Quantcast
Channel: a clacca piace leggere...
Viewing all 698 articles
Browse latest View live

le piccole morti

$
0
0
i manticori stanno diventando delle mary sue, qualsiasi cosa facciano non ne sbagliano mai una. tirano fuori un libro più bello dell'altro ogni volta, e io qui ogni volta voglio scrivere un commento serio e invece finisco a fangirlare.


basta, c'ho anche un'età ormai, vorrei fare la persona seria.
però, come faccio a non dire che le piccole mortiè fichissimo?
provo con un'analisi più seria e dettagliata (e senza spoiler).

la prima storia è di flavia biondi.
ora, flavia ormai la conoscete, è un'artista incredibile e il suo superpotere è quello di trasformare ogni storia in una botta emozionale che vi toglierà 150 hp, lasciandovi in lacrime a tirare su col naso. potrebbe scrivere della vita sentimentale dei ciottoli su marte, e noi lettori, che non siamo ciottoli e men che mai siamo stati su marte, riusciremmo lo stesso a commuoverci e a immedesimarci nei protagonisti della storia.
quando ho letto che la prima storia raccontava una vicenda abbastanza tragica, quella di una prostituta che si era ritrovata quasi morta per una sessione decisamente esagerata, francamente ho avuto un attimo di panico. questo tipo di storie mi mette angoscia, sopratutto quando sono storie vere (e questa è tratta per l'appunto da un fatto realmente avvenuto), e sopratutto perché provo profonda pena nei confronti delle donne costrette a prostituirsi (non sono affatto d'accordo con chi sostiene che ci si prostituisca per libera scelta o per divertimento), che oltre a vivere una vita insostenibile sono pure oggetto di giudizi moralmente disgustosi (puttanaè un'offesa non per niente). insomma, non è facile parlare di questo genere di cose senza correre il rischio di sbagliare.
brian e flavia invece sono stati impeccabili e il personaggio di nobisi, la protagonista della storia, riesce a essere, in sole sedici tavole, profondissimo, dignitoso, tragico.
flavia riesce a disegnare certi volti che mi fanno venire in mente i ritratti di quei fotografi incredibili, quelli che in un solo scatto, in un solo sguardo, mettono a nudo un animo e scuotono il tuo, facendoti vivere per un attimo emozioni alle quali non sai neanche dare un nome.
insomma, un inizio col botto.

subito dopo ivan lodi ci regala un momento incredibile.
ora, non so voi, ma la mia conoscenza all'iconografia del pene si limitava, fino ad adesso, a un range di rappresentazioni che andavano dalle possenti verghe di harmonyana memoria fino ai minuscoli peni marmorei delle statue classiche, passando per le minchie surreali che un mio professore dell'accademia narrava di aver dipinto in gioventù. fino ad adesso, avrei definito un pene in molti modi, ma di certo non avrei mai pensato di usare il termine puccioso.
dopo aver letto storia di una decapitazione, ho cambiato idea. il pene puccioso esiste, è simpatico, carino ed ha avuto la sfortuna di trovarsi attaccato al corpo di un povero idiota. dico sul serio, gli ho proprio voluto bene a quel povero pene.
una storia surreale, tragicomica, di quelle che non sai bene se ridere o piangere, ché la vita è fatta di infiniti attimi di disagio, tra un momento di gioia e uno di profondo dolore, e insomma, potrete pure riempire quaderni e quaderni di massime sull'esistenza e sul senso della vita, ma senza ironia non andate da nessuna parte.

la terza storia è disegnata dalla magica manina di anna ferrari, della quale (l'ho già detto qualche giorno fa, nell'intervista ai manticori che se non avete letto, recuperatela subito qui) adoro oltre ogni limite lo stile di disegno. la sua crescita l'avevo già notata, da sindrome a der krampus, ma qui, con dashi, mi ha davvero colpita (dritto al cuoricino! bum!), mi è piaciuto anche che il tratto sia stato meno pulito di quello a cui ero abituata, l'effetto matita mi è sembrato perfetto per il modo in cui anna disegna, ammorbidendo le forme nette e precise che sono tipiche del suo stile. sensualità a gogò, una buona dose di splatter, tentacoli e insetti. una storia muta e visionaria, surreale e onirica, in cui cibo, sesso e morte si confondono e si scambiano i ruoli. un gioiellino, da sfogliare avanti e indietro per riempirsi gli occhi. l'unica cosa per cui non la perdonerò e che mi ha spinto a cercare i lavori di daikichi amano, un fotografo giapponese a cui la storia è ispirata, e giunta alla foto di una tipa con delle blatte grosse come una mano sulla faccia stavo per svenire.
vanno bene i polpi, va bene il sangue, ok i tentacoli, ma le blatte proprio no.

chiude l'antologia lorenza de luca, con del balletto e della perla rosa, davvero irriverente, del suo patrizio, ovvero, di come un burattinaio mise in imbarazzo un prete bigotto alla presenza di uno stuolo di candidi fanciulli annoiati. adoro le storie in costume di lorenza e vederla alle prese con parrucche boccolose, pizzi e merletti barocchi è stata una vera gioia. altrettanto gioiosa è la narrazione del balletto, dei dissoluti passatempi nobiliari per scacciare la noia e intessere avvincenti relazioni sociali. gioiosa, purtroppo, non è la conclusione della vicenda, né per il povero alberghetti, né per l'anziano burattinaio, stroncato il primo dal troppo piacere, scacciato il secondo dall'opprimente moralità clericale.

ammetto di aver letto il testo con il tono che usano i pupari quando mettono in scena i loro spettacoli, chiedo perdono, ma era troppo divertente per non farlo!

le sceneggiature sono tutte di brian freschi, che ha mostrato, ancora una volta, un'incredibile versatilità, adattandosi in modo perfetto allo stile di ognuno dei quattro disegnatori, e mettendo in risalto i loro punti forti. chapeau.

per tornare alla questione del commento serio, se con le piccole morti i manticori volevano creare qualcosa di più adulto, ci sono riusciti benissimo, senza tradire lo stile che li ha caratterizzati, sia come singoli autori che come collettivo. una bella antologia che ha l'unico difetto di finire troppo presto, ché quando si leggono fumetti così non si vorrebbe finire mai.

per recuperare questo e gli altri libri (sindrometenebre, instrumenta, spineferal children e der krampus), potete contattare i ragazzi del gruppo manticora su facebook, via mail o tramite il loro blog.

una marina di libri ~ dal 9 al 12 giugno all'orto botanico di palermo

$
0
0
sta per tornare una marina di libri, il festival letterario giunto alla sua settima edizione che ogni anno, a inizio estate, si svolge nella città di palermo. quest'anno, dal 9 al 12 giugno, la cornice dell'evento sarà niente di meno che l'orto botanico.
durante i quattro giorni della manifestazione il gymnasium, il tepidarium, la sala lanza, il calidarium, il tineo o i vari spazi esterni ospiteranno più di 100 eventi, 80 editori, autori e, ovviamente, lettori.
ci saranno laboratori, anche per i più piccoli, incontri, presentazioni e reading.
sono parecchi gli ospiti noti che si alterneranno nel giardino palermitano per eccellenza, tra cui, francesco de gregori, marco mavaldi, simonetta agnello hornby eccetera.


michelangelo pavia, presidente del ccn piazza marina & dintorni, promotore del festival insieme alle case editrici navarra e sellerio, spiega:
"La settima edizione di Una marina di libri trasforma gli alberi nei protagonisti della manifestazione. Il complesso monumentale dell'Orto Botanico accoglie questa nuova edizione trasformando le presentazioni e gli incontri in un grande giardino letterario all'aperto. Un ambiente acustico completamente diverso, un paesaggio sonoro che è difficile da rappresentare ma che, nel momento in cui si vive, diventa subito indimenticabile. L'Orto Botanico di Palermo è un'oasi di pace nel tessuto urbano, un paradiso in cui immergersi per imparare e riflettere. Leggere circondati da un paesaggio naturale è un momento di evasione raro ed emozionante e allora quale luogo migliore di un Orto botanico per parlare di libri e di cultura? La natura è una compagna fedele della cultura, della riflessione, della creatività. E chi l'ha detto che con la cultura non si mangia? La natura è cultura e con la natura l'uomo si sfama. Non c'è Ministro che possa metterlo in discussione. Fare crescere la cultura significa coltivare l'ambiente che ci circonda"
ogni giorno, una marina di libri propone cinque appuntamenti fissi:
- l’edicola, una rassegna stampa ragionata delle pagine culturali curata dagli ospiti del festival.
- dalle 10.00 alle 13.30 un seminario al giorno dedicato a studenti universitari e operatori culturali sulle questioni editoriali,
- alle 18.00 un dibattito tematico,
- alle 20.00 il festival ricorda gli "scrittori che ci… mancano" con un omaggio a uno scrittore scomparso,
- e infine alle 21.00 un’intervista serale a un grande ospite per poi dare spazio alla musica: ogni sera, per chiudere in bellezza tra le piante secolari e a due passi dal mare, un concerto nello spirito di una marina di libri.

e possibile sostenere una marina di libri (l'ingresso al festival e la partecipazione agli eventi sono gratuiti) attraverso il crowdfunding.

iniziative come queste sono incredibilmente preziose, sopratutto se consideriamo che la sicilia è una delle regioni italiane in cui si legge meno e una di quelle in cui è più alto il tasso di povertà educativa infantile. quattro giorni non sono tantissimi e di certo non cambieranno le statistiche, ma è certo che un festival letterario come questo rappresenta la volontà, per palermo e per la sicilia, di crescere culturalmente, di avvicinare grandi e piccoli alla lettura e di dimostrare che l'amore per i libri non è, come purtroppo è parecchio diffuso credere qui, roba per pochi intellettuali o per quelli che non hanno una vita vera, ma è una passione che fa crescere e sopratutto divertire.

altre informazioni su www.unamarinadilibri.it e www.ortobotanico.unipa.it. potete scaricare il programma completo dell'evento qui.

grimorio ~ campagna di crowdfunding e intervista a ariel vittori e laura guglielmo

$
0
0
proprio oggi parte su indiegogo (il link sarà attivo dalle 15:00 di oggi pomeriggio) una nuova campagna di crowdfunding per sostenere un altro interessantissimo progetto tutto italiano, un'antologia di illustrazioni e fumetti dedicata al mondo delle streghe e della magia: grimorio.


l'annuncio ufficiale del progetto è stato fatto durante l'arf festival a roma, in questi giorni sono stati presentati gli artisti che parteciperanno al progetto (alice girlanda, ariel vittori, astrid lucchesi, eleonora bruni, fabio mancini, freddie tanto, giopota, greta xella, isabella mazzanti, laura guglielmo, laura vivacqua, monica sangermano, morena forza, noemi de maio, romina moranelli, silvia vanni, sumi, susanna rumiz, tessa black, e un altro misterioso autore di cui sapremo più avanti) ed è stata pubblicata la copertina dell'albo, realizzata da antonio de luca e mirko failoni.

il crowdfunding prevede diversi perk (spillette, stampe in edizione limitata, contenuti digitali e lezioni di digital painting) ma si focalizza principalmente sul vero obbiettivo della campagna: la realizzazione del volume.

da questo momento avete 30 giorni di tempo per sostenere il progetto e acquistare la vostra copia! tutte le informazioni dettagliate le trovate sulla pagina facebook di grimorio.

ho avuto modo di chiacchierare con le due autrici organizzatrici del progetto, ariel e laura, che si sono offerte di rispondere a una breve intervista per presentarci al meglio grimorio. buona lettura!

