo e plausibilmente ci sarà parecchia azione nel prossimo volume. se si continua con questo ritmo non dovrebbe volerci troppo tempo prima che la storia finisca, quindi se l'autrice decidesse di riprendere a disegnare non dovremmo patire troppo.
ma sono solo considerazioni assolutamente personali e basate su semplici impressioni.
in ogni caso, io non vedo l'ora di leggere gli altri tre volumi.

ho recuperato anche, in mega ritardissimo, il decimo volumetto de il fiore millenario. non ho letto moltissimi shoujo fantasy, ma questo sicuramente si gioca il posto d'onore sul podio insieme a fushigi yuugi e la spada incantata di sakura.
le vicende della principessa a-ki e del suo fedele hakusei non sono semplicemente appassionanti e coinvolgenti. in questo manga si mischiano elementi solitamente meno tipicamente shoujo, azione, guerra, addestramento militare, intrighi politici eccetera, a quelli a cui siamo più abituate. quello che però rende veramente notevole questo manga (per cui se ve lo siete perso dovete assolutamente rimediare) è la sua protagonista.
nonostante abbia vissuto una delle esistenze più difficili che si possano immaginare, a-ki è una ragazza intelligente, forte, ambiziosa. nonostante l'affetto che la lega ad hakusei e che prima la legava a seitestu, a-ki sa essere indipendente, sa salvarsi da sola, non ha bisogno del principe azzurro che venga a prendersi cura di lei mentre rimane ad aspettare con gli occhi colmi di lacrime. nonostante le sue debolezze, che sono più che altro la prova di un animo sensibile e vivo, a-ki sa governare sé stessa, il suo destino, i suoi sentimenti e il suo paese.
vorrei più protagoniste come lei nei fumetti...
ma intanto la nostra principessa si trova nei guai fino al collo, rapita dal principe di so e sempre sotto la costante minaccia di do-hi, lontana da hakusei e dall'oggetto che può darle il diritto di regnare, finalmente sul suo paese. ha solo le sue capacità a difenderla dai suoi carcerieri e la sua forza a evitarle di dare a do-hi una vittoria troppo comoda.
alla fine del volume c'è un gran colpo di scena e... beh, ho bisogno di andare avanti prima possibile. l'unica cosa che odio di questo titolo è la sua pubblicazione a singhiozzo. in giappone siamo arrivati al 13° volumetto e la serie è ancora in prosecuzione, ma credo proprio che non manchi moltissimo alla conclusione. sperando che si velocizzino i tempi della pubblicazione italiana!

un po' scialbino, dopo l'entusiasmo del terzo volumetto (ne avevo accennato direttamente sulla pagina fb, qui) il quarto numero di rere hello.
la storia è abbastanza semplice, si è capito da un pezzo dov'è che l'autrice vuole andare a parare e non si riesce a capire cosa diamine le impedisce di arrivare al quid del discorso.
in ogni caso, *attenti agli spoiler!*
apprendiamo con gioia (non è vero, non è che la cosa mi fregasse poi così tanto) che towa e hata, dopo la dichiarazione di lui e il rifiuto di lei, hanno fatto pace. towa non solo non è innamorata di hata, e mi piacerebbe parecchio che l'autrice non li facesse finire insieme solo per quieto vivere, ma direi che ha un debole per ririko. se questo aspetto della storia non venisse trascurato, accantonato e nascosto, potrei finalmente cominciare a interessarmi un po' di più a questa biondina sociopatica. ma al momento...
minato e ririko continuano a comportarsi da sposini novelli senza fare un solo passo avanti nella loro relazione, come se la cosa non fosse già abbastanza noiosa così, entra in scena un nuovo personaggio a complicare la faccenda, cioè a complicarla per quello che è l'assurdo comportamento dei protagonisti di buona parte degli shoujo manga. insomma, arriva, del tutto immotivatamente, serina, che ririko inizialmente scambia per la fidanzata di minato e che poi si scopre essere sua cugina (di secondo grado, cosa fondamentale). serina è la tipica ragazza carina, innamorata del protagonista maschile e che farà di tutto per allontanare da lui la protagonista femminile. giusto perché non ci bastano mai questi assurdi cliché in cui le donne competono per amore di un uomo, eh...
in ogni caso, sappiamo già adesso che, per ragioni di trama, il suo destino è segnato e che dovrà arrendersi all'evidenza di non essere lei il personaggio su cui è incentrata la vicenda. se nel frattempo riuscirà a far sbloccare minato e ririko, almeno avrà avuto una qualche utilità.
insomma, volumino un po' noioso, ci si aspetta di meglio nel prossimo numero...

invece il secondo volume di himitsu conferma tutto quello che si era già detto a proposito del primo: questo manga è un capolavoro.
cercherò di parlarne senza fare troppi spoiler, riassumere la trama sarebbe un lavoro inutilmente lungo e non riuscirei comunque a far emergere quello che rende così bello questo manga.
in questo numero i casi affrontati dalla nona sezione investigativa sono due. nel primo la shimizu si concentra sopratutto sul buon aoki, dandogli modo di gestire un'indagine per lui difficile ed emotivamente sfiancante, dato che la vittima è stata sua collega, affidata a lui direttamente da maki.
nonostante le sue capacità, aoki non riesce a mantenere la freddezza (apparente?) di maki, arrivando a rischiare persino la sua stessa vita.
anche nel secondo caso la sensibilità di aoki gioca a suo sfavore: poter scandagliare il cervello della vittima fino a vedere quello che ha visto e sopratutto il modo in cui lo ha visto, entrando in totale empatia con lei, non è facilmente sostenibile per il giovane investigatore, e l'intervento di maki è sempre fondamentale e decisivo, anche quando sembra fare poco.

in entrambe le storie, nonostante la spietatezza dei fatti narrati, nonostante le immagini spesso crude, quasi al limite dell'horror, la shimizu riesce sempre e comunque a far emergere l'aspetto più poetico della vicenda: dai bellissimi paesaggi sognati dalle vittime, fino alle loro speranze, i loro desideri, il modo incredibile in cui l'amore incondizionato riesce a mostrare il mondo esterno al nostro cervello.
ammetto che la parte finale della seconda storia mi ha davvero commossa, la shimizu ha davvero giocato sporco e ha vinto facile.
adesso che si è meglio affrontato l'argomento della risonanza tomografica e le eventuali conseguenze, mi aspetto un terzo numero che si focalizzi di più sui personaggi, sopratutto su maki.

canvas ~ campagna di crowdfunding e intervista a ilaria gelli

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se siete tra quelle belle persone che seguono la pagina fb di claccalegge lo saprete già: il 2 maggio è iniziata la campagna di crowdfunding per canvas, un silent book ideato e disegnato da una bravissima disegnatrice italiana, ilaria gelli.


realizzato in collaborazione con il tatai lab, conosciutissimo ormai dai lettori di lumina, canvasè un progetto molto particolare: un'opera dedicata alla passione per il disegno, una raccolta di illustrazioni, un racconto.
i disegni di ilaria sono elegantissimi, puliti, con fortissime influenze nipponiche per quello che riguarda il tratto e arricchiti da uno stile di colorazione molto curato, pittorico, che richiama immediatamente il fumetto occidentale degli ultimi anni. una commistione forse insolita ma di grandissimo effetto.
Cosa accade quando un hobby non rimane più solamente tale ma diventa qualcosa di più, una passione che si ingrandisce a dismisura fino a diventare essa stessa vivente?
è questo quello che succede al protagonista di questa storia, alessandro, un bambino con un amore smisurato per il disegno. la sua passione prenderà forma e vita, materializzandosi... in un'adorabile bambina con i capelli rossi!

la campagna è iniziata da pochi giorni e già l'opera di ilaria ha raccolto tantissimi consensi in rete, arrivando già a superare il 30% del goal. per sostenere questo progetto andate sulla pagina di indiegogo dedicata a canvas e scegliete il vostro perk (data prevista di consegna: dicembre 2016). tra i vari gadget, sketch eccetera, ovviamente ci sarà il libro (72 pagine a colori e copertina cartonata) oltre alla possibilità di usufruire di un codice speciale utilizzabile sull'app gratuita creata appositamente da ilaria e dedicata, ovviamente, a tutti gli appassionati di disegno.

ho chiesto a ilaria se le andava di aiutarmi a presentare canvas, quindi... buona lettura!

ciao ilaria e benvenuta su claccalegge! grazie per aver accettato l'intervista!
l'idea di dedicare un intero racconto alla passione per il disegno è nata dopo la proposta di tatai lab di progettare un libro, o avevi già in mente di scrivere una storia simile?
È un piacere per me essere qui!
Da tanto avevo il sogno di poter pubblicare un artbook con le mie illustrazioni, ma lo vedevo un po’ un sogno irraggiungibile... a Lucca è arrivata la proposta di tatai lab e ho subito accettato! Venivo da un periodo abbastanza difficile nel quale avevo pensato di rinunciare alla mia passione per il disegno, al desiderio di farne un lavoro... e nonostante tatai mi avesse chiesto solo un artbook, secondo me una storia dopo quel periodo era necessaria, era una cosa che volevo assolutamente buttare fuori.
perché hai scelto proprio la forma del silent book, cioè del racconto muto?
Anche per mettermi alla prova! Ho sempre studiato il fumetto e l’importanza della comunicazione attraverso non solo le parole ma anche le immagini. Volevo riuscire a comunicare quello che volevo dire utilizzando solo i personaggi, la loro espressività, i colori, la composizione dell’illustrazione. Come se fosse un linguaggio universale senza bisogno di parole. Un linguaggio semplice ed immediato.
quanto c'è di autobiografico nel personaggio di alessandro?
Tanto! Vista la complessità di raccontare una storia senza usare le parole avevo bisogno di immedesimarmi molto nel protagonista. Allo stesso tempo però volevo discostarmene, per non farlo agire come se quella nella storia fossi io, per questo ho scelto un ragazzo. Ci accomuna la stessa passione, ma siamo due persone diverse.
la passione per il disegno di alessandro prende forma e diventa una bimba... se succedesse a te, come immagini si materializzerebbe il tuo amore per quello che fai?
Probabilmente sarebbe un cane! XD Adoro i cani, ne ho una, Maya, che una volta trasferitami a Empoli ho dovuto per vari motivi lasciarla ai miei genitori. Sono stata malissimo per questo.
Probabilmente sarebbe grosso e pasticcione, ma molto affettuoso, proprio come Maya.
a prima vista, e secondo quanto hai dichiarato nella presentazione del progetto, ti rifai moltissimo allo stile nipponico, sopratutto quello da shoujo manga.
tu leggi molti fumetti? e se sì, quali sono i tuoi disegnatori preferiti, quelli dai quali ti senti più ispirata come artista?
Io LEGGEVO moltissimi fumetti.
Alle superiori qualsiasi cosa uscisse in edicola la compravo, anche perché i negozi di fumetti e le fiere erano merce rara in quegli anni. Crescendo il tempo diminuisce e i soldi finiscono in bollette e affitto, e quindi il tempo dedicato alla lettura è sceso vertiginosamente... Adesso li compro soprattutto alle fiere e soprattutto quelli di amici e artisti italiani. Non mi piace leggerli online, sono una maniaca della carta.
Il mio stile però è rimasto quello di sempre, sono legata a molti artisti come Takeshi Obata e Katsura Hoshino, i miei primi ispiratori veri e propri, per poi passare a Yang Kyung-Il e Sakisaka Io. Di quest’ultima adoro il suo modo di raccontare ed esprimere emozioni attraverso piccoli dettagli. Adesso mi ispiro molto di più agli illustratori però. A volte mi chiedono perché ho scelto di disegnare proprio in questo stile visto che sono italiana... ma per me non è stata una scelta, è stato un processo naturale. Non mi sforzo di disegnare in questo stile, è semplicemente quello che mi identifica meglio e con cui riesco ad esprimere me stessa. 
è molto difficile trovare dei manga colorati con uno stile simile al tuo, che è molto più accurato e si avvicina di più allo stile occidentale. anche qui, quali sono i coloristi ai quali ti ispiri?
Adoro gli artisti coreani per quanto riguarda la colorazione. Ogni volta che trovo un artista che mi piace alla fine scopro che è coreano. In particolare mi piace Nardack per la colorazione digitale, mi ispiro molto a lei, essendo autodidatta sotto questo punto di vista cerco di imparare osservando chi è più bravo di me.
Per quanto riguarda la tecnica tradizionale invece preferisco artisti occidentali, francesi ed americani. Se dico Guardnido sono troppo scontata? XD
(ad essere sincera io non lo conosco, ma corro a informarmi!)
hai un personaggio preferito, uno che magari ti sei ritrovata a disegnare più volte?
Per quanto riguarda i miei personaggi no, non mi affeziono facilmente alle mie “creature”. Spesso li disegno una volta e poi li abbandono, mi piace crearne sempre di nuovi... invece mi sto affezionando molto ai due protagonisti di CANVAS, e questo per me è più unico che raro. Sto adorando disegnarli, nonostante siano personaggi molto semplici dal punto di vista grafico.
oltre al disegno e i fumetti, quali sono le tue altre passioni? quelle che, magari pur essendo completamente estranee al mondo del disegno, ti ispirano per i tuoi lavori?
Adoro i videogiochi, soprattutto rpg e mmorpg. Adoro viaggiare, anche se sto sviluppando una personalità un po’ agorafobica... per il mio lavoro sto uscendo sempre meno di casa e ogni volta che abbandono il mio pc, il mio salotto e il mio studio mi sento persa. XD Una volta arrivata a destinazione però non ripartirei mai. Adoro il Giappone, ci sono stata tre volte e non vedo l’ora che arrivi la quarta. Adoro il cinema, anche se sto diventando abbastanza schizzinosa in fatto di storie, ed è fastidiosissimo perché non riesco più ad apprezzare un film senza scomporlo ed analizzarlo dal punto di vista narrativo.Sono un caso umano. 
siamo all'inizio del crowdfunding e la campagna sta avendo un sacco di - meritatissimo - successo.
a differenza dell'autoproduzione tipicamente intesa, il rapporto con il pubblico qui suppongo sia completamente diverso: chi ti supporta lo fa praticamente senza conoscere quale sarà il risultato finale del libro che sta acquistando, basandosi sui tuoi lavori precedenti. tu come stai vivendo questo momento?
In modo assurdo.Per aprire la campagna il 2 maggio ho fatto una live in diretta su youtube, e chi mi conosce di persona ed è venuto a vedermi mi ha detto dopo: “cavolo Ilaria, eri contentissima!” Io ho sperimentato anche l’autoproduzione per tre anni, il contatto col pubblico lo avevo praticamente solo in fiera, il web non aveva ancora il potere che ha oggi. Durante questi pochi giorni di campagna, invece, ho ricevuto messaggi stupendi da persone che nemmeno conosco di persona, con cui parlo solo sulla mia pagina, e sentirmi dire “per me sei un esempio” “ho ripreso a disegnare grazie a te” “ti sostengo perché te lo meriti”... non mi viene in mente una cosa più bella di questa adesso!
canvasè il tuo primo libro... speriamo di una lunga serie!
immagino che sarai molto presa da tutto questo, ma hai già altri progetti per il futuro?
Si! Dopo Canvas (se raggiungeremo il goal ovviamente), ho almeno altre due cose in mente, e questa volta parlo di fumetti! Una è una serie comica dedicata ai videogiochi che spero seriamente di realizzare perché penso ne valga la pena e ci sto già lavorando.
E poi, da brava lettrice e amante di shoujo manga, ho sempre voluto realizzare una storia d’amore... non ho ancora gli elementi per farla, ma prima o poi deve arrivare per forza! (e io non vedo l'ora!)
ti ringrazio tantissimo di averci dedicato il tuo tempo e rinnovo i miei complimenti per il tuo progetto! mille inboccallupo per canvas e per tutto quello che seguirà! ♥
Grazie a te per questa intervista! Mi sono divertita molto!
Supportate le vostre passioni!