illustrazione di greta xella

ciao ariel, ciao laura, benvenute su claccalegge!
in primis complimenti per il progetto, mi è sembrato da subito molto interessante e sono curiosissima di sfogliare il libro. ad essere sincera è la prima volta che vedo un'opera realizzata da così tanti autori promossa da una campagna di crowdfunding. come è avvenuta la scelta di questi artisti?
Ariel: In Italia non ci sono stati molti crowdfunding simili, l'unico a cui riesco a pensare è quello per 'Amazzoni', dell'ottima Passenger Press di Christian G. Marra. Prendiamo infatti molto più esempio dal mondo anglofono, in cui da un paio d'anni sono esplose le antologie finanziate dal pubblico: io stessa l'anno scorso sono stata in una di queste, Food Porn
Laura: Abbiamo voluto dare uno spazio libero alle 'voci disegnate' di autori diversi tra loro ma con una certa visione comune, che fosse espressione di un gusto influenzato anche da correnti estere. Insomma, qualcosa di diverso rispetto al mercato italiano più mainstream.
in tantissimi avete contribuito a grimorio, ma chi è che ha avuto per primo l'idea di realizzare un progetto collettivo che parlasse di magia e stregoneria? e quando avete iniziato a lavorarci?
Ariel: L'idea è venuta in realtà in parte da un mio amico, 'madrina' di Grimorio, Walter Baiamonte...ovvero, continuava a insistere e a dirmi "Ma fai qualcosa, anche con altri artisti!" E la prima a cui ho pensato è Laura, perché avevamo una storia insieme...la stregoneria quindi in realtà è venuta da lei, che ha scritto la storia. Insomma è stato collettivo già nel concepimento. Abbiamo iniziato a parlarne quasi subito dopo Lucca, e a lavorarci davvero, chiamando gli artisti, organizzando le tempistiche e tutto, da Gennaio.
il tema che avete scelto mi affascina personalmente moltissimo, ma c'è un motivo particolare per cui avete deciso di fare un libro che parlasse di streghe?
Laura: Perché è un tema ampio ma intrigante, che può dare molte possibilità, sia visive che narrative e volevamo lasciare quanta più libertà possibile ai nostri artisti.
la scelta di finanziare il progetto con il crowdfunding, e non ad esempio autoprodurlo o proporlo a un editore, è legata più alle tematiche o al fatto che si tratta di un'antologia (tipologia di pubblicazione che si ritrova principalmente tra le autoproduzioni, sopratutto di esordienti)?
Ariel: Gli editori sono più raramente interessati ai progetti antologici, ma anche un editore interessato avrebbe comunque sicuramente posto condizioni, paletti, avrebbe preso decisioni in merito agli artisti e alle loro storie. Invece per noi la scelta del crowdfunding significa dare agli artisti – e a noi stesse – la libertà dell'autoproduzione, senza l'onere dell'investimento in prima persona. Tutti i nostri artisti sono almeno parzialmente già professionisti, e già per loro il tempo è l'investimento più grande: vogliamo che sia il pubblico a darci la libertà di pensare solo al tempo, e a come usarlo al meglio.
il crowdfunding presuppone una fortissima collaborazione tra autori e pubblico, sopratutto in rete: siamo ancora all'inizio, ma il progetto, come si diceva, è stato presentato già da un po', e la pagina facebook di grimorio ha già parecchi seguaci. che reazioni avete avuto dai sostenitori di grimorio? e cosa vi aspettate adesso che la campagna è appena iniziata?
Laura: Speriamo in una risposta altrettanto calda rispetto a quella già ricevuta e di non tradire le aspettative! Vogliamo offrire un bel prodotto e tante altre sorprese: ci aspettiamo anche che rimangano incantati dalle rivelazioni che devono ancora venire.
illustrazione di alice ghirlanda

da lettrice, apprezzo moltissimo le autoproduzioni e i progetti di crowdfunding. continuo a ritenere fondamentale il lavoro di selezione degli editori, eppure ho letto fumetti autoprodotti di un livello così alto che posso dire che ormai è chiaro che l'autoproduzione non è un modo per aggirare l'ostacolo dell'editore, bensì un mezzo per realizzare esattamente il tipo di libro che si ha in mente, controllandone ogni suo aspetto (i contenuti non condizionati da scelte esterne, la realizzazione materiale del volume, la distribuzione eccetera).
ci sono molti autori molto validi, conosciutissimi in rete e nelle fiere, che mi fanno ben sperare per il futuro della nona arte in italia, ma ovviamente, io tutto questo lo vivo dall'altro lato della barricata: come vive tutto questo chi fa autoproduzione, chi vuole esordire nel mondo del fumetto?
Ariel: In realtà la barricata non è così imponente: noi tutti oltre che creatori siamo consumatori e siamo entusiasti e ispirati da tutto il talento riversato davanti ai nostri occhi dalle autoproduzioni e dal web. Anche tra di noi diventa più facile comunicare e stringere collaborazioni quindi semmai tutto questo è ancora più positivo per noi 'autoprodotti', soprattutto quando riusciamo a dare spazio agli esordienti. In Grimorio ce ne sono alcuni e siamo certi che vi sorprenderanno.
la campagna inizia oggi e dura trenta giorni, avete un solo mese di tempo per convincere i vostri potenziali lettori a diventare lettori a tutti gli effetti, quindi iniziamo da qui: perché sostenere il vostro progetto e acquistare grimorio?
Laura: Perché è un progetto come non se ne sono mai visti in Italia ma che ha bisogno di tutto il supporto per vedere la luce. Non abbiamo mai visto così tanti autori nostrani uniti sotto la stessa bandiera ma completamente liberi nella loro creatività, speriamo che i lettori e gli appassionati non si lascino sfuggire questa occasione di vedere tanta bellezza tutta insieme.
illustrazione di sumi

kobane calling (e zerocalcare al tmo di palermo)

$
0
0
la settimana scorsa zerocalcare è tornato a palermo, sempre al tmo, a quasi un anno e mezzo dall'ultima volta in cui era venuto a presentare dimentica il mio nome (ne parlai a suo tempo qui).
questa volta ovviamente la presentazione riguardava kobane calling, il suo ultimo libro, uscito ad aprile per bao publishing. il libro raccoglie sia i reportage già pubblicati su internazionale (il primo a gennaio e il secondo a ottobre del 2015), oltre a materiale inedito.
il risultato è qualcosa di incredibilmente potente, importante, fondamentale.


zerocalcare è diventato un vero e proprio fenomeno, un autore di fumetti italiano che sta nei primi posti delle classifiche per settimane accanto a quei nomi che vendono più del pane, è conosciuto da tutti, anche chi non legge fumetti, anche chi non legge e basta ha sicuramente, almeno una volta, letto qualcosa di zerocalcare. te lo ritrovi dappertutto, ed è sempre un piacere.

io all'inizio lo vedevo un po' come l'ortolani del momento, quello che fa ridere ma che è bravo, è intelligente, sa dire la cosa giusta nel modo giusto, è giovane, sa cosa piace ai ragazzi della sua età, sa parlare del mondo di oggi, dei trentenni che entrano in crisi a sentirsi dare del lei, di quelli che stanno mentalmente ancora dentro fino al collo nell'adolescenza anche con quindici anni di ritardo, volenti ma sopratutto nolenti, per colpa di una società malata che ci ha tolto la possibilità di crescere ma non quella di ammazzarci di serie tv come se non ci fosse un domani (non sono sicura che ci sia un domani a dirla tutta).
poi ho letto dimentica il mio nome, e mi sono resa conto, del tutto inaspettatamente, che zerocalcare sapeva essere di più che lo specchio di una generazione. zerocalcare è un ottimo narratore, uno che sa scrivere oltre che fa ridere. altro che ortolani.

questo è il picco, mi ero detta. da adesso magari si ritorna alle storielle cazzone sul trauma dei duemila che tra poco prendono la maturità e noi ci sentiamo freschi di diploma, viviamo con la mamma e non ci accorgiamo dei capelli che imbiancano. oppure tira fuori un altro bel romanzo come questo, che sarebbe una gran cosa, eh.
e invece, ho dimostrato solo la mia scarsa capacità di immaginazione.

kobane callingè qualcosa di più che il prodotto dell'autore del momento, qualcosa di più del graphic novel che mi ci sparo venti euro perché faccio parte di quella minoranza di gente che in questo paese legge qualcosa, e ancor di più di quella minoranza che legge fumetti senza credere che sia roba per bambini o per chi non c'ha una vita.
kobane callingè, per quel che riguarda la mia esperienza ovviamente, al momento la migliore spiegazione di quello che diamine sta succedendo nel mondo. o almeno in suo pezzetto.

il terrorismo, questo cazzo di isis che sembra spuntato come un fungo durante la notte, i profughi e le teste di cazzo che gli urlano contro di tornare a casa, la turchia, gli attentati, l'islamofobia, la confusione, la gente che non sa nulla e parla, parla, parla, da opinioni che valgono meno della mia cacca, che pensa di poter risolvere tutto a suon di bombe e odio.
ma cosa sta succedendo davvero? perché tutto questo? quando è cominciato? chi è questa gente? e quell'altra? perché questa guerra? perché perché perché.

non so a voi, ma a me risuonava in testa da mesi. e puoi provare a cercare informazioni, ma o sei veramente molto ferrato in storia moderna, o è difficile capirci qualcosa, ti perdi tra un link e l'altro, fai fondere i server di wikipedia e alla fine sei più confuso di prima. o magari sono solo io idiota, chi lo sa. insomma, ho seguito la presentazione di zerocalcare, per quel poco che sono riuscita a capire ché l'acustica di quel posto - perdonatemi - fa schifo. una presentazione "alla zerocalcare", con qualche parolaccia e un po' di romanesco qui e lì, ma coinvolgente e interessante. anche chi non aveva letto il libro, e plausibilmente non aveva seguito la vicenda di kobane, si è ritrovata a interessarsi di quegli argomenti. più dell'altra volta, e forse proprio per le tematiche affrontate, zerocalcare è stato coinvolgente, ha raccontato, più che il viaggio in sé, com'è stato vivere quel viaggio. ho letto kobane calling tutto d'un fiato, in piena notte, con gli occhi che chiedevano pietà ma senza voler smettere di leggere, con la stessa sensazione di scoperta di quando ti svelano qual è il trucco dietro il giochino di magia. e qualcosa l'ho capita.


andiamo con ordine, tra quello che ricordo della presentazione (e quello che sono riuscita a sentire) e quello che il libro racconta.
il primo viaggio a kobane, o meglio, vicino a kobane, è del novembre 2014, insieme alla staffetta romana per kobane, un gruppo volontario di gente che cerca di portare medicinali, assistenza, cibo eccetera ai profughi e a chi fa resistenza contro l'isis. in questo primo viaggio, zerocalcare e compagni raccontano di non potere entrare a kobane, ancora sotto assedio dall'estate dello stesso anno. si ritroveranno dall'altra parte della frontiera, in un villaggio di nome mehser. da qui, la guerra non si vede, ma si sente. si sentono gli scoppi, le bombe, gli spari, ma sopratutto le testimonianze di chi sta vivendo il conflitto sulla propria pelle. kobane è il centro, il cuore di tutta la resistenza contro l'isis. è una guerra non solo di bombe e mortai, ma sopratutto di idee contro ideologie.
nel campo di mehser zerocalcare ci fa scoprire qualcosa che le tv e i giornali preferiscono non sottolineare troppo, se non omettere completamente. la resistenza lì è fatta da tutti, uomini e donne insieme, e il ruolo delle donne è più importante di quello che si può immaginare. le donne hanno svolto un enorme lavoro culturale, riprendendosi la loro dignità, la loro consapevolezza, la loro autonomia. le donne combattono, gestiscono i campi, aiutano chi ne ha bisogno, addestrano gli altri combattenti. non sono inferiori a nessuno.
qui si impara la totale differenza tra isis e musulmani, tra degli assassini senza nessun principio e tra la gente che rispetta la propria fede senza opprimere nessuno.
si intravede quello che poi verrà spiegato meglio più tardi: l'utopia che il rojava, di cui kobane è divenuta il simbolo, vuole realizzare, una convivenza pacifica tra popoli, culture, religioni diverse, l'uguaglianza tra uomini e donne, l'abolizione della pena capitale, il diritto al lavoro, allo studio e alla libertà. insieme. non con tolleranza, che è un modo per dire ti sopporto, anche se non mi vai bene, ma con un senso di fratellanza e convivenza.