il mondo dell'altrove

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il mondo dell'altrove di sabrina biancu è una raccolta di racconti brevi. cinque storie, cinque vicende in cui il confine tra reale e fantastico si assottiglia fino a sparire, permettendo ai due mondi di incontrarsi e contaminarsi.
i protagonisti delle cinque storie sono tutti destinati a degli incontri fantastici che gli cambieranno la vita: così il povero elia, sopraffatto dalla povertà e dalla sfiducia, incontra nico, che gli dona la speranza di riprendere in mano le redini della sua vita, la piccola e capricciosa rosy impara dal suo anatroccolo quicky ad essere meno egoista, il giovane pietro incontra tea e le sue rose, e capirà che la prima impressione non è quella che conta, così come andré continuerà ad amare la sua desideria anche quando lei perderà la sua bellezza, e vivranno insieme felici grazie a un luogo magico che realizza i desideri, e una ragazza imparerà da una stellina l'importanza dei sentimenti.
si respira l'atmosfera delle favole per bambini, e forse questo libro è più adatto a un pubblico di lettori molto giovani.
sabrina biancu ha scritto dei racconti molto dolci, storie che esaltano la bontà d'animo dei protagonisti, che parlano di buoni sentimenti, di speranza, di forza, di amore, di amicizia. leggendo, è facile intuire il suo stato d'animo nel raccontare le storie. pecca forse un po' d'ingenuità, ma credo che sia proprio questo ad avermi fatto venire in mente le favole dell'infanzia, quelle lette e ancor di più quelle immaginate.

quello di cui però questi racconti avrebbero avuto bisogno, sarebbe stata la mano di un editor. l'assenza di una revisione esterna si sente parecchio e sinceramente mi stupisce che una casa editrice non a pagamento non faccia un lavoro simile.
è un po' un peccato, perché un po' di attenzione e di lavoro di editing sul testo avrebbe reso maggiore giustizia all'immaginario di sabrina.

mi auguro di leggere altro di suo, sperando però in un'edizione migliore!
nel frattempo la ringrazio per avermi permesso di leggere il suo libro (e per la bella dedica che mi ha scritto) e per avermi suggerito di parlarvene qui.

Brancaccio di Di Gregorio e Stassi

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Mi rendo conto che siamo piuttosto in ritardo, se consideriamo la data di uscita, ma non potevo esimermi dal prendermi il mio tempo: da siciliano, ho letto  e sentito parlare di mafia più di quanto plausibilmente non capiti altrove. e spesso, il modo in cui si è scritto e parlato di mafia, non è quello in cui avrei sperato. Ho avuto bisogno di metabolizzare e farmi un'idea precisa prima di cimentarmi in una recensione di questo genere.
Non me ne volete.
D'altronde, quando mi capita per le mani un testo, un libro, un fumetto che tratta di un argomento delicato, non posso evitare che in me monti una sorta di scetticismo piuttosto marcato. Come dicevo prima, da siciliano, da persona che in qualche modo si è ritrovato vicino a questo tipo di realtà, ritengo che argomenti come mafia e fenomeni mafiosi non possono e non devono essere trattati con leggerezza, né mostrare stereotipi e neppure, sopratutto, sensazionalismi cinematografici beceri come, mi rendo conto, la stragrande maggioranza di ciò che ci viene propinato in cui è inserito teatralmente il concetto di mafia (e più in particolare, mafia siciliana) si ostina a fare.
L'opera che ho scandagliato stavolta e di cui parlerò è quella a quattro mani di Giovanni Di Gregorio e di Claudio Stassi, recante un titolo che non può non accentuare le mie solite ritrosie iniziali: Brancaccio.
Perché Brancaccio? Il titolo nomina a chiare lettere un quartiere palermitano che è sempre stato sinonimo di dominio mafioso, considerato all'epoca spesso come il Bronx in quel di Palermo, territorio con proprie leggi non scritte e in cui lo Stato non era ben accetto. 
Da questa premessa si può ben intuire quanto sia difficile proporre un lavoro che parli di un luogo simile senza compiere errori di pressapochismo che molti compiono e compirebbero. Eppure, portandosi avanti con la lettura, mi sono trovato costretto a gettare via la gabbia scettica dentro cui mi ero trincerato e a constatare, piacevolmente colpito, l'abilità con la quale i due autori siano riusciti a cogliere e riproporci sfumature sull'argomento che di solito nessuno tiene in considerazione.


Analizziamone la copertina; Brancaccio, il titolo cui accennavo, è subito seguito dalla specifica "storie di mafia quotidiana", che ne raddrizza il tiro e ci offre il primo indizio su cosa aspettarci, costruisce un mood che sarà dall'inizio alla fine e che, ovviamente, si distacca in maniera decisa da ciò cui tv, narrazione e media in genere ci hanno abituato. Tutto questo è accompagnato dall'illustrazione che mostra un paesaggio desolato, fatiscente, al limite del degrado, in cui spiccano un ragazzino con lo sguardo torvo e un bambino dall'espressione confusa, in sella ad una Vespa decisamente troppo nuova per il contesto.
Dove vanno?
Perché il bambino ha l'aria dubbiosa?
Per comprendere questo primo piccolo enigma non resta che immergersi nella lettura, cercando di compiere prima uno sforzo di estraneazione da sé stessi e dal proprio contesto sociale, al fine di immedesimarsi il più possibile, e per quanto possibile, e capire il linguaggio usato, le allusioni, i riferimenti che fanno di quest'opera una rappresentazione veritiera di cosa sia "mafia".

Il quartiere di Brancaccio
Il racconto ha una struttura insolita ma necessaria a far comprendere come gli atteggiamenti criminali vadano ad intaccare l'intero tessuto sociale: la storia è frammentaria, non segue un ordine cronologico preciso, anzi, sembra proprio andare a ritroso nel tempo: ci viene prima mostrata con gli occhi del piccolo Nino (il bambino spaesato in copertina), in preda ai suoi dubbi sul bene e sul male, innocente al punto tale da permettersi ancora di chiedersi"perché" e con una costante voglia di sentirsi altrove o solamente accettato dal branco. Successivamente l'attenzione si sposta sul padre Pietro, venditore ambulante di pane e panelle, ritenuto dagli abitanti del posto il migliore di Palermo, alle prese con lo stress psicologico dovuto a una scelta troppo grande per lui. Infine entrerà in scena la madre Angelina, con le premure e le preoccupazioni tipiche della donna che gestisce una casa e una famiglia. Questi tre macro frammenti convergono in un epilogo che si pone come chiusura del cerchio, come incontro tra diverse generazioni a confronto, come diverso modo di reagire in una società chiusa quale in effetti è quella braccata da logiche mafiose.

Difficile spiegare diversamente senza sciorinare troppo del libro, però è bene anticipare il fatto che ogni singolo personaggio ha un'importanza fondamentale, un ruolo, quasi teatrale, tra vittime e carnefici, figure tipiche di quella che sono le dinamiche mafiose. Ci saranno dunque il bambino, il ragazzo, il maestro, un padre e una madre, il picciotto, il medico, il dirigente, il latitante, tutti in relazione tra loro in un rapporto diretto di causa ed effetto, mostrato con tutte le sue inesorabili conclusioni.

Ma cos'è la mafia? Anzi, per meglio dire... cos'è mafia?
La mafia è un'organizzazione a delinquere che si fonda e si rende forte proprio grazie ad un preciso atteggiamento. Mafia è sopruso e genuflessione, mafia è abbrutimento, degrado morale, mancanza di cognizione sulla realtà, mafia è non sapere che senza mafia si è liberi, mafia è ricercare l'obbedienza e disprezzare chi ubbidisce, mafia è pensare alla scuola come nemico, mafia è ignoranza. Mafia è tante, troppe cose. Mafia è una montagna di merda, per dirla con le parole di chi contro la mafia ha sempre lottato.

L'educazione mafiosa
Ciò che risulta chiaro dalle pagine di questo fumetto è che mantenere un contesto culturale basso, un degrado coscienziale perenne, sia uno dei modi migliori per tenere in vita questo terrificante fenomeno, per creare manovalanza facile da gestire e da manovrare, per creare un popolo sottomesso che non ha i mezzi culturali e intellettuali per ribellarsi.

Decenni di lotte contro la mafia, per quanto eroiche ed efficaci, rischiano di non bastare da sole; rendere onore a uomini e donne che hanno speso la loro vita per vincere una battaglia immensa è possibile solo tentando di intaccare quel meccanismo che nutre la macchina: informare, farsi una cultura, sviluppare una coscienza critica.

Alla luce di quanto fino ad ora scritto, posso solo aggiungere che questo titolo merita di stare nelle librerie di ognuno di noi e merita di essere menzionato, tirato in ballo in discussioni da bar, in diatribe più serie e, soprattutto, consigliato ad oltranza.
Che voi siate siciliani o no.
L'ho letto più volte, ne ho apprezzato i disegni, la trama, i dialoghi e non mi sembrerebbe di esagerare se ritenessi che dovrebbe essere proposto come testo di studio scolastico: è una di quelle piccole grandi cose che possono essere in grado di smuovere le coscienze quanto serve.