il secondo viaggio è quello raccontato più nel dettaglio, avviene a luglio del 2015, mesi dopo che kobane era stata ripresa dai combattenti, da quelli che hanno cacciato isis a calci nel culo.
ci sono molte testimonianze, di chi ha combattuto per riprendersi la propria libertà, contro l'isis e contro un regime a cui fa comodo avere dei pazzi feroci da scagliare contro la popolazione e sopratutto contro i curdi, la minoranza che vive, o che meglio cerca di farlo, in turchia e nei paesi confinanti, un regime capace di colpire persino il suo popolo pur di continuare a mantenere il suo potere, basato su odio e paura (ve lo ricordate l'attentato a suruc? io sì. ne parla anche zerocalcare da qualche parte nel libro, poche parole, intensissime. che nessuno - forse qualche giornalistoide nostrano - c'ha bisogno di mettersi a far i sentimentalisti quando la gente muore così)
l'ingresso nel rojava, ora possibile, è un momento commovente. ci sono le macerie della guerra, il dolore di chi ha perso tutto, i cimiteri e le foto dei martiri, ma c'è la volontà, nata proprio da quel dolore, di costruire, insieme, una società più giusta, basata sul rispetto delle persone, della loro identità, e sul rispetto della terra, dell'ambiente. una volontà fortissima a cui è difficile credere, se si pensa alla guerra che quella gente ha combattuto e continua a combattere, contro un governo di regime oppressivo e tirannico e contro dei pazzi, spesso drogati e incoscienti, scatenati contro qualcosa che non sanno neppure cosa sia esattamente.
una guerra che noi conosciamo da qualche anno, ma che loro sperimentano da tutta una vita, in silenzio, senza l'attenzione dell'opinione pubblica, dei media, senza l'aiuto di nessuno.

kobane calling non è un reportage giornalistico, è molto di più. ci sono dentro tutte le domande, le paure, le emozioni di chiunque si ritrovi a vivere per qualche giorno la resistenza curda - e non solo - contro dei crimini che a noi fa comodo non vedere. non è il racconto distaccato e oggettivo degli eventi, no, grazie a dio, per quello potreste provare su wikipedia.
è inevitabile prendere una posizione in questi casi, chiunque abbia una coscienza, non per forza politica, ma anche solo morale, deve prendere una posizione. bisogna schierarsi, decidere chi sostenere, per quali idee lottare, ognuno a modo suo. davanti agli abusi, all'oppressione, all'orrore, non si può far spallucce e pensare agli affaracci propri.
zerocalcare l'ha fatto con le parole e i disegnetti, come li chiama lui. gli diamo ragione quando dice di non essere un poeta, ma l'umanità che ha raccontato in questo libro, la sete di giustizia che c'è in queste pagine, valgono come milioni di versi.
ognuno lotta a modo suo, raccontare come stanno davvero le cose è un bel modo di mettersi contro chi vuol tacere e far tacere.
scegliere il mezzo del fumetto, tanto bistrattato e relegato a lettura da ombrellone se non da cesso, è stato il modo migliore di far arrivare la consapevolezza di eventi terribili che si svolgono a pochi chilometri da noi, a chi non avrebbe avuto la possibilità di conoscere quella realtà.


c'è chi dice che questo libro andrebbe consigliato nelle scuole e io sono d'accordo. andrebbe consigliato a tutti, sopratutto agli sputasentenze dalla parola facile che si grattano la pancia davanti alle telecamere, ai politici complici, a chi quei politici li vota, a chi fino ad adesso ha fatto spallucce. ognuno lotta a modo suo, smettere di essere indifferenti, di fare il gioco di chi vuole il silenzio, sarebbe già un bel modo di cominciare.


POErtraits ~ campagna di crowdfunding e intervista a marco rocchi

$
0
0
ingredienti:
- uno scrittore americano dell'800, autore di storie cupe e racconti dell'orrore
- giochi di parole (q.b.)
- riferimenti alla cultura pop
- un pizzico di ironia

preparazione:
- frullare tutto insieme e poi farlo disegnare da marco rocchi. servire a temperatura ambiente.

(sono una persona poco seria, lo so)


sta per cominciare la campagna di crowfunding su kickstarter per la pubblicazione di POErtraits, il libro di illustrazioni di marco rocchi, 100 ritratti del famosissimo scrittore americano edgar allan poe rivisitati e deformati dalle lenti della cultura pop.
idea semplicissima e brillante, i POErtraits già realizzati sono tantissimi, la pagina facebook del progetto ne è piena, adesso manca solo la realizzazione del libro.
quindi, mi raccomando, sostenete il progetto!

ho chiesto a marco rocchi di aiutarmi a presentare il suo progetto su claccalegge, ed è stato così gentile da accettare subito, coinvolgendo anche il suo editor camillo bosco. buona lettura!

ciao marco, grazie per aver accettato di dedicarci il tuo tempo e benvenuto su claccalegge!
com'è nata l'idea di questo progetto?
Quella di POErtraits è la storia di un rapporto occasionale, quello tra me ed Edgar Allan Poe. Scherzi a parte inizio ammettendo le mie colpe: non sono un fan sfegatato di Poe, mi piace ed ho letto alcune sue opere, ma nulla più. Un paio di anni fa un carissimo amico mi chiede di sceneggiare per lui un adattamento a fumetti tratto da un racconto di Poe, nello specifico La Maschera della Morte Rossa illustrato dal bravissimo Giuseppe Dell'Olio e edito dai tipi della Kleiner Flug. Ecco, questo è stato l'inizio della mia relazione con il letterato americano. POErtraits deriva da qui. Andando in giro per fiere a promuovere il nostro fumetto mi sono spessissimo trovato a fare una piccola dedica sul volume che consiste in una caricatura di Poe, di fatto la versione base che ho usato per POErtraits. In una di queste fiere, mentre stavo facendo una di queste caricature, sento la parola "Topolino" e disegno un Poe con le orecchie da topo, un toPOElino. Era nato il primo POErtrait. Per gioco ho iniziato a disegnarne prima 10, poi 50 e sono arrivato fino a 101. Da lì è nata la voglia di trasferirli su carta, passando per un primo crowdfunding senza successo, da una rielaborazione del volume che intendo realizzare, fino ad arrivare al progetto attuale.
ho letto la tua biografia e ho scoperto che non hai iniziato subito a studiare per diventare disegnatore. come è nata la voglia di fare fumetto?
È una voglia che ho sempre avuto, direi che è nata con me. Per tantissimi anni l'ho sfogata solo occasionalmente seguendo qualche corsettino serale, partecipando a concorsi, fino ad arrivare a tenere io stesso delle lezioni di fumetto mentre ero ancora alle superiori per i miei compagni del liceo scientifico. Poi per anni quasi niente. Forse mi mancava il coraggio di provarci davvero finché da una voglia è diventata una necessità, un qualcosa che non potevo più trattenere.
ho letto anche che fino a ora hai lavorato come sceneggiatore, quindi, correggimi se sbaglio, POErtraits è il tuo primo lavoro come disegnatore?
Si tratta effettivamente del primo lavoro che vedrà la luce come pubblicazione. Come disegnatore ho tempo fa realizzato un webcomic (Mostriciattoli, scritto e disegnato da me, una serie che spero di riprendere al più presto) e un progetto che è arrivato in finale al Lucca Project Contest nel 2013. Sarà possibile a breve vedere altre mie tavole in un fumetto che sto scrivendo per e con Francesca Carità e che sarà pubblicato dai tipi di Tunuè nel 2017.
per realizzare questi ritratti di poe hai scelto dei merge davvero... audaci! ci racconti la nascita di qualcuno dei POErtraits a cui sei più legato o che hanno un significato particolare?
Per ordine partirei sicuramente dal primo, toPOElino, del quale ho già raccontato la genesi. Inizialmente la spida era più legata a giochi di parole e soluzioni grafiche per renderle, ad esempio riPOErto o imPOEstore o ancora proPOErzione. Nel corso della realizzazione dei vari POErtraits la sfida si è evoluta e si è mescolata sempre più alla cultura pop, ma soprattutto ho potuto dare sfogo nel cercare dei miscugli tra Poe e le mie passioni di videogiochi (esempio POErtal), di film di animazione (POErco rosso) o di cinema (mi sono ingegnato tantissimo perchè volevo disegnare un jedi e sono riuscito a creare discePOElo, rappresentando un allievo padawan con le sembianze di un Poe rasato con la treccina). Mi fermo qua perché potrei in realtà raccontare una storia per ogni singolo POErtraits. E sono oltre 100.
ci sono altri artisti che hanno collaborato alla creazione del libro?
Direttamente alla realizzazione del libro no, ma ci sono state tante persone che hanno aiutato a trovare idee per nuovi POErtraits. Una di queste porterà a vedere nel libro delle caricature di Edgar Allan Poe disegnate da altri aristi, si tratta della sezione degli aPOEcrifi, cioè dei Poe non fatti da me ma dedicati da altri artisti.
questa non è la prima volta che presenti al pubblico POErtraits. cosa è cambiato rispetto al primo crowdfunding?
Si tratta effettivamente del secondo tentativo. I cambiamenti sostanziali apportati si possono riassumere in quattro punti. 1) un nuovo formato più in linea con i disegni 2) nuovi disegni per poter raggiungere un pubblico internazionale lasciando fuori quindi quei giochi di parole comprensibili esclusivamente da un pubblico italiano 3) una campagna di crowdfunding studiata meglio e basata anche sugli errori della prima esperienza 4) una nuova partnership con ManFont.