Buona lettura.

R.

a sort of fairytale

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se c'è una cosa di cui non posso stancarmi sono le realtà distopiche, che siano raccontate in fumetti, film, romanzi, non mi interessa: mi piace da morire seguire le vicende dei poveracci che ci si trovano invischiati e man mano scoprire le regole della loro realtà. per questo - e per un certo personaggio grande grosso e peloso - a sort of fairytale mi è piaciuto un sacco!

zoe sta disegnando. racconta la storia di un mondo creato da dio come un dono, bello, dolce da vivere, e degli uomini che seppero prendersi cura di quel mondo. di come poi gli uomini persero la gratitudine e iniziarono a trattare male il mondo che gli era stato donato, costruendo case troppo grandi, distruggendo gli alberi, facendo fuggire gli animali.
il dio che aveva creato quel mondo così bello si arrabbiò con gli uomini: la terra non diede più frutti, gli alberi diventarono troppo forti per essere abbattuti, gli animali erano diversi da quelli di prima, erano grossi e cattivi, impossibili da cacciare. presto iniziarono loro a nutrirsi di uomini, ai quali non restò che cercare rifugio tra le montagne, per sopravvivere in un mondo che dio si era ripreso.
zoe disegna e racconta la storia del mondo a un vecchio che come lei si trova su un camion, insieme ad altra gente, altre facce buie e spaventate. si stanno recando in uno dei pochi rifugi sicuri rimasti, sperando di arrivarci interi. zoe spera di incontrare i suoi genitori una volta giunta a destinazione, ma in un mondo così nessun viaggio è sicuro. e quello che zoe sta per scoprire confermerà le sue più grandi paure.


non voglio spoilerare oltre, anche se i fatti narrati in questo volumino non sono poi moltissimi. è un primo numero che ci introduce in un mondo sull'orlo del collasso, invivibile, pericoloso, cattivo.
gli uomini hanno distrutto la natura e la natura è rinata, rivelandosi più forte degli uomini.
perso ogni rispetto, ogni pietà per gli alberi, per gli animali, per la terra stessa, gli uomini perderanno quella per i loro simili: ogni popolo, incivilendosi, ha creato dei tabù, delle regole infrangibili anche solo al pensiero, e tra i molti uno in particolare è quello che accomuna civiltà diversissime tra loro, lontane nello spazio e nel tempo. distrutto l'ultimo baluardo che rende tale un essere umano, concretizzato il vecchio homo hominis lupus, non c'è possibilità di ritorno.
ma se gli uomini sono diventati dei mostri, zoe scoprirà che non tutti i mostri in realtà sono cattivi come sembrano...

il primo numero di a sort of fairytale, dicevo, ci introduce in una realtà completamente diversa dalla nostra, lo fa senza essere troppo didascalico, senza pipponi chilometrici, ma coinvolgendoci emotivamente dalla prima all'ultima pagina: lo sgomento iniziale, quando zoe racconta la storia del mondo, diventa vero e proprio disorientamento dopo poche pagine e un attimo arriva il panico. complimenti sopratutto allo sceneggiatore paolo maini i tempi narrativi sono gestiti davvero benissimo, accelerando nei momenti in cui l'azione si fa più concitata, diluendosi per renderci più consapevoli del posto assurdo in cui siamo finiti.
il respiro di sollievo ce lo da alla fine zoe, vita, la sua innocenza, la sua ingenuità, la sua capacità di guardare le cose e riconoscerle per quello che sono.
brava anche ludovica ceregatti, mi è piaciuta molto la sua capacità di rendere le espressioni dei personaggi ma sopratutto la scelta dei colori, perfetti per dare la giusta atmosfera ai vari momenti della narrazione.

la qualità dell'edizione è notevolissima, ho apprezzato sopratutto le schede dei personaggi a fine volume (sono una di quelle cose che mi piace tantissimo, specie quando vengono realizzati come file scritti a macchina su carta spiegazzata, ingiallita e macchiata!). i volumi in totale saranno tre, e io non vedo l'ora di continuare a leggere la storia di zoe.

e grazie mille a noise press che mi ha dato la possibilità di leggere il primo volume di a sort of fairytale e di scriverne qui.

anteprima: le piccole morti & intervista al gruppo manticora

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i manticori stanno tornando con una nuova antologia decisamente diversa (o forse non tanto?) da ciò a cui fino ad adesso ci hanno abituato. all'arf festival di roma, dal 20 al 22 maggio troverete le piccole morti, scritto da brian freschi e disegnato da flavia biondi, ivan lodi, anna ferrari e lorenza de luca.

dal comunicato stampa:
“Una disinibita prostituta dello Zimbabwe. Un ragazzo con un grosso problema alle parti basse. Un fotografo giapponese che prepara una cena indimenticabile. E un vecchio burattinaio sbevazzone che racconta storielle piccanti del settecento. Ad unirli il sentimento più antico della storia. Il desiderio impellente della carne e dell'unione sessuale. La necessità di esprimerla con ogni mezzo. Scelte che diventano tragedie. Il richiamo viscerale dell'amore e quello della morte.”
in attesa di avere tra le mani la mia copia, ho fatto qualche domandina ai ragazzi per conoscere al meglio questo nuovo lavoro... buona lettura!


ciao ragazzi, grazie mille per aver accettato questa cosa che sembra un'intervista. dopo tanto tempo che sul blog parlo di voi ammetto che è emozionante portarvi direttamente qui...

il primo lavoro del collettivo manticora, sindrome, era dedicato a disturbi psicologici, in instrumenta si presentava un mondo distopico in cui il rapporto uomo-macchina non era dei più felici, tenebreè stato un vero e proprio horror, con feral children ci avete presentato gli inquietantissimi bambini selvaggi e qualche mese fa avete ripreso in der krampus una leggenda popolare piuttosto spaventosa. adesso le piccole morti si propone tutto incentrato sull'inscindibile binomio eros e thanatos.
quando come e perché siete passati al lato oscuro?
(Lorenza) In realtà non c'è stato un autentico passaggio al lato oscuro...diciamo piuttosto che ci siamo trovati dentro fin da subito e ci siamo resi conto che l'ambiente era troppo confortevole per uscirne! Come spesso capita le storie che scriviamo riflettono un aspetto della nostra personalità, che in questo caso è la predilizione per i temi disturbanti o morbosi. Per questo motivo sfruttiamo l'autoproduzione per divertirci ed analizzare argomenti che difficilmente porteresti a tavola al pranzo domenicale con i nonni!
brian è il nuovo arrivato nel gruppo manticora. com'è per te sceneggiare storie per disegnatori così diversi tra loro? e com'è per voi disegnatori lavorare su un testo scritto da un'altra persona? (se non sbaglio, fino a feral children non avevate un vero e proprio sceneggiatore nel gruppo)
(Brian) A dire il vero è, senza mezzi termini, un onore avere la possibilità di interfacciarsi con realtà e stili di disegno così agli antipodi. Sono entrato a far parte dello strano mondo del fumetto da meno di due anni e fin dall’inizio il mio primo obbiettivo è stato quello di non limitarmi ad una particolare corrente artistica, ma piuttosto andare in esplorazione di più sfaccettature possibili. È molto stimolante e Manticora è stato il principio di tutto. Sono uno che si annoia facilmente e ho sempre bisogno di azzardare e di cambiare rotta. Questa è forse una delle fortune di essere sceneggiatore: puoi dare vita alle tue storie ogni volta con un tratto visivo diverso. “Le Piccole Morti” è stata per me l’occasione ideale non solo di gettarsi a capofitto in un tema così caratteristico, ma anche di sperimentare e di mettere alla prova me stesso con quattro forme di linguaggio testuale molto distanti fra loro. Quando ho proposto le mie idee ai Manticori, a chi con un genere e a chi con un layout mai affrontati, loro invece di fuggire urlando hanno deciso di prenderla come una sfida, con la giusta dose di curiosità e follia. Anche se sono sicuro che prima o poi mi avveleneranno i maccheroni! In poche parole: mi sono sbellicato, che è l’importante, e sicuramente ci ho guadagnato in esperienza e consapevolezza, che è altrettanto importante. Incontrare questi adorabili sbandati è stata la fortuna più grande!
(Lorenza) Sicuramente lavorare sotto sceneggiatura di un'altra persona è un grandissimo stimolo per qualsiasi disegnatore. Nel caso di Brian siamo stati davvero fortunati perché fin da subito abbiamo capito che era un ragazzo in gamba, con un'ottima capacità di adattarsi alla sensibilità di ciascuno di noi e di lavorare in sinergia per tirare fuori il meglio. 
a chi e come è venuta l'idea per questa nuova antologia?
(Lorenza) Come gran parte delle storie nate sotto lo sguardo benevolente della Manticora non c'è un vero autore dietro, ogni volume ha visto la luce durante un brainstorming collettivo. Anche nel caso delle Piccole Morti lo scenario è stato più o meno lo stesso: serata tranquilla in Tana Manticora, birra, patatine, chiacchiere a briglia sciolta, risate e poi qualcuno che esclama: "Oh, ma vi immaginate di raccontare storie di gente morta facendo sesso?". Da lì a scrivere il fumetto, il passo è breve (più o meno)!
negli ultimi tre anni avete presentato i vostri progetti a lucca c&g, a cadenza annuale. questa volta invece sono passati solo pochi mesi dall'ultima pubblicazione. le piccole morti era già in cantiere e non ci avete detto nulla?
(Lorenza) Subito dopo Lucca Comics abbiamo fatto una riunione per stabilire il piano editoriale del nuovo anno (siamo fumettari, per cui Lucca Comics sancisce il Capodanno dell'anno nel mondo-fumetto :D) e ci siamo detti che sarebbe stato interessante metterci alla prova facendo uscire un volume a primavera. Abbiamo individuato l'ARFestival come l'occasione giusta e ci siamo messi al lavoro, anche se prima di ufficializzare la cosa abbiamo aspettato di avere la certezza di avere un banco nella Self Arf!