per questo libro hai lavorato con manfont. qual è il loro ruolo nella realizzazione di questa opera?
A questo proposito giro direttamente la domanda a Camillo Bosco, il mio editor presso ManFont che spiegherà meglio di me il ruolo che l'associazione ManFont ha avuto in questo progetto.
Eccomi! Come gli antichi demoni, rispondo alla domanda del mio evocatore: contattai Marco un anno fa, poco prima del suo primo crowdfunding. Il suo progetto ci piaceva e lo volevamo nel nostro catalogo, ma al tempo era già in parola con una realtà locale e volle mantenere l'impegno preso precedemente. Tempo dopo fu lui a contattarmi, memore del nostro interesse, per proporci questa versione "riveduta e corretta" del progetto. Inizialmente ebbi qualche problema col formato da lui richiesto per la stampa (15x15 cartonato, assolutamente fuori dai nostri standard), ma in capo a poche settimane prendemmo la decisione di inaugurare una nuova collana che potesse dare spazio a prodotti più grafici che fumettistici, come il suo. Questa decisione ha poi avviato un percorso che si concluderà a breve con l'accettazione da parte della nostra realtà di contratti con la distribuzione sia in fumetteria che in libreria di varia, quindi si è trattato di un giro di boa. Una decisione complessa che abbiamo deciso di prendere per dare il giusto spazio ai volumi che già pubblichiamo e che pubblicheremo in futuro. All'atto pratico, poi, ci stiamo rompendo insieme la testa per capire come far arrivare al pubblico dei possibili backers il progetto POErtratis. È tutto nuovo e inedito, ma la fiducia non ci manca, e sono molto felice di come è stata realizzata la cover: un processo che ha prodotto un centinaio di bozze, senza esagerare! Ma quella delle copertine è una mia grande ossessione, chi lavora con me lo sa...
oltre a POErtraits, stai lavorando a qualche nuovo progetto? e se sì, questa volta come sceneggiatore o come disegnatore?
Come ho accennato prima un volume per Tunuè come sceneggiatore con disegni di Francesca Carità ma che vedrà anche alcune tavole illustrate da me. Tutti gli altri progetti sono come sceneggiatore. Un adattamento a fumetti della vita di San Domenico (tutto tranne un'agiografia, non l'avrei retta) disegnato da Edoardo Natalini  che ci è stato commissionato da Santa Maria Novella a Firenze e verrà tradotto in 5 lingue e  sarà pubblicato da Kleiner Flug. Sempre per Kleiner Flug sto lavorando ad un altro titolo, l'adattamento a fumetti di un opera di Wilde, L'importanza di chiamarsi Ernesto, con disegni di Angelica Regni.
tu dici che quando leggi fumetti stai studiando (è una cosa bellissima, me la rivenderò!), hai degli autori preferiti, qualcuno a cui ti ispiri in modo particolare?
Inizialmente ammiravo (e ammiro tutt'ora) tantissimi autori, ma la maggior parte di essi avevano un unico ineluttabile difetto: erano morti. Da quando mi fu fatta notare questa cosa ho iniziato ad espandere la mia ricerca di autori di riferimento in personaggi tutt'ora in attività, dei quali posso vedere i progressi e dai quali, se ne ho l'occasione, farmi autografare un volume. Tornando al nocciolo della domanda i nomi sono Cyril Pedrosa, Craig Thompson ed Enrique Fernandez. Ah, e Paul Pope, anche se di lui ho letto ancora poco.
potendo scegliere senza alcun limite, anche andando indietro nel tempo, a quali disegnatori chiederesti di creare dei POErtraits?
Sicuramente ai citati sopra. Andando indietro nel tempo Pratt, Pazienza, Moebius, Crepax e Breccia (Alberto). Lo vorrei tantissimo anche da Uderzo.
si potrebbe dire che edgar allan poe, sopratutto il suo ritratto, è diventato un po' un'icona pop lui stesso negli ultimi tempi, quindi la tua idea mi sembra particolarmente azzeccata: un autore amatissimo e famosissimo e uno stile di disegno di grande impatto. avete realizzato anche del merchandising legato al tuo libro, disponibile tra i perk del crowdfunding?
Il crowdfunding si basa principalmente sulla pubblicazione del libro e la maggior parte dei perk ruota intorno ai disegni disponibili in molti formati con l'obiettivo di tenere il budget da raggiungere il più basso possibile e senza perdere troppo di vista l'obiettivo principale. Se la campagna dovesse evolversi in modo particolarmente positivo abbiamo ideato alcuni gadget più puramente di merchandising ma sui quali ancora non mi sento di dare anticipazioni. Ma nel caso sappiate che sono carinissimi!
io non vedo l'ora di sfogliare il tuo libro! grazie mille per la tua compagnia e mille imboccallupo per POErtraits!
Grazie a te!
PS. Ti correggo: 1000 in bocca al luPOE!!! ;)

sesso, amore e croccantini

$
0
0
ci sono volte in cui uno fa qualcosa di sbagliato e invece pensa di agire per il meglio. e poi impara a sue spese che non tutto va valutato con il proprio metro di giudizio.
è questa la situazione in cui si trova la protagonista e narratrice di sesso, amore e croccantini (scritto da flavia borelli e edito da fazi editore), la storia catastrofica, comica, e a dirla tutta un po' romantica, di una donna che pensava che sterilizzare i gatti fosse una cosa crudele.


cosa fai quando non ne puoi più dell'imperituro calore della tua gatta, una bella panterina affusolata e bisognosa di amorose attenzioni? ti fai dare in comodato d'uso un bel micione di campagna, un maschione in grado di placare le voglie della micia e il suo desiderio di maternità.
così la padrona (che brutta parola!) di micioara, una donna di mezz'età, la tipica zitellona con gatta che ha rinunciato a cercare l'amore, si fa portare a casa giuda, un gattone imponente e focoso per far compiere il miracolo e regalare alla sua gatta una nidiata di gattini.

ai due basta però un solo giorno per divorare tonnellate di croccantini, far impazzire mezzo palazzo tra urla e rumore di cocci rotti e riempire la casa della suddetta signora del particolare e non esattamente gradevole odore di pipì in ogni dove.

se due gatti impazziti e assatanati non bastano a far crollare i nervi dell'abitante umana di casa, sono pronti a collaborare: la madre della suddetta, con le sue odiose telefonate in cui non manca di sottolineare il suo disaccordo circa la coabitazione tra figlia e gatti, i vicini stanchi dei rumori da terza guerra mondiale e gli amici, che tra una telefonata e l'altra, sono giunti a teorizzare che se giuda riuscisse davvero a far rimanere incinta micioara, il triste incantesimo anti-uomo che grava sulla padrona (che brutta parola!) della micia si spezzerebbe finalmente...
sarà, ma arrivati a sera, l'unica cosa che si è ricavato dalla giornata è: una casa distrutta e puzzolente come una cloaca, il rischio di farsi denunciare dai vicini e il colpo di fulmine per un micione che, dopo tutte le sue prodezze erotiche, si è messo a sonnecchiare sul letto che fino ad adesso era stato diviso solo da micioara e dalla sua padrona umana.

almeno fino a che qualcuno non suona il campanello...
vuoi vedere che alla fine gli amici c'avevano preso? vuoi vedere che giuda è riuscito a compiere più di un miracolo?

narrato in prima persona in un ininterrotto flusso di pensieri, dialoghi, parolacce, disperazione alla vista degli spruzzi di pipì ovunque, ricordi di momenti passati, felici e no, in questo romanzo rocambolesco, divertente e pieno di parolacce e d'amore (quello per i gatti oltre che quello tra gatti!) si ride tanto, si fa il tifo per micioara, per la sua a volte insopportabile padrona, per il buon giuda e sopratutto si spera che alla fine l'umana abitante di casa si renda conto che in fondo, per i gatti, il sesso è molto meno divertente che per gli uomini.

insomma, se vi piacciono i gatti, leggete questo libro (spoiler! evidenziare per leggere:sì, alla fine micioara, giuda e il piccolo frutto del loro amore vengono sterilizzati. io ero così nervosa per questa idiozia che è contro natura sterilizzare i gatti, stavo per abbandonare il libro. ho continuato a leggere solo dopo essermi spoilerata il finale.), e sopratutto ricordatevi che i gatti domestici - e quelli di colonia se ne gestite una - vanno sterilizzati, tutti, maschi e femmine, per evitargli inutili sofferenze, malattie, tumori e per evitare a voi di vivere in una casa aromatizzata alla pipì di gatto, che è una delle cose più puzzolenti del mondo.
e per evitare a intere cucciolate di nascere in strada per morire sotto una macchina, per il poco cibo, uccise da qualche gatto maschio desideroso di attenzioni, avvelenate eccetera eccetera.
se desiderate un cucciolo, adottate uno dei tanti che si trovano per strada, nei rifugi, tra le mani dei volontari stanchi delle mille emergenze: farete un regalo a loro, evitandogli di morire in un box di un gattile o sotto le ruote di una macchina, e sopratutto lo farete a voi stessi.

è scientificamente provato che vivere con un gatto rende le giornate più divertenti e coccolose. ecco sua maestà camilla intenta a darvi una dimostrazione.

e, visto che siamo in tema animaletti, vi invito a partecipare, fino al 18 giugno, all'evento unanuvola per occhi randagi, che ci sta permettendo di dare un piccolo aiuto a delle meravigliose ragazze che si dedicano con amore assoluto a un sacco di pelosetti in difficoltà!

come quando eravamo piccoli

$
0
0
pietro è uno sceneggiatore. è italiano, è andato in america, ha scritto una serie tv e ha avuto successo, ma pian piano la trama inizia a sfuggirgli di mano, le situazioni si evolvono in modi che non poteva prevedere, i personaggi non agiscono più come lui credeva all'inizio. bella rogna, per uno sceneggiatore.
figuriamoci se poi la stessa cosa accade alla vita, quella vera. perdere il controllo della situazione, così, in un batter d'occhio, tu pensi che tutto vada come deve andare, hai le tue certezze, le tue comode abitudini, e poi, a un certo punto, così, qualcosa cambia. e cambiando, crea un effetto a valanga che travolge tutto, che sconquassa l'esistenza e ti lascia come dopo un terremoto, tra le macerie di una vita che, pur volendo, non puoi più vivere.


insomma, sophie, la ragazza di pietro, nonché attrice protagonista della sua serie, l'ha lasciato. e le cose belle hanno smesso di accadere.
e per pietro l'unica soluzione è tornare dall'altra parte del mondo, rifugiarsi per un po' da rebecca, la sorella minore, la sua migliore amica, trovare un punto fermo, un appoggio, qualcosa che possa farlo sentire meglio. una sorta di ritorno alle origini per ritrovare sé stesso. e sopratutto, per cominciare a capire che ogni tanto bisogna smetterla di far piani e progetti e lasciarsi sorprendere dalla vita.
vita che, come sempre, nel momento in cui cominci a biasimare perché pensi abbia smesso di sorprenderti - almeno in positivo - ti fa un bello scherzo, rimescola le carte in tavola e ne aggiunge una nuova.
cosa ci vorrebbe adesso a lasciarsi coinvolgere, dimenticare i dolori del passato, aprirsi al presente e guardare al futuro? beh, ci vorrebbe quello che manca a pietro. la capacità di voler rischiare e vedere se ci si riesce a rubare qualche ora di felicità al destino, all'esistenza, alla sfiga, a quello che chiamalo come vuoi, ma te lo senti fiatare sul collo.

jacopo paliaga e french carlomagno firmano il loro primo romanzo per bao publishing, ma sono già noti in rete per il webcomic - che vi consiglio di leggere - aqualung.
personalmente, ho deciso che volevo bene a jacopo paliaga quando ho letto il nome del suo cane e mi piacciono moltissimo i disegni di french carlomagno, i volti spigolosi, squadrati e molto espressivi, le linee pulite e veloci, e mi piace come entrambi abbiano reso il racconto così simile allo storyboard cinematografico.
insomma, magari non so dirvelo bene, ma sembra proprio di guardare un film. o un episodio di una serie tv, la regia delle tavole è perfetta per farci entrare al meglio nell'atmosfera, i colori e le luci sono sempre azzeccati, i personaggi inquadrati sempre nel modo migliore a seconda della situazione, ci sono sequenze di vignette, piccole, strette, veloci, in cui il racconto si sofferma su movimenti impercettibili: una faccia che si apre in un sorriso, due volti che si avvicinano prima di un bacio, uno sguardo imbarazzato che non sa su cosa fermarsi.

ve la ricordate la canzone che dice che la vita non è un film? beh, non è detto. leggete come quando eravamo piccoli e vi ricrederete.

da quassù la terra è bellissima

$
0
0
quando pensiamo alla conquista dello spazio, all'allunaggio, ai primi astronauti è inevitabile che ci vengano in mente le immagini in bianco e nero dello sbarco degli americani sulla luna, così come è inevitabile pensare alla n.a.s.a., all'america in generale.
missioni spaziali = america.

toni bruno scrive un libro bellissimo in cui ci ricorda che in realtà il primo uomo ad andare nello spazio, qualche anno prima dell'atterraggio sulla luna, fu un russo, juri gagarin, che pronunciò la frase da quassù la terra è bellissima, senza frontiere né confini, una frase d'effetto, certo, ma di sicuro lo fu di più in un momento storico in cui il suo paese viveva sull'orlo del conflitto con l'america, un momento in cui i confini erano ben segnati sulle mappe.
mentre sulla terra la guerra sembrava pronta a scatenarsi in ogni momento, dallo spazio un uomo scopriva per la prima volta che il nostro pianeta è blu, è bellissimo, e sopratutto, non ha frontiere per nessuno.