come funziona quando iniziate un progetto nuovo? come si sceglie il soggetto collettivo? e come scegliete chi deve disegnare cosa (nel senso, ci sono già i soggetti delle storie e poi vengono affidate ai disegnatori, o si delineano le trame in base allo stile di chi dovrà illustrarle?)
(Lorenza) Prima dell'arrivo di Brian all'interno del gruppo funzionava che una volta individuato il tema principale dell'antologia ciascuno rifletteva su che genere di storia raccontare per interpretarlo. In seguito le cose non sono cambiate più di tanto, si sceglie sempre un tema principale o una linea guida da seguire, dopodicchè lo sceneggiatore propone un soggetto diverso a ciascun disegnatore e se l'idea piace si sviluppa assieme, altrimenti ci si pensa ancora un po' su per trovare la storia che metta d'accordo tutti.
quali sono i prossimi progetti del gruppo manticora?
(Lorenza) Dopo "Le Piccole Morti" stiamo già pensando a cosa proporre per l'edizione 2016 di Lucca C&G. Ancora non abbiamo un'idea definita, ma ci piacerebbe concentrarci su qualcosa di nuovo, trovare una formula che vada un po' oltre la solita antologia che siamo abituati a realizzare! 
e invece quali sono i vostri progetti fuori dalla tana dei manticori?
(Lorenza) Abbiamo tutti i nostri sogni e i nostri progetti nel cassetto! In linea generale ci siamo resi conto che ciascuno di noi sta maturando tantissimo in questi anni e porta avanti il proprio viaggio, per cui è impossibile sapere con certezza cosa ci riserva il domani.
C'è chi ha sempre mille idee per la testa e puoi stare sicura che finito un progetto è subito al lavoro su qualcosa di nuovo, chi ha lasciato il lavoro per inseguire la propria passione, chi naviga a vele spiegate per scrivere una nuova storia, c'è chi sogna una vita placida e senza troppe complicazioni e chi decide di volare dall'altra parte del mondo in cerca di ispirazione.
Insomma, come sempre la risposta migliore ce l'hanno gli anziani, a cui quando chiedi "come va?" loro ti rispondono: "Si tira avanti, che indietro non si può più tornare!"
il caso di instrumenta - spine - tenebreè stato particolare nella vostra produzione: avete realizzato in contemporanea tre titoli anziché un albo unico in cui partecipare tutti. ripeterete l'esperienza (peraltro riuscitissima)
(Lorenza) Quella fu un'occasione per sperimentare un metodo di lavoro diverso, nello specifico abbiamo provato a dividerci in coppie basandoci sulle affinità stilistiche e narrative dei vari autori per provare ad allargare la gamma della nostra offerta con albi più specifici  (il titolo horror, il titolo steampunk/cyberpunk e... Spine!) Sicuramente è stata un'esperienza costruttiva ed interessante, ma difficilmente saremmo in grado di riproporla.
ivan, tu sei un disegnatore che predilige lo stile umoristico. come ti trovi a disegnare storie che hanno tematiche non esattamente comiche? spineè stato uno dei tuoi lavori che ho apprezzato di più, forse proprio perché erano coinvolte meno persone e sei riuscito a esprimerti al meglio o perché la tematica ambientale/animalista ti è più vicina? come riesci a conciliare il tuo stile e quello del gruppo?
(Ivan) Sinceramente non ho una formazione di fumetto alle spalle, quello che so fare l'ho in buona parte appreso lavorando dentro Manticora. Per tale motivo non mi trovo male a lavorare a storie non necessariamente comiche al 100%, diciamo che è un ottimo modo per sperimentare. Riguardo a Spine, semplicemente penso che il volume sia riuscito bene poiché si tratta di una storia abbastanza lunga in cui hanno tempo di comparire vari personaggi interessanti, fa ridere (si spera) ma riserva pure un sacco di mazzate emotive. 
lorenza, per quello che ho visto, tu prediligi il fumetto storico e il fumetto in costume (si può dire?). da cosa viene il tuo interesse per questo genere di ambientazioni? su cosa ti basi per disegnare i personaggi, il loro stile così diverso di volta in volta? e sopratutto, a quando un fumetto tutto tuo?
(Lorenza) Onestamente non sono in grado di stabilire l'origine di questa mia passione...probabilmente devo avere qualche conto in sospeso con qualche mia reincarnazione precedente e adesso sono qui a struggermi per secoli di storia passata che non ho mai vissuto! :D Scherzi a parte, vivo nel presente, ma ho sempre preferito rifugiarmi nel passato o in altri mondi attraverso i fumetti, i libri, il cinema o l'arte, ed è principalmente da essi che traggo ispirazione (da quelli e da quel buco nero di perdizione chiamato Internet).
Per le Piccole Morti, ad esempio, in combutta con Brian ho deciso di ispirarmi liberamente alla sensuale lascivia delle illustrazioni di Venere e Tannhäuser di Aubrey Beardsley, e tutto sommato sono contenta del risultato!
Mi piacerebbe moltissimo realizzare un fumetto tutto mio, ovviamente, ma i tempi non sono ancora maturi...devo prima imparare un po' di auto-disciplina e soprattutto scendere a patti con la scarsa opinione che ho di me stessa! :P
flavia, le tue storie realizzate fuori dalla tana (barba di perle, l'orgoglio di leone, l'importante è finire, la generazione) hanno tematiche completamente diverse da quelle che affronti nelle antologie: sono storie più introspettive e comunque ambientate in contesti più familiari e ordinari.
com'è dividersi tra generi così diversi?
(Flavia) Dividersi è divertente: adoro le storie strane, quelle che sembrano spiate da una serratura. Ho un debole per i temi forti, weird e turbolenti ma, ammetto, che mi trovo più a mio agio nel raccontare storie lunghe, con calma e a "bassa voce". Le antologie di Manticora mi hanno dato la possibilità di lavorare su racconti di poche pagine e mi piace approfittare di questi piccoli spazi gestibili per provare ad sperimentare atmosfere che non avrei il coraggio, ne la bravura, di sostenere in racconto più lungo.
anna, devo confessarti una cosa: per quello che mi riguarda il tuo tratto, particolarissimo, è identificativo delle opere del gruppo manticora, una sorta di colonna portante delle antologie, una di quelle cose a cui non posso rinunciare e che, a inizio lettura, sbircio con estremo piacere pensando ecco, questo è proprio un fumetto dei manticori. me lo chiedo da anni, ma finalmente posso domandarlo anche a te: a quando un progetto solo tuo?
(Anna) Grazie mille Clacca, le tue parole mi hanno davvero molto colpita, sono onorata! :)
Per rispondere alla tua domanda posso dirti che finora non ho avuto modo di dedicarmi ad un progetto interamente mio per vari motivi, primo tra tutti la mancanza di tempo (purtroppo i "lavori veri" full time riducono notevolmente la possibilità di stare seduti al tavolo da disegno). In secondo luogo posso confessare che la particolarità stessa del mio tratto in passato mi ha frenato molto dall'affrontare un progetto personale più esteso. Mi intimoriva avere un segno così diverso che non sapevo gestire e ho sempre avuto difficoltà nell'ideare storie lunghe, quindi non mi sentivo assolutamente in grado di affrontare questa sfida. Le varie antologie manticorine a cui ho partecipato in questi anni sono state un perfetto esercizio di stile e di sperimentazioni, ed è proprio grazie a Manticora che ho acquisito molta più sicurezza nei miei mezzi. L'arrivo di Brian in veste di sceneggiatore è stato infine l'ultimo tassello, mi sono trovata benissimo a lavorare con lui, c'è un sacco di affinità, quindi direi che un progetto disegnato da me e sceneggiato da lui, sia ormai dietro l'angolo!
lazarus, francesco de stena e francesca piscitelli. torneranno in qualche prossima antologia?
(Lorenza) Siamo rimasti in ottimi rapporti con tutti coloro che sono sbocciati sotto l'egida della Manticora, ma ciascuno di loro ha preso la propria strada e a parte saltuarie collaborazioni (disegni-tributo per vari volumi, il supporto "a colori" di Fremo per le copertine) non sappiamo se torneranno in qualche prossima antologia. In ogni caso Manticora è sempre in mutamento, per cui se qualcuno di loro volesse tornare a fare un'incursione autoprodotta la nostra porta è sempre aperta! 
voi fate da sempre fumetti autoprodotti, questo immagino vi abbia permesso di stabilire con i lettori un rapporto molto più diretto e profondo di quanto non sarebbe avvenuto con una casa editrice a fare da tramite. eppure avete sperimentato (penso a flavia e a lorenza, mi auguro di non essermi persa altro) anche il lavoro con gli editori. quali sono i pro e i contro dei due metodi di pubblicazione? e quale preferite?
(Lorenza) Per quello che mi riguarda non ho ancora avuto delle esperienze vere e proprie nel mondo dell'editoria, ma sicuramente fare autoproduzione è stato un metodo utilissimo per capire come funzionano certi meccanismi anche su larga scala. Scrivere, disegnare e stampare un albo interamente realizzato da te e poi provvedere personalmente alla distribuzione girando mezza Italia per le fiere e presentazioni è sicuramente un investimento di tempo e denaro, ma ti dà anche tante soddisfazioni. Il discorso è lo stesso con una casa editrice, con l'unica differenza che nel migliore dei casi c'è un team dietro a lavorare attivamente, il tuo libro ha la probabilità di raggiungere più persone grazie ad una rete di librerie e, si spera, c'è un ritorno economico molto diverso rispetto a quello dell'autoproduzione. Insomma, sono due modi simili di fare la stessa cosa: scrivere storie, pubblicarle e diffonderle il più possibile nel mondo!
ecco, all'inizio ero in panico perché non sapevo cosa dirvi e adesso ho scritto troppo. mi fermo prima di farmi detestare completamente! inboccallupo per l'arf, stracomplimenti per il vostro lavoro (speditemi una copia prima di partire, così sarà per me meno deprimente pensare di essermi persa quest'altra fiera fichissima)baci e abbracci a tutti! e ovviamente grazie mille per aver risposto all'interrogatorio all'intervista!
Grazie a te Clacca, sia per l'intervista che per le tue splendide recensioni. Siamo davvero curiosi di sapere cosa penserai de "Le Piccole Morti"! Un bacio! :D