da quassù la terra è bellissimaè un romanzo che racconta un momento importante della nostra storia, e lo fa stringendo l'obbiettivo su due uomini e sulla loro difficile, improbabile amicizia.


guerra fredda, russia.
akim smirnov è l'eroe del paese, l'uomo che è andato nello spazio. adesso, il governo vuole riuscire a fargli compiere un'altra missione, ma qualcosa gli impedisce di tornare in orbita.
qualcosa di incomprensibile lo blocca, lo terrorizza al punto tale da non rendergli possibili neppure gli addestramenti. non è solo la sua carriera ad essere compromessa, ma la sua stessa esistenza risente di queste difficoltà. l'eroe della nazione non dovrebbe cedere davanti a nulla, dovrebbe essere pronto a compiere di nuovo l'impresa che lo ha reso quello che è. eppure...
nel frattempo, in america, conosciamo frank jones: studia psicologia, lavora come ricercatore all'università, senza ammazzarsi di fatica, passando buona parte del suo tempo a bighellonare. è un tipo parecchio ansioso, e ricevere una lettera dal governo per andare in guerra - è il periodo della guerra in vietnam - non era il primo dei suoi desideri. e così, quando succede, riesce a farsi scegliere come psicologo di akim smirnov, nonostante la tensione tra america e russia, nonostante i due si trovino a essere nemici prima ancora di conoscersi, nonostante per entrambi, collaborare può in qualsiasi momento essere interpretato come tradire la patria.
ma c'è un luogo in cui le frontiere davvero non esistono, dove davvero la terra è uguale per tutti. e non è solo lo spazio lontano.
era facile scadere in luoghi comuni, ma l'autore racconta una storia d'amicizia profonda e sincera, quell'amicizia che sboccia piano piano, dopo una fase di reciproca antipatia. e lo fa senza fronzoli ma con un'enorme sensibilità.
toni bruno riesce a umanizzare una figura che è stata forzatamente fatta ascendere al ruolo di eroe, e dare la possibilità, al più comune degli uomini comuni di camminargli accanto in un percorso difficile quanto necessario, crescendo e rendendosi conto di essere più di quello che pensava. due opposti, due uomini lontanissimi che si incontrano per scoprirsi simili in un unico piccolo spazio interiore, nel ricordo di un passato che è impossibile cancellare o dimenticare, che - per quanto doloroso - va messo in discussione, per poter vivere il presente e guardare senza paura verso il futuro, qualsiasi esso sia, che si annidi tra le stelle o che tenga i piedi ben piantati per terra.

la trama si dipana pagina dopo pagina, scopriamo i personaggi poco alla volta, all'inizio ci sentiamo quasi spaesati, pian piano impariamo a capire akim e frank, il loro iniziale accettarsi per necessità che si fa sempre di più legame sincero, entriamo nella storia quasi scivolandoci dentro, aspettando il momento in cui avremo tutte le risposte, ma senza nessuna fretta, godendoci vignetta per vignetta un racconto scritto e disegnato meravigliosamente.

cosa c'è nella mia wishlist - parte II

$
0
0
ed eccoci di nuovo con le lagnanze per tutto quello che non sono ancora riuscita a stipare nelle mie ormai troppo cariche librerie. la parte I la trovate qui.

consolatemi.


una società in cui uomini ricchi e potenti decidono cosa è giusto e cosa non lo è. e se una donna non è abbastanza sorridente, abbastanza sexy, troppo grassa, troppo magra, lesbica, eccessivamente espansiva o eccessivamente timida, allora viene etichettata come non-compiacente e spedita nell'avamposto detentivo ausiliare. a parte l'ultima frase, cosa cambia esattamente dalla società in cui viviamo? niente. questo è il patriarcato gente, questa è la nostra società. e il mio femminismo ha bisogno di leggere bitch planet.


di lost stars se ne parla benissimo dappertutto. una storia d'amore e l'universo di star wars. praticamente manca solo il mio nome scritto sopra, una bella fascetta gialla con uno strillone del tipo il libro che clacca non avrebbe neanche osato sognare ma che deve assolutamente leggere.

questo libro mi sa di adolescenza, di quella rabbia e voglia di ribellarsi, di quell'energia che a sedici anni ti faceva sentire come se stessi per scoppiare da un momento all'altro. è per quello che tornerei indietro, giuro. che poi, l'adolescenza. quando ti dicevano "un giorno penserai a quello che ora ti farà stare male e ti farà sorridere" no, non è vero. ci penserai e starai male come allora, bisognerebbe poter tornare indietro e poter consolare i sé stessi adolescenti per ogni cosa. il muretto non sarà un viaggio nel tempo, ma sembra la cosa che ci si avvicina di più.


quello che mi sta succedendoè un racconto sull'essere giovani nell'era del lavoro precario che destabilizza ogni aspetto della nostra vita, che ci fa vivere i trent'anni senza farci uscire pienamente dall'adolescenza. l'alienazione negli anni duemila. ho bisogno di leggerlo, per sentirmi meno sola.


poi ho bisogno di un oceano d'amore, per far fronte al costante bisogno di poesia, che mica possiamo sempre e solo rimuginare su tutta la merda che.


infine, dopo una sfilza di titoloni, scendiamo un attimino a terra. una stella cadente in pieno giornoè uno di quei titoli shoujo che mi sono persa e poi mi sono pentita di essermelo persa. è che c'ho odio profondo verso i prezzi di flashbook che - a mio modestissimo avviso - non ripagano la qualità della roba che stampano. lo cerco usato da mesi, spero di poterlo trovare prima o poi.

resoconto (e un po' di fuffa) di una marina di libri 2016

$
0
0
domenica scorsa si è conclusa la bellissima, riuscitissima, meravigliosa e chi più ne ha più ne metta una marina di libri. io non so se ero più felice o più orgogliosa, o semplicemente incredula, fatto sta che non mi era capitato di partecipare a un festival così qui nella mia città. a dirla tutta, non ho mai visto un festival così bello da nessuna parte.
città che, per quanto alcune piccole librerie si sforzino e per quando si tenti di spingere qualche iniziativa culturale, rimane, ai miei occhi, una fossa in cui prima dei libri e dei festival letterari, viene altro (sì, sto cercando di non essere troppo brutale, ma vorrei scrivere di peggio). eppure, per quattro giorni, l'ingresso dell'orto botanico sembrava un vero e proprio portale dimensionale, la porta per qualcosa altro dalla palermo di ogni giorno, quella città che, per volere di pochi, sembra condannata a rinunciare alla sua bellezza.

la copertina della pagina fb di una marina di libri dopo la conclusione del festival

che è stato un successo non lo dico solo io, fin dal primo giorno, girando tra gli stand, ci si rendeva conto che questa edizione non era affatto come le altre volte. molti più editori, moltissimi visitatori, più diecimila libri venduti (almeno secondo la repubblica, ma mi auguro che i dati siano reali), un'atmosfera bellissima di festa e sopratutto di amore per i libri.


il primo giorno siamo arrivati anche prima dell'orario ufficiale di apertura, per goderci il più possibile lo spettacolo prima che arrivasse la folla.
un giardino bellissimo e un sacco di libri. cosa volete di più?





tutti e quattro i giorni sono stati strapieni di eventi interessantissimi, anche se ammetto che non ho partecipato a molti e in alcuni di quelli a cui sono stata, non mi è riuscito di fare una foto decente.
in compenso, ho ascoltato smozzicate della presentazione del nuovo libro di simonetta agnello horbny, libro che desidero follemente ma non sono riuscita a prendere (e neanche a tirar fuori una foto decente), ho scoperto giuseppe culicchia, un autore geniale e divertentissimo di cui non ho mai letto niente, ma spero di rimediare, ho visto de gregori, beccato proprio fuori la porta del bagno mentre aspettava di salire sul palco (ale li ha fatto una foto uno po' sgranata ma bella, fingendosi sordo ai richiami della sicurezza. scusate eh, ma non è che lo incontro ogni giorno de gregori fuori dal bagno), imperdibile roberto lipari, che ha presentato il suo libro con simone riccobono facendo praticamente uno spettacolo che ha fatto ridere con le lacrime una marina di gente.
dulcis in fundo, ho finalmente conosciuto carlo sperduti, che non solo mi ha autografato l'autografabile e mi ha portato apposta uno dei suoi libri. memorabile il reading che, a voler giocare con le parole, suonava più o meno così: sperduti all'ombra del ficus. (da qualche parte sulla pagina facebook ho condiviso alcuni video del reading, se ve lo siete perso, dateci un'occhiata).
al reading è seguito momento alcolico allo stand gorillico.






vorrei ringraziare tanta gente, che non so nemmeno se passerà qui, ma io la mia buona intenzione ce la metto. innanzitutto grazie mille a valeria di gorilla edizioni, per la simpatia, la gentilezza e l'interpretazione dei sogni di fred astaire, e per aver accettato di buon grado che passassimo ore allo stand, e a carlo, per la simpatia, le dediche in dislessichese, le cose inutili, e le chiacchiere. a fabio, che sono stata felicissima di incontrare dopo tanto tempo, a chiara de l'orma, per l'altra figlia, l'entusiasmo e le indicazioni sugli eventi da non perderci. a anna e gli altri ragazzi di modus vivendi che gestivano i banchetto di e/o, nne e fazi, per le chiacchiere e i consigli libreschi, al ragazzo di cui non so il nome dello stand della sur per avermi suggerito santa evita e per la borsetta azzurra, alla ragazza - perdonate, la prossima volta vi chiedo il nome! - de la nuova frontiera, che ha coperto ale mentre tentava di farmi un regalo a sorpresa, ai ragazzi di clichy per i figli della polvere e i mega-sconti di fine fiera, alla signora dello stand di barta per i consigli e, anche qui, le chiacchiere, e a chiara per il bellissimo disegno sulla mia copia di proibito dormire.
insomma, va bene il posto fichissimo, va bene i libri meravigliosi, ma se non fosse stato per tutta questa bella gente sarebbe stata una mezza noia.


ammetto che quattro giorni in cui abbiamo macinato chilometri e chilometri, passando e ripassando da uno stand all'altro, approfittando per girellare un po' all'interno dell'orto botanico, sono stati stancanti, ma ci tornerei pure domani se potessi.

il mio augurio è che il prossimo anno gli organizzatori riescano di nuovo a far svolgere il festival all'orto botanico, non si poteva scegliere un posto migliore a palermo: parlando terra-terra, l'orto botanico è l'unico posto in cui, con tutte quelle piante, non si moriva dal caldo. e poi è bellissimo. ma l'ho detto tipo mille volte. e mi auguro che ci siano ancora più editori di quest anno (mancavano un po' i fumetti, praticamente c'era solo tunué).



se tutto questo non fosse stato abbastanza, il giorno dopo la chiusura del festival è arrivata una notizia fantastica: si realizzerà a palermo la prima biblioteca dell'editoria indipendente, gestita dal coworking neu [nòi] spazio al lavoro. per tutte le informazioni in merito, vi rimando qui.

e adesso... cominciamo a smaltire la pila di libri acquistati e regalati e a fare il countdown per la prossima estate! se avete in programma un viaggio in sicilia e vi piacciono i libri, io vi consiglio di tenere d'occhio il sito di una marina di libri (e ovviamente claccalegge e la pagina facebook!) per prenotare il volo nei giorni giusti.


l'altra figlia

$
0
0
mai sottovalutare un libro di poche pagine. mai.
l'altra figlia pensavo di sciropparmelo in un paio di ore, sapevo pure cosa mi aspettava, avevo leggiucchiato qualche informazione sul contenuto, che vuoi che sia, se potevo preparare un esame in due giorni, sai che ci metto a leggere questo.
invece mi ha accompagnata per più di una settimana. l'ho letto a smozzichi perché ti obbliga a chiuderlo, e lasciarti rimasticare quella passione immensa che accompagna tutto il testo per ore.


annie ernaux scrive una lunga lettera a una sorella che non ha mai conosciuto, nata e morta prima che lei venisse al mondo, nascosta dalle parole e dai ricordi.
è in una domenica di sole, durante il gioco spensierato, che alle sue orecchie arrivano le parole della madre, dirette a un'altra donna, le parole che svelano il segreto. è in quella domenica che per la prima volta sente parlare dell'altra figlia, di quella che non c'è più. sa che non doveva ascoltare, sa che gli adulti parlano davanti ai bambini come se loro non potesse sentire o, peggio, non potessero capire, si sente quasi in colpa e in dovere di far finta di non aver sentito. ma non può tornare indietro, adesso sa.
da quel momento, nella sua vita ordinaria, fatta di quelle esperienze comuni a buona parte del mondo occidentale, rimarrà lo spettro di quell'assenza.

non è tanto la nostalgia di qualcosa di mai vissuto, di una conoscenza impossibile, quanto la consapevolezza di quel dolore che i suoi genitori conservano in silenzio, e che lei non può condividere né lenire in alcun modo.
la scoperta di questo segreto, e l'abitudine a mantenerlo tale, pesa su tutta la sua esistenza, la plasma inesorabilmente, la rende quella che è.
io non scrivo perché tu sei morta. tu sei morta perché io possa scrivere, fa una grande differenza.
il rapporto con i genitori cambia alla luce dell'assenza della sorella, un'assenza che colma ogni spazio e ogni istante. il dolore di quella perdita che li lega lasciando lei fuori. sente negli occhi della madre quasi una sorta di stupore, forse a volte di disgusto, di fronte al suo corpo che cresce e si fa corpo di donna. impossibile vincere la battaglia contro il ricordo di un'eterna bambina, resa sacra dalla sua stessa scomparsa, una bambina che non sbaglia mai, che mai merita una punizione, semplicemente perché non esiste.
è in lei un costante senso di colpa, un non sentirsi all'altezza di ciò che non è e ha in questo suo non essere la forza schiacciante che assicura l'amore smisurato e senza remore. è il senso di colpa di essere e di poter essere solo in virtù di ciò che non è più, una vita realizzata in cambio di una vita stroncata prematuramente.
sono venuta al mondo perché tu sei morta e ti ho sostituita.
questo dolore di cui si sente circondata non è mai riuscita a verificarlo, non ha mai provato a parlarne, non ha mai cercato di conoscere la sorella attraverso i racconti di chi era riuscito a conoscerla. tutta la sua esistenza sembra ruotare attorno a questo unico punto fisso, un vero e proprio centro di gravità che risucchia come un buco nero qualsiasi pensiero, e da questa ossessione non vuole liberarsi, continuando ad affidarsi a sensazioni al limite della paranoia.

straziante e poetico, crudo e senza nessuna volontà di omettere nulla, senza risparmiarsi alcuna sofferenza, l'altra figliaè un racconto profondo, toccante, intenso e struggente. e annie ernaux scrive come se non ci potessero essere altre parole per dire quello che dice: ogni frase, anche la più lapidaria, riesce a essere perfetta come una lama che affonda nella carne senza che coli una sola goccia di sangue.
leggetelo anche se vi farete del male, ne vale la pena.

La casa di Paco Roca

$
0
0
Esistono cose di cui diamo per scontato l'esistenza: le vediamo, le sentiamo, le usiamo, le viviamo, eppure spesso non ci fermiamo abbastanza a riflettere su cosa esse siano e quale significato portino con sé.
Ad esempio la casa. quella in cui avete vissuto da bambini o in cui magari vivete ancora oggi. Quella casa c'era già, probabilmente, quando siete nati. C'è sempre stata, è un punto fermo della vostra vita, qualcosa che non potete immaginare come in divenire. Esiste, è così: immutabile e sicura.


Paco Roca, l'autore spagnolo che ha realizzato Rughe (di cui abbiamo parlato qui), è andato oltre, ha superato il limite della sua personale memoria, è andato indietro nel tempo, nei ricordi e nella storia, ha guardato alla sua infanzia con gli occhi dell'adulto. Utilizzando il fumetto come veicolo per canalizzare ed elaborare il lutto di suo padre, ne La casa ha confermato la padronanza di uno stile unico, pregno di crudo realismo e di un lirismo squisito, che porta il lettore a dover far i conti con emozioni e con riflessioni sempre diverse su cose che, come dicevo prima, si danno per certe.


Lo stile affermato di Paco Roca è subito riconoscibile dalla prima tavola: una gabbia di dodici vignette rigorosamente mute, lapidarie, da cui non si può far altro che rendersi conto di come un uomo anziano, nell'atto di uscire di casa, abbia un giramento di testa e, chiudendo la porta, ci mette di fronte al primo dilemma: quella porta verrà più aperta? E da chi?
L'uomo in questione è Antonio Amparo, sopraffatto dalla malattia, che pur non essendo il vero protagonista delle vicende, ci verrà presentato in maniera piuttosto chiara dalle reminiscenze e dai discorsi dei sui tre figli, Vicente, José e Carla, che si ritrovano, a distanza di un anno dalla morte del padre, a riaprire la casa rimasta chiusa per sistemarla e trovarle un compratore.

Potrei anche fermarmi qui, le informazioni che lasciano intuire verso cosa si va incontro ci sono tutte. Eppure ritengo necessario analizzare tre aspetti fondamentali che emergono in maniera piuttosto forte: la casa e il suo significato, gli accenni sociologici sulla Spagna post-guerra e l'ineluttabile scorrere del tempo.

La casa, quella casa, è stata il sogno di Antonio, il sogno di un uomo che ha sempre lavorato, che da una condizione di povertà, dopo aver racimolato qualche risparmio, prova ad emergere emulando quanto più possibile quello che era stato il suo capo, spinto dall'idea che quell'uomo avesse della famiglia e del possedere un posto in cui riunirla per godersela quando fosse invecchiato. Il suo è un sogno da patriarca, un sogno simbolo di riscatto sociale. Questo è il motivo per cui Antonio mette anima e corpo nella costruzione della casa coinvolgendo i suoi piccoli figli e concentrando tutti i suoi sforzi a migliorarla costantemente ora con un muro di cinta, poi con un orto curato, infine con una pergola (posto in cui immaginava di condividere i suoi pasti col resto della famiglia). Si tratta proprio di un progetto in continuo divenire e, ogni volta si presentasse l'occasione di fare qualcosa di più, Antonio risultava esserne entusiasta, mai instancabile.


Come precedentemente accennato, la vicenda è raccontata dai suoi figli che, riunitisi presso la casa, con l'idea di rimetterla a nuovo quanto basti per poterla vendere, si ritrovano però a fare i conti con ricordi vividi del padre, a capire cose cui non avevano dato alcun peso negli anni addietro, a capire chi fosse veramente il padre e cosa volesse, a risolvere questioni e attriti personali che si sono accumulati tra di loro. Per questo José pianterà dei meloni e proporrà la ricostruzione della pergola; per questo Vicente si assicurerà di sistemare bene la facciata; per questo Carla (e a turno un po' tutti) nutrirà qualche ritrosia a voler vendere, confortata solo dall'idea di un introito economico. A prescindere da ciò ognuno riuscirà a fare pace con sé stesso, ricordando qualche momento felice vissuto lì, rievocando il padre e chiarendo, anche se non in maniera molto esplicita, come Antonio avesse affrontato la morte.

Altri sono anche i significati che la casa riveste in questa opera: essa sarà un luogo ameno, sarà collante, sarà scrigno, sarà il posto in cui tutti gli oggetti desueti e scomodi della famiglia saranno sistemati.
- e cosa ne farete di tutte queste cose che ci sono in casa?
- non ci avevo pensato......immagino che butteremo tutto.
- magari riusciamo a toglierle quest'aria di abbandono e le troviamo un compratore.
- è un peccato... tuo padre teneva tutto così in ordine.
Da questi due scambi di battute è possibile percepire quale siano le differenze generazionali tra un padre dedito alla famiglia e dei figli che non vedono l'ora di spiccare il volo, condurre vite separate, ognuno secondo i propri interessi e - sicuramente - molto lontani da quelli del padre. La cosa paradossale è che, in qualche modo, la generazione dei nipoti sembra essere spinta ad avvicinarsi più alla visione del nonno che a quella dei propri genitori. Ne costituisce un esempio proprio il figlio di Vicente, nipote di Antonio, che vorrebbe tornare a vivere nella casa in pianta stabile, sorridendo al ricordo del nonno che chiede il suo piccolo aiuto per raccogliere del rosmarino profumato per la nonna.
- ma per questo bisognerebbe venirci spesso. hai visto come si è ridotta in un anno
- io ci verrei
- lo dici adesso. tra un po' inizierai a uscire con gli amici [...] e non vorrai venirci
- a me piace stare qui.
Dal punto di vista sociologico, in questo fumetto viene presentato uno spaccato della situazione spagnola dagli anni '40 ai giorni nostri, periodo che ha visto gente impoverirsi a dismisura, fino a patire la fame, poi riuscire a riemergere e - ricordando quello che è stato - ricostruire una vita degna, mettendo a frutto tutto ciò che era possibile riuscire a racimolare, fino ad arrivare alla tanto agognata "villetta", simbolo di prestigio e di benessere. Non importava avere i soldi per un progetto finito, ma si investiva e si continuava a costruire negli anni, soprattutto in un momento storico in cui sanare un immobile abusivo era più conveniente che non possederne alcuno. Viene anche presentata una generazione che vuole discostarsi da tutto ciò, che vuole di più, che crede sia normale volere di più. Viene presentata una Spagna che mostra i suoi cambiamenti più viscerali espressi dalle personalità distinte e separate di ogni singolo protagonista.

Perché, infine, accennare allo scorrere del tempo? In qualche modo, Paco Roca ha consolidato il suo stile e, sia in Rughe che in La casa questo concetto è espresso in maniera dura e cruda. Temi come la vecchiaia, la malattia e la morte ne sono proprio l'emblema: il tempo scorre inesorabile e, a prescindere da tutto, le cose cambiano, non c'è per niente immutabilità. Sebbene nell'incipit de La casa sembri che tutto si sia fermato al giorno della morte di Antonio, come se quell'abitazione aspettasse il ritorno del suo padrone, l'intervento dei suoi figli hanno rimesso in moto tutto, confermando in maniera netta quanto inesorabile sia, appunto, lo scorrere del tempo, sia l'importanza che tutto ciò riveste per l'autore.


Personalmente ritengo questo fumetto un vero e proprio capolavoro lirico e grafico, forte a tal punto da non poterci impedire di stare lì ad arrovellarci sul senso della vita, sul passato e, perché no, anche sul futuro.

Buona lettura, ve lo consiglio.