nell'attesa di avere il fumetto tra le mani, abbiamo un'anteprima di qualche tavola!





questa cosa bizzarra che si chiama amore

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di solito ho bisogno di leggere libri che si adattino in qualche modo al mio umore del momento. per questo non mi è esattamente facile negli ultimi tempi trovare qualcosa che mi vada bene. per esempio, ho iniziato storia della pioggia, di cui tutti hanno parlato benissimo ovunque. e non ce l'ho fatta manco per niente.mi è venuta voglia di lanciarlo dalla finestra.
pensavo di essere in una fase in cui non sarei riuscita a leggere un romanzo e stavo per buttarmi su un saggio recuperato qualche tempo fa, quando il postino mi ha lasciato questa cosa bizzarra che si chiama amore, per il quale devo ringraziare tantissimo astoria, perché è stato esattamente il tipo di libro di cui avevo bisogno in questi giorni, riguardo ai quali preferisco evitarvi menate di ogni genere.
parliamo del libro piuttosto.


a lore e harry arriva la notizia che gloria, la loro figlia, sta per sposarsi. per la terza volta.
l'annuncio scatena una sorta di shock per entrambi e li costringe, alternandosi a ogni capitolo, di mettere in discussione loro stessi, le loro scelte, la loro vita, il modo in cui hanno educato la loro unica figlia, il loro stesso rapporto.
lore è una bibliotecaria appassionata di letteratura e prossima alla pensione. l'idea di lasciare il lavoro la spaventa: sa che le mancherà la biblioteca, le presentazioni con gli autori, il vedersi come una donna ancora attiva, e al contempo si rende conto con amarezza che dal momento stesso in cui lascerà il posto, nessuno sentirà la sua mancanza: la biblioteca continuerà a funzionare, gli autori continueranno a leggere al pubblico i loro libri, i suoi colleghi continueranno il tran tran quotidiano come sempre. quello che più la spaventa è perdere il suo spazio personale nel quale harry, suo marito, non vuole entrare. lui è un ex-dipendente di un'industria, anche se un tempo sognava di diventare architetto. al momento del pensionamento ha cominciato a dedicarsi al suo giardino, cosa che pian piano ha occupato buona parte della sua esistenza. quello che li legava in gioventù - l'amore in primis, ma anche una certa visione politica del mondo - pian piano si è fatto ingoiare dai libri di lore e dalle piante di harry: la serena quotidianità li ha allontanati e ingrigiti.
trovandosi davanti alla scelta incomprensibile della figlia di sposare un uomo che è agli antipodi del loro modo di vivere e di pensare, dovendo sopportare un momento difficile della loro esistenza, lore e harry iniziano a riavvicinarsi, scavando all'interno delle loro coscienze e ricostruendo un rapporto che sembrava ormai perduto.

questa cosa bizzarra che si chiama amore ha il dono meraviglioso di evitarci sbrodolamenti melensi in favore di un rapporto che riesce a rinascere dalle sue stesse ceneri. cercando di comprendersi, e scoprendosi in fondo ancora simili nonostante le profonde differenze, quello che lega lore e harry è un sentimento fortissimo, che resiste a tutto senza doversi adornare di inutili fronzoli.

il romanzo ha una struttura abbastanza insolita eppure geniale: a inizio del capitolo uno dei due protagonisti racconta, come un flusso di coscienza, come un diario, quello che sta succedendo e sopratutto quelli che sono i suoi sentimenti, i suoi pensieri. dopo, come in un film, assistiamo al dialogo tra loro, un dialogo che pian piano smette di essere battaglia per diventare un luogo sicuro in cui sentirsi di nuovo bene insieme, forti dell'essere ancora gli stessi lore e harry di tanti anni prima.

se vi piacciono le storie d'amore leggetelo, perché è la storia d'amore più sincera che abbia mai trovato. se non vi piacciono, leggetelo, perché è la storia di vita più sincera che abbia mai trovato.
e preparate i fazzoletti.

ms. marvel 1

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ho comprato il mio primo fumetto marvel.
e mi è piaciuto tantissimo.
sto parlando del primo volume di ms. marvel, una raccolta dei primi episodi della serie creata da g. willow wilson e adrian alphona (ma pure gli autori delle serie marvel hanno le stesse iniziali per nome e cognome?), che ha per protagonista una ragazza abbastanza inconsueta per il ruolo che di solito è affidato a procaci bionde (o rosse) dallo stacco di coscia infinito e il nasino all'insù: questa volta i panni dell'eroina li veste kamala khan, una sedicenne americana di origini pakistane e di fede islamica. bum!
questo fumetto ha fatto parlare tantissimo di sé, è stato il primo fumetto supereroistico a vincere un premio ad angoulême, il primo ad avere un protagonista musulmano. e poi la protagonista è una normalissima teen-ager, una studentessa non particolarmente affascinante e un po' nerd. potevo perdermelo? ovvio che no.