R.

la repubblica del catch

$
0
0
ve lo assicuro dall'alto dei miei centotrentasei centimentri: essere piccoli e buffi non è il massimo in una società in cui l'immagine conta.
a mario, il protagonista di questo meravigliosamente folle romanzo, la repubblica del catch, è andata anche peggio: non è solo piccolissimo e buffo, ma vive nella repubblica del catch, un posto in cui chi conta non è solo bello ma anche grosso e forte. e già va male così.
mario è dolce, è buono, un po' goffo ed è un disastro con le donne. non diventerà mai un campione sul ring, ma vende pianoforti e la cosa lo fa felice anche se non sa suonare, però il problema non si pone, dato che il suo amico pinguino - che, certo, non è un grande oratore - suona per lui. e mario fa parte della famiglia mafiosa più potente della repubblica del catch, la famiglia che controlla e comanda tutti i lottatori di catch della repubblica.
la famiglia che lo odia e lo vuole morto.


convocato dalla sua famiglia per portare a termine una missione-trappola che lo avrebbe finalmente tolto dai piedi, e scampato per miracolo a morte certa, mario si ritrova a fare, volente o nolente, amicizia con delle creature dall'aspetto grottesco che abitano la fabbrica in cui è riuscito a rifugiarsi: il ciclista fallito, principessa e parrucca. i tre, affascinati dalla musica del pinguino, giunto letteralmente a cavallo del suo pianoforte in soccorso dell'amico, aiuteranno, nei modi più impensabili, mario a lottare contro la sua famiglia e a riprendersi il negozio di pianoforti, trasformato, prima ancora di avere conferma della sua morte, in un negozio di slot machines e affini.

in un continuo contrapporsi di figure diversissime tra loro - il piccolo inetto mario e il superuomo ares, i fantasmi (che ricordano gli yokai della cultura giapponese) e i mafiosi lottatori di catch, il reale e il surreale, la cruda violenza e la dolcezza - la vicenda si svolge velocissima, tra fughe, inseguimenti e battaglie, senza togliere il tempo ai momenti più poetici: le surreali e bellissime vignette dedicate al pinguino pianista (che mi hanno incantata a lungo, molte meriterebbero di essere riprodotte come poster, di quelli che metti accanto al letto e guardi prima di addormentarti), i discorsi di mario sull'amore e la famiglia, la lealtà dei fantasmi, uniti sotto la stessa bandiera della sconfitta e della debolezza, i segreti inconfessabili dei personaggi più spietati.
nicolas de crécy però non premia nessuno: i più forti come i più deboli, tutti sono destinati a uscire sconfitti da questa battaglia, per il troppo orgoglio, per non saper superare la propria natura. tutti tranne, forse, bérénice, la donna di cui mario è innamorato, che sembra riuscire a tirarsi fuori dal suo ruolo, avere un attimo in cui tentenna, sembra volersi rifiutare di esercitare quella violenza che è insieme la sua essenza e l'unico valore che riesce a riconoscere.


realizzato originariamente per il mercato giapponese e serializzato sulla rivista seinen ultra jump, la repubblica del catch unisce il ritmo incalzante e irrefrenabile dei manga d'azione al lirismo del fumetto d'autore. un risultato praticamente perfetto, che riesce a rendere questo libro apprezzabile da lettori dai gusti più disparati.

commenti randomici a letture randomiche - parte XVI

$
0
0
era da un po' che non facevo questa cosa dei commenti randomici, eh?
a questo giro ci sono un paio di titoli che aumentano la randomicità dei commenti che leggerete, anche se le mie letture attuali sono state ancora più randomiche di quello che sembra, ma ci saranno, e ci sono stati, post più dettagliati per tutto il resto.

cominciamo con il settimo e conclusivo volumino de il mondo di ran, di aki irie.
che tanto volumino poi non è, a dirla tutta. è un albo più cicciotto dei precedenti e costa un euro in più degli ultimi volumi (se non ricordo male). insomma, 7,50€. c'è rimasto male pure il mio fumettaro quando ha fatto il conto, figuriamoci io.
in ogni caso, il mondo di ranè terminato, finalmente, nonostante la pessima gestione da parte di j-pop. non mi sembra ancora vero, pur avendolo già letto.
penso che chi segue la serie lo abbia già letto, ma in ogni caso io ve lo dico: *attenzione agli spoiler!*
dopo gli eventi narrati nel penultimo volume (di cui ho parlato qui) e dopo un sonno lungo un mese per recuperare l'energia, ran si risveglia in un mondo in cui non c'è più otaro.
il dolore di una strega come ran può essere pericoloso, e infatti il suo pianto diventa il pianto di una città intera, un fiume che scende da migliaia di occhi e che rischia di consumare chiunque.
l'ultima volta che ho parlato di questo fumetto, ho detto che speravo in un happy ending. e c'è stato, grazie al piccolo hibi, compagno di scuola e amico di ran, che con il suo affetto, il suo amore di non-più-bambino che le permettono di andare avanti, di elaborare il dolore per la perdita e di riuscire ad andare avanti.
grazie a tutti quei personaggi, che in un modo o nell'altro, hanno accompagnato ran nel suo percorso di crescita.
è stato commovente questo volumetto finale, in cui il passato, che leggiamo in alcuni capitoli extra, e il futuro, quando ran è ormai finalmente grande ed è diventata zia, si intrecciano, regalandoci la storia non solo nella nostra protagonista, ma di tutte le persone che le sono vicine e che le vogliono bene.
nessuno è un'isola e il mondo di ran mi sembra una storia perfetta per esprimere al meglio questo concetto. la famiglia, gli amici, i rivali, gli amori, chi non c'è più e chi invece compie i primi passi nel mondo, tutti fanno parte della nostra storia, ci rendono quelli che siamo.
ran è il centro di una fitta rete di relazioni, un prisma in cui l'amore degli altri si riflette facendolo brillare sempre di più. non esiste una magia per diventare grandi in un istante. giorno dopo giorno bisogna vivere bene. è questa la magia per diventare grandi.
*fine spoiler*
se qualcuno aspettava la conclusione di questa serie per recuperarla, è arrivato il momento giusto. se poi qualcuno l'ha snobbato per un qualsiasi motivo, non importa quale, è arrivato il momento di cambiare idea e di recuperare uno dei migliori fumetti degli ultimi tempi.

quando vi ho parlato di ms. marvel vi ho rivelato di non aver mai letto marvel. ammetto che questa cosa mi ha sempre fatta rosicare tanto, e spesso e volentieri mi sono trovata a impazzire cercando su google qualche informazione, qualche guida per iniziare a leggere i fumetti marvel senza dover recuperare la produzione degli ultimi quarant'anni.
mi sono poi ritrovata su una pagina fb (marvel italia) di cui ho contattato l'amministratore per chiedere una mano e cercare di capire cosa mi conveniva recuperare, e tra i vari consigli mi ha segnalato il primo volume della nuova collana dedicata agli x-men.
non dovevo forse prenderlo come un segno del destino? io mi decido finalmente a recuperare qualcosa e in fumetteria iniziano un sacco di nuove collane, pensate proprio - anche - per chi non ha mai letto marvel. perfetto, mi dico, mentre aspetto di recuperare un po' di vecchia roba, proviamo questo qui, gli straordinari x-men #1 - un mondo contro. promette bene.
manco a dirlo non è stata una lettura facilissima, ci sono riferimenti a fatti passati, che si rifanno, per fortuna, a una miniserie che potrei recuperare abbastanza tranquillamente, ma ci sono anche riferimenti a un mucchio di altra roba che potrei approfondire in qualche altra testata, anche quelle appena ri-cominciate.
diciamo che più che una lettura è stata una lista della spesa.
non è stato facile nemmeno approcciarsi al modo di raccontare, di disegnare le scene, tutte velocissime e ultradinamiche. però in qualche modo mi è piaciuto, mi hanno intrigato i personaggi anche se non ho trovato quelli che conoscevo e ho incontrato altri di cui invece non avevo mai sentito parlare. insomma, leggere questo fumetto mi ha messo una voglia matta di esplorare il più possibile l'universo marvel e sopratutto "imparare a leggere" questo tipo di fumetti, completamente diversi da quelli che leggo di solito.

e poi gioia, gaudio e tripudio! finalmente, dopo ere geologiche di attesa, è arrivato tra le mie mani il tredicesimo volume di yotsuba&! uno dei miei fumetti preferiti di sempre, snobbatissimo nel nostro bel (?) paese, ma per fortuna edito da yen press in inglese. certo, non riesco a divorarlo in dieci minuti come farei se fosse in italiano, ma forse meglio così, sopratutto visto che non ho idea di quanto dovremo aspettare prima di poter avere il prossimo numero.
la struttura è quella a cui siamo già abituati, episodi brevi della vita quotidiana di yotsuba, una bambina tanto piccola quanto entusiasta del mondo e delle sorprese che riserva ogni giorno.
questa volta a dare una scossa alla vita di tutti i giorni di yotsuba, di suo padre e delle sue vicine di casa è l'arrivo della nonna, una nonna non troppo coccolosa, ok, ma che sa rendere divertente anche la cosa più noiosa.
quello che mi piace da morire di questo fumetto è la sua capacità di trascinarti in un mondo altro, una sorta di universo parallelo in cui puoi per un po' scordarti di tutto quello che rende la vita pesante, noiosa, grigia. yotsuba è un tornado di energia, di entusiasmo, di curiosità e - diciamolo - di carineria a cui è impossibile resistere.
a leggere yotsuba&! si diventa un po' più felici.

vi ho ammorbati parecchio con il mio entusiasmo per l'edizione di quest anno di una marina di libri, quindi mi sembra il minimo spendere qui due parole per macanudo - una pioggia di idee, che poi sarebbe il sesto volume, pubblicato da la nuova frontiera.
il formato è lo stesso usato da double shot per i precedenti volumi, quindi in libreria non si nota tantissimo il cambio di editore, ma anche se fosse, fottesega, quello che conta è poter leggere di nuovo liniers e poter sperare, senza sentirsi idioti, che la pubblicazione delle storie continui.
come per gli altri volumi (di cui avevo parlato qui, qui e qui), si sprecano poesia, bellezza, umorismo, surrealismo, sensibilità, intelligenza. praticamente tutto quello che uno vorrebbe trovare dentro qualsiasi mucchio di carta rilegato, macanudo ce l'ha. i personaggi sono indimenticabili, ognuno con il suo leit motif, ognuno con la sua personalità e le sue fissazioni. il mio preferito rimane fellini, ovvio (mamma mia se sono banale), con enriqueta e madriaga, ma ho un tuffo al cuore a ogni striscia dedicata al robot sensibile, e amo smodatamente folletti e pinguini. io non so se qualcuno ancora non conosca questa meraviglia, ma eventualmente recuperate almeno questo volume (quelli pubblicati da double shot risultano disponibili su amazon, ma non è importante leggerli tutti o leggerli in ordine, quindi potete cominciare pure da questo).

visto che poi questo post è in lavorazione da più di due settimane, ma viene posticipato di giorno in giorno per dare la precedenza a recensioni più serie (?), nel frattempo ho recuperato anche doctor strange #1 - un mondo bizzarro, che mi aveva incuriosito tempo fa in fumetteria e che poi orlando di fumetti di carta mi aveva praticamente convinta a provare (grazie!).
come dicevo qualche riga più su, sono proprio una novellina in campo marvel, e questo doctor strange non lo conoscevo proprio. cioè ci sono personaggi marvel che vuoi o non vuoi conosci. pure mia madre, che detesta il genere supereroistico sa chi è spiderman e magari le è capitato di vedere xavier facendo zapping e beccando qualche film mentre io mi dispero perché non seguo le programmazioni in tv. io ne conoscevo qualcunino in più, ma lui proprio no. e forse è proprio questo che mi ha incuriosito, oltre alla parola strange, che mi frega fin dai tempi di emily, a tutto quel giallo (manco fossi un moscerino), mettiamoci pure il vestiario da metallaro kitsch che fa invidia ai manowar, la magia e i disegni bellissimi e folli delle prime pagine. ed ecco una clacca cotta a puntino.
l'incipit è piuttosto veloce e asciutto, una pagina per riassumere tutto: stephen strange era un chirurgo, un incidente d'auto gli distrugge i nervi e causa danni permanenti alle mani. comincia così a girare il mondo per trovare una soluzione al suo problema, invece incontra l'antico (chiunque egli sia) che lo rende un potente mago oscuro. e bum! eccoci in pieno scontro contro una mandria di mostri divora anima in una splash page che sembra uscita da un trip in acido (non mi sono mai fatta di acido, lo ammetto, ma penso che sia un paragone plausibile).
l'andamento della storia è velocissimo, nemmeno 70 pagine per dirci che qualcosa di molto molto strano sta succedendo a questo mondo, che siamo tutti in pericolo e che al caro doctor strange tocca darsi da fare. in ancor meno parole mi è piaciuto un sacco, ancora di più di x-men (ma non quanto ms. marvel!) e non vedo l'ora di acchiappare il prossimo volumino.

book blog tour "la principessa spaventapasseri" V tappa ~ l'autore all'opera: sketch esclusivo!