kamala khanè una di quelle ragazze che non spiccherebbe mai tra la folla, la sua vita è abbastanza normale, divisa tra scuola (la tipica high school da telefilm adolescenziale, quelle con gli armadietti pieni di adesivi e poster che ho sognato per tutto il liceo) e una famiglia un po' fuori dalla norma: ha un fratello ultra religioso, una mamma troppo tradizionalista e un padre comprensivo finché non si sgarrano troppo le regole. ha un'amica molto seria e ligia alle regole e un amico innamorato di lei ma-lei-non-lo-sa. insomma, kamala khan non ha nulla di speciale. fino a che non si ritrova immersa in una strana nebbia che le conferisce dei poteri ancora più strani. può diventare ms. marvel e scoprire che il biondo non le dona e che gli stivali ultrasexy delle supereroine non sono affatto comodi (senza parlare dell'imbarazzo a rendersi conto che le tutine da supereroe non prevedono l'utilizzo di biancheria intima).

kamala non ci regala tanti scazzottamenti né imprese epiche e/o adrenaliniche tipiche del genere (almeno per il momento), goffa sedicenne era e goffa sedicenne rimane, nonostante i superpoteri. e siccome da grandi poteri derivano grandi responsabilità, la nuova eroina non può fare altro che cacciarsi nei guai, sopratutto disobbedendo ai genitori, uscendo di casa di nascosto e tenendo - ovviamente - segreta la sua identità e le sue missioni.

in questi primi episodi l'attenzione pare concentrarsi sopratutto sul più grande problema di kamala: essere fedele alle sue origini, rispettare i desideri dei suoi genitori e allo stesso tempo riuscire a integrarsi tra i suoi coetanei. mi è piaciuto moltissimo il modo in cui è stata resa la situazione familiare di kamala: i suoi genitori possono sembrare oppressivi, ma ci vuole poco a rendersi conto dell'affetto che si cela dietro il loro atteggiamento. sono personaggi realistici, fuori dagli stereotipi, riescono a rappresentare tutte le sfaccettature di chi si ritrova a cercare di preservare la propria cultura in un paese diverso. ci si affeziona a tutta la famiglia khan, si entra subito in confidenza con personaggi e luoghi, ci si sente immediatamente a casa, ci si diverte parecchio a seguire la storia di kamala. che sia voluto o meno, ms. marvel è un'ottima cura contro l'islamofobia dilagante, motivo per cui andrei in giro a regalarne centinaia di copie.

nota positivissima anche per i disegni.
a me non piacciono i disegni da comic americano, eccessivamente realistici e spesso un po' troppo pesanti. invece in ms. marvel mi sono piaciuti parecchio proprio perché, per quanto possano essere americani, sono anche molto cartooneschi: tratti morbidi, espressioni riuscitissime, colorazione che non appesantisce la tavola e anzi la rende ancora più leggibile.

se da qui dovesse passare qualche appassionato di serie marvel in grado di darmi delucidazioni circa il numero di episodi attualmente disponibili, per capire per quanto dovrò soffrire prima di leggere il secondo volume di questa edizione, lasci un commento!

cosa c'è nella mia wishlist - parte I

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il tempo che non passo davanti al pc a scrivere qui, lo passo inevitabilmente a buttare roba in quella povera bacheca di pinterest che è la mia wishlist.
mi sono imposta di metterci solo libri e fumetti, anzi, praticamente quasi solo fumetti, i libri li lascio su amazon. mi sono detta, perché non cianciarne pure sul blog?

e quindi da adesso, ogni mese più o meno, starò a lagnarmi delle cose di cui ho assolutamente bisogno. invariabilmente, cose che stanno nella succitata bacheca da secoli o prossime pubblicazioni. mi impongo un limite massimo di dieci titoli, e chissà che nel mese successivo non mi riesca di parlare di qualcuno di questi.


la sola cosa che mi è piaciuta de la distanza sono i disegni di baronciani.
peccato per tutto il resto.
me lo ripeto da mesi, tipo mantra. peccato che dei disegni così belli non abbiano illustrato una storia altrettanto bella.
e poi, per caso, mentre in piena notte vago su twitter nella speranza di farmi venire sonno, arrivo, non ho più idea di come, a scoprire come svanire completamente di alessandro baronciani (manco a dirlo, io adoro how to disappear completely) e immediatamente parte l'innamoramento da acquisto compulsivo.
purtroppo il mio saldo dice che mi manca qualche spiccio per comprarlo e devo andare a fare una dannata ricarica, cosa che odio, ma c'ho ancora tempo.
come svanire completamente è un racconto strano. in primo luogo o lo si compra adesso, o non lo si compra più (per acquistarlo e per tutte le altre informazioni andate qui). non è un crowdfunding, ma una vera e propria prevendita, quindi non ci sono goal da raggiungere e questo già mi fa passare l'ansia. poi ha una struttura strana. sono dei mini-racconti di poche pagine, inseriti in un libro-scatola. e poi racconta una storia d'amore, c'è il mare, internet e una ragazza che vuole svanire completamente.
e c'è clacca che lo vuole assolutamente.


sta per uscire il nuovo libro di giulio macaione (autore di ofelia e i colori del vicino, che ho intervistato qualche tempo fa qui), basilicò, e io non posso non volerlo.
prima di tutto perché l'ha scritto e disegnato giulio che è bravissimo e di lui mi fido a occhi chiusi.
poi perché racconta di palermo, di una palermo che forse è vista con occhi diversi da chi ormai di palermo non ne può più. insomma, magari mi aiuta.


l'ha scritto murakami e l'ha disegnato lrnz. e si parla di biblioteche e storie.
a me piace un sacco murakami. e anche i disegni di lrnz, anche se i suoi titoli sono ancora fermi alla bacheca wishlist.
insomma, che volete di più?
io vorrei solo che uscisse presto un'edizione più economica. nel frattempo tengo d'occhio i mercatini on-line dell'usato.


anche per questo ho poco da dire. insomma, è macanudo, uno dei miei fumetti preferiti di sempre, dopo secoli in cui l'avevo dato per perso per sempre finalmente è uscito il sesto volume.
e non chiedetemi come e perché (che tanto è sempre la solita vecchia storia di disoccupazione), non sono ancora riuscita a prendere la mia copia.


philippa rice l'ho conosciuta su facebook, trovavo le sue adorabili vignette in giro, mi sono piaciute da morire, ho cercato informazioni e ho trovato che esiste un libro in inglese che raccoglie i suoi lavori. e. vabbé, è una wishlist, è chiaro che lo voglio!


hugo e rose appartengono a due mondi diversi, lui vive solo nei sogni di lei... fino a che lei non lo incontra nella vita reale.
basta così per me, ho una voglia matta di leggere questo libro da mesi. sarà anche la copertina che mi piace tantissimo?


lumberjanes me lo sono persa all'epoca della sua uscita. poi ho letto nimona e ho capito che noelle stevenson mi piace così tanto che recupererò ogni cosa che lei scriverà.


per chiudere in bellezza c'è lindbergh, che sta in wishlist da prima di natale. l'ho sfogliato un sacco di volte in libreria e ogni volta sono sicura che mi viene la faccia rossa per l'entusiasmo.
è un bellissimo libro illustrato che racconta di un topolino che divenne aviatore.
lacrime agli occhi per la gioia e cuoricino a mille.
se lo trovate in giro, sfogliatelo.
i disegni sono di una bellezza illegale.

e per questa volta mi fermo qui.
spero che le reazioni a questo post siano più del tipo ehi, bei titoli, grazie clacca me li segno, e non del tipo maledetta ti odio non ne posso più di aggiungere roba in wishlist. quasi quasi preferirei un gné gné io ce li ho e tu no.

liebster award 2016

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finalmente, dopo secoli, ritorno a fare un giochillino carino carino!
sara tra i papaveri e hime-claire mi hanno nominata per il liebster award, un riconoscimento a titolo assolutamente personale dedicato ai blog che hanno meno di 200 iscritti (vediamo di superarla questa soglia, eh?)

come ogni giochillino che si rispetti, questo non è il vietnam, ci sono delle regole (100 punti a chi coglie la citazione):

1 - ringraziare i blog che ti hanno nominato e assegnato il premio
2 - scrivere qualche riga per promuovere un blog interessante che seguite
3 - rispondere alle 11 domande poste dal blog o dai blogger che ti hanno nominato
4 - scrivere a piacere 11 cose di te
5 - premiare a tua volta 11 blog
6 - formulare 11 domande per i blogger che si nomineranno
7 - informare i blogger del premio assegnato

e e e dunque.
grazie mille a sara tra i papaveri, che ha il nick più bello di sempre, che passa spesso qui a commentare e della quale ho scoperto il blog proprio in occasione di questo premio, quindi recupererò i suoi post prima possibile, e grazie a hime-claire con la quale condivido la passione per gli shoujo manga e che a questi ha dedicato il suo blog, che ho scoperto qualche tempo fa.

il blog da spammare, che so che mi bestemmierà contro per tutte le regoline, è librangolo acuto della cara nereia, blog del quale apprezzo oltre ogni limite la rubrica photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, paint ti amo, che offre una panoramica delle uscite più trash della settimana in libreria, e che mi regala uno dei pochi momenti di gioia del lunedì. (ok, supera i 200 iscritti, ma di così poco che il premio glielo appioppo lo stesso).

altri 11 blog da premiare... beh, ci sarebbero, ma ci starei così tanto tempo a sceglierli che finirei per pubblicare questo post dio solo sa quando, quindi questo punto lo salto felicemente!

le domande di sara:
1 - Quel'è il tuo colore preferito?
vado molto a periodi, attualmente il menta e il rosa (che animo romantico...)
2 - Se fossi un fiore quale saresti?
considerando la mia innata grazia ed eleganza, direi un carciofo.
3 - Ti reputi estroverso od introverso (o una via di mezzo?)
sono una persona molto timida, ma per qualche strana motivazione spesso parlo troppo. e sempre nei momenti sbagliati.
4 - Quali sono i tuoi hobby?
leggere principalmente (ovviamente), ogni tanto disegno ma non sono poi tanto brava...
5 - Genere/gruppo/cantante preferito
durante la giovinezza ascoltavo molta più musica, ma continuo anche adesso ad apprezzare rock, metal e qualche cosina di elettronica. il gruppo preferito della mia adolescenza erano gli u2, adesso non saprei proprio cosa rispondere.
6 - Ti piace cucinare? Preferisci il dolce o il salato?
mi piace parecchio! ma non so cucinare moltissimi piatti... a dirla tutta preferisco mangiare! e ovviamente preferisco il dolce!
7 - Hai un animale domestico? Qual'è il tuo animale preferito?
più che un animale domestico ho una figlia pelosa, che è camillina della quale avrete sicuramente visto una tonnellata di foto su instagram. è l'amore di mammina! ♥ non ho un animale preferito, a parte gli insetti mi piacciono tutti!
8 - Il libro che ti ha più influenzato
non saprei a dire il vero. non saprei neanche cosa mi ha influenzato né cosa sarei senza i libri che ho letto. però libri a cui penso spesso, che mi ritornano in testa come i jingle delle pubblicità sono la terra sotto i suoi piedi di salman rushdie, le città invisibili di calvino, e qualche poesia sparsa di non ricordo più chi.
insomma, ho una pessima memoria.
9 - Il libro nel quale ti piacerebbe vivere (o fare un viaggio)
ovviamente vorrei vedere hogwarts, anche se credo che morirei come una cretina dopo cinque minuti in qualche strano trabocchetto. e poi il mondo della saga di avalon di marion zimmer bradley, anzi, vorrei proprio vivere per un po' insieme a viviana e le altre sacerdotesse...
10 - Se potessi far rivivere un personaggio storico (o un personaggio di finzione) chi sceglieresti e perché?
oh, beh, questa è difficile... penso che mi piacerebbe far rivivere qualche politico serio del passato per chiedergli di insegnare oggi a questo paese incivile come si fa politica, e gli eroi dell'antimafia che sono stati uccisi, per avere un aiuto valido alla lotta contro questo terribile cancro sociale.
11 - Sogni nel cassetto
avere una casa tutta mia, con dentro il mio meraviglioso uomo e una famiglia di pelosini.

le domande di hime-claire:
1 - Di dove sei?
dell'odiatissima palermo
2 - Come hai scelto il nome del tuo blog?
lol, credo sia la roba più banale della rete. a clacca piace leggere perché a clacca piace leggere.
3 - Usi un nickname? Se si, perché hai scelto quello?
al ginnasio mi appiopparono claclina e mi rimase per anni, fino a che un tizio mise in giro clacca e tale rimase nei secoli dei secoli. in ogni caso mi piace parecchio, quindi sono contenta così, anche se non l'ho scelto io.
4 - Dolce o salato?
dolce e in quantità vergognose.
5 - Cosa ti piace di più della blogsfera?
la gente che incontro, con cui posso condividere passioni e interessi con tutto l'entusiasmo possibile senza che nessuno mi prenda per idiota.
6 - Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso o Corvonero?
ovviamente corvonero (e poi adoro luna lovegood)
7 - Ti piace girovagare su Tumblr? Se si, che blog guardi di solito?
lo usavo parecchio prima, ormai sono anni che non ci giro più.
8 - Disordinato o ordinato?
il caos totale.
9 - Una citazione che preferisci? (indifferente da dove venga)
"così sparirebbero nel vento le città e dio su una nuvola lo vedremmo passare", da una poesia di garcia lorca. da questo verso ho preso ispirazione per il nick "unanuvola" che uso su instagram e che è diventato il "brand" (che parola di merda) dei miei tentativi di creazioni artigianali.
10 - Come ti descriveresti in una parola?
rompicoglioni
11 - Team Cap o Team Iron Man? (non avevo più fantasia, perdonatemi!)
non ho visto civil war e non ho letto i fumetti, ma iron man tutta la vita!

le 11 fuffate su di me che non interessano a nessuno:

1 - ho tagliato i capelli dopo più di dieci anni che li tenevo luuuunghi. pensavo che non l'avrei fatto mai, eppure...
2 - sono una schiappa indecente ai videogiochi e me ne rammarico moltissimo, perché mi piacciono quelli che hanno una storia, ma non saprei mai giocarli.
3 - adoro i dolci al pistacchio e quelli al cioccolato
4 - ho smesso di mangiare carne e salumi da circa un anno, ma non riesco a rinunciare alla pasta col tonno o col salmone. perdonatemi pescetti ;_;
5 - non ho mai imparato a guidare e ho pure smesso di volerci provare, ho il timore di mettere sotto un gatto o un cane. quindi continuo a farmi scorrazzare o a bestemmiare contro l'orribile sistema di trasporto pubblico di palermo,
6 - da quando a palermo hanno cambiato sede alla feltrinelli (e ormai sono passati un bel po' di anni), non mi piace più comprare i libri in libreria. mi sembrano dei supermercati e non mi trovo molto bene neanche nelle librerie "indipendenti" che stanno qui...
7 - ma quando sono in un'altra città prendo sempre un libro come "souvenir" del viaggio. spesso anche più di uno.
8 - mi piace il cibo piccante e speziato, e sto collezionando una discreta serie di barattolini di spezie e erbettine aromatiche che uso praticamente dappertutto.
9 - nonostante abiti vicino al mare, ho superato la paura dell'acqua "alta" da pochi anni e solo in piscina, e quando nuoto me ne frego della decenza e uso i braccioli nonostante la mia veneranda età.
10 - ho un pessimo rapporto con i bambini, con i quali mi sento a disagio e con cui non riesco molto a comunicare, in compenso sono bravissima a fare amicizia con gli animali.
11 - adoro fare liste di cose (quindi mi sono divertita anche se a dire il vero non sapevo cosa scrivere e c'ho messo un po' a fare questa lista)

e per concludere in bellezza, ecco le mie 11 stupide domande per i malcapitati a cui tocca il premio (solo nereia a dire il vero... poveraccia!)
1 - qual è la cosa che ami di più della tua città?
2 - se potessi partire adesso, così, senza troppo preavviso, dove ti piacerebbe andare?
3 - hai tatuaggi o piercing? o eventualmente ne faresti qualcuno?
4 - ti piacciono gli animali?
5 - cosa ne pensi delle "iniziative per avvicinare laggente alla lettura"?
6 - qual è il tuo libro preferito?
7 - hai mai scritto un racconto?
8 - quando compri un libro ti lasci ispirare in libreria al momento, oppure prima ti informi su internet?
9 - usi gli e-reader?
10 - i libri che leggi preferisci che siano tuoi, o leggi anche roba presa in prestito?
11 - sinceramente: cosa pensi di questi giochillini perditempo da fare sui blog?

e... beh, se avete davvero letto tutto, complimenti e grazie. vi voglio bene se siete arrivati davvero fino a qui.
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