$
0
0
si conclude qui il book blog tour organizzato da bao publishing e dedicato a la principessa spaventapasseri di federico rossi edrighi.
sono davvero felice di aver fatto parte di questo progetto, per cui grazie mille alla casa editrice e grazie a chi ha seguito tutte le altre tappe ed è giunto fin qui


prima di presentarvi l'autore all'opera e lo sketch che si aggiudicherà il fortunello vincitore del giveaway (qui trovate tutte le regole per partecipare), volevo spendere due paroline veloci veloci su questo libro che mi è piaciuto parecchio.

cioè, più che mi è piaciuto parecchio, direi che questo libro spacca.
è un bel fantasy adolescenziale pieno zeppo di tutta quella roba che mi piace dei racconti fantasy e di quelli adolescenziali, escludendo le parti noiose e sbrodolose.
abbiamo una protagonista, morrigan moore, che piace dalla prima apparizione, l'incarnazione dell'adolescente tipo, spigolosa nell'aspetto e nel carattere, lingua tagliente, risposta pronta, capacità di odiare qualsivoglia novità (sopratutto se imposta), di dare il via alle amicizie in un batter d'occhi, in perenne e amorevole lotta con la madre e il fratello. ovviamente ribelle, ovviamente pronta a qualsiasi cosa pur di fare quello che ritiene sia giusto, altrettanto ovviamente, non così stupida da non saper cambiare idea quando serve. praticamente, la summa di tutto quello che pur di tornare a quell'età a volte darei via un rene, altre volte vi prego no, una volta basta e avanza. e poi lei ha anche un nome fichissimo. e, cosa non troppo comune in questo tipo di storie, è una ragazza, di quelle che non aspettano il cavaliere di turno per togliersi d'impiccio.
coinvolta nel classico trasferimento voluto da tutta la famiglia tranne che dalla nostra protagonista teen-ager in uno sperduto paesino della campagna inglese, morrigan incontra fin da subito una sua coetanea con cui stringe amicizia e una vecchia vedova sulla quale circolano voci poco raccomandabili.
e poi c'è la lotta tra bene e male, creature fantastiche tirate fuori da una vecchia e sconosciuta leggenda - che narra di come il malvagio e temibile re dei corvi possa essere sconfitto solo dal principe spaventapasseri - che arrivano a sconvolgere la vita di morrigan proprio nel momento in cui si era rassegnata a morire di noia.

è il tipico libro che una volta iniziato a leggere non potete più fermarvi prima di arrivare alla fine, quindi scegliete un posto comodo dove iniziarlo, altrimenti vi ritrovate come me, che mi ero seduta un attimo a terra per far giocare camilla, mi sono detta massì, diamoci un'occhiata veloce e non ho più idea di quanto sia durato quell'attimo, ma di certo il mio fondoschiena non ne ha giovato.

mentre ordinate la vostra copia e aspettate il corriere, o mentre preparate riti propiziatori per farvi estrarre come vincitori, godetevi il video in cui federico disegna lo sketch che andrà al fortunello che vincerà il giveaway, insieme a una copia del libro.
e subito dopo, trovate una micro-intervista, focalizzata - ovviamente - sul suo lavoro di disegnatore.


ciao federico, benvenuto su claccalegge e grazie mille per la tua disponibilità! inizio con una domanda a bruciapelo: quando e come hai deciso di far diventare la tua passione per il disegno un lavoro vero e proprio?
Ciao! Sarei tentato di dare l'ovvia risposta "l'ho deciso fin da quando ero piccolo", ma è raro che le idee che si hanno da bambini sul proprio futuro sopravvivano più avanti nel tempo. In realtà mi ha aiutato molto il fatto che alcuni fra i miei migliori amici siano anche fra i più importanti e abili fumettisti attivi in Italia (fra quelli più di vecchia data citerei Mauro Uzzeo, Giovanni Masi e Roberto Recchioni), anzitutto perché la vicinanza con altri autori mi è stata fondamentale per mantenere vivo l'interesse per questa professione. Inoltre, grazie a Mauro che necessitava di collaboratori fidati sono entrato prima nel campo dell'animazione, esperienza che mi è utile ancora oggi, e in seguito Roberto mi ha proposto di lavorare sulla ben nota serie sua e di Lorenzo Bartoli John Doe, e su Dylan Dog poi.
Così se qualcuno vuole parlare di nepotismo, può agevolmente farlo già dopo la prima risposta. Via il dente, via il dolore!
tu sei un autore molto poliedrico, hai lavorato a progetti molto diversi tra loro: qual è il tipo di storie che ti piace di più disegnare?
Quelle che hanno qualcosa da dire! Più una storia "comunica", più è "viva", più è divertente da disegnare. Se una storia si riduce in pratica a una sequenza di eventi o "figate" trovo anche più difficile immergermici, e alla lunga il rischio di impantanarmici aumenta quindi di conseguenza.
ci racconti come nasce graficamente un personaggio? lo crei in funzione del suo ruolo nella storia, oppure il suo modo di comportarsi deriva dal carattere che gli dai quando lo disegni per la prima volta?
Direi decisamente la prima. Giacché per me il fumetto è anzitutto un racconto, trovo più naturale che i personaggi si modellino sul racconto che viceversa (naturalmente parlo sempre in termini grafici). Ciò è vero anche in modo indiretto: il carattere di un personaggio in genere è importante quanto il suo ruolo attivo all'interno di una storia, quindi in genere è anche la sua personalità a influenzarne l'aspetto. Ovvio che non ogni singolo aspetto di un personaggio debba essere inerente o funzionale alla trama, anzi alcuni dettagli apparentemente fini a se stessi possono contribuire in modo molto interessante a definirlo maggiormente. O a renderlo più iconico, il che di certo non guasta: basti pensare a quanto l'aspetto estetico di personaggi come John Constantine o Dylan Dog, per esempio, contribuiscano a renderli memorabili.
quali sono gli strumenti e le tecniche che preferisci per disegnare?
Sono anni ormai che lavoro esclusivamente al computer, Clip Studio Paint e tavoletta grafica. Il digitale è il metodo ottimale per come imposto il mio lavoro, visto che punto più all'immediatezza espressiva che al "bel segno".
preferisci disegnare "a memoria" o usare dei modelli (foto, burattini, smorfie allo specchio ecc.)?
Dipende molto da cosa devo disegnare. Per i personaggi tendo ad andare prevalentemente a occhio, soprattutto per quel che concerne espressività e recitazione, al massimo utilizzando immagini di riferimento qualora servissero acconciature o abiti particolari. Per gli sfondi invece mi avvalgo in modo massiccio di riferimenti fotografici e anche modelli in 3D. Non ho alcuna remora a utilizzare qualunque mezzo trovi necessario per disegnare ciò che mi serve. Ammiro e invidio i disegnatori che riescono, grazie a talento, pratica a dedizione, a imparare a disegnare pressoché a memoria ciò che vogliono, ma il mio modus operandi consiste in sostanza nell'arrivare al risultato nel modo più rapido ed efficiente possibile.
quando disegni una tavola, qual è la parte che preferisci e quale quella che invece trovi più difficile o magari noiosa?
La recitazione dei personaggi è la parte che trovo più "facile", probabilmente anche a causa dei miei trascorsi nell'animazione. Gli sfondi mi divertono molto meno, ma essendo l'ambiente una fra le cose che più contribuiscono a rendere "vera" una storia, non mi faccio scrupoli a inserire elementi che magari possono mettermi in difficoltà anche nelle storie che scrivo per essere disegnate da me, se sono necessari o funzionali a ciò che intendo raccontare.
ci sono dei disegnatori ai quali ti ispiri maggiormente?
Fra i più importanti citerei Jamie Hewlett (il creatore grafico di Tank Girl e dei Gorillaz), Kevin O'Neill (disegnatore, fra le altre cose, della Lega degli Straordinari Gentlemen) e Guy Davis (uno dei disegnatori principali di B.P.R.D.). Ovviamente non sono gli unici disegnatori che amo, ma sono sicuramente fra quelli che "guardo" di più.
qual è il personaggio che ti è piaciuto di più disegnare ne la principessa spaventapasseri?
Probabilmente proprio Morrigan, la protagonista. Ma in realtà non è un caso: essendo il personaggio che di gran lunga compare di più nel fumetto (a memoria, credo sia assente in non più di tre o quattro tavole) l'ho modellata graficamente anche in funzione di quanto avrei trovato facile/divertente disegnarla. È uno sporco trucco, ma d'altra parte non mi sono mai vantato di lavorare in modo onesto.
sai già che aspetto avrà il protagonista del tuo prossimo lavoro? (ovviamente è un modo per carpire informazioni sui tuoi progetti futuri senza dare troppo nell'occhio)
Ho in mente tre o quattro spunti attualmente in fase di sviluppo, ma vista la mia passione per storie di carattere soprannaturale, o in cui il soprannaturale gioca un ruolo importante, è altamente probabile che avrà un aspetto fuori dall'ordinario. Ne La Principessa Spaventapasseri la protagonista è una ragazzina normale calata in un contesto anomalo, penso che nelle mie prossime storie anche i personaggi principali saranno graficamente molto adeguati a un simile contesto.
che consiglio daresti a chi sta iniziando o vorrebbe iniziare la sua carriera da fumettista o da illustratore?
Indipendentemente se si intende scrivere o disegnare, la cosa principale è farlo TANTO. Questo è un lavoro molto competitivo, e non intendo solo per la concorrenza (la qualità media degli sceneggiatori e dei disegnatori sta clamorosamente salendo, il che è una cosa altamente positiva), ma anche per il fatto che, più si produce, più è facile farsi notare. E del resto, se è qualcosa che tratti coi ritmi di un hobby, è evidente che il fumetto non è qualcosa che intendi davvero fare per lavoro.
beh... complimenti per il tuo lavoro e inboccallupo per tutto quello che verrà! mi sa che con morrigan ti sei fatto una buona fetta di nuovi lettori! ti ringrazio tantissimo per il tempo che ci hai dedicato, a presto!
Grazie a te!

per chi se li fosse perso, ecco il riepilogo dei post precedenti:
I tappa ~ la fenice book: anteprima e annuncio givaway
II tappa ~ il colore dei libri: intervista a federico rossi edrighi
III tappa ~ read vlog and repeat: videorecensione
IV tappa ~ ever pop: approfondimento sui personaggi

l'interpretazione dei sogni di freud astaire

$
0
0
l'interpretazione dei sogni di freud astaireè un libro che trae in inganno a partire dal titolo, dal primo momento in cui lo vedi. sta lì, tutto carino con la sua copertina rosa, come un demonio travestito da carlino: tu ti impucciosisci, avvicini una mano per fargli una carezzina e quello ti strappa via tutto il braccio. e anche un pezzetto di stomaco, te lo sfila via non si capisce bene come.
a dirla tutta, ne l'interpretazione dei sogni di freud astaire non ci sono sogni da interpretare. e non ci sono neanche freud e fred astaire.
ci sono però dei racconti surreali che hanno come principale scopo quello di lasciarti stordito, confuso, anche turbato e - perché non dire tutta la verità? - anche infastidito.
però, quando un libro ti avvisa prima, non è che puoi rimproverarglielo. e poi diciamo che un libro che scorre via, così, senza lasciarti nemmeno un pruritino addosso... che noia.


angelo zabaglio, che è anche andrea coffami, si diverte come un matto a creare situazioni esilaranti al limite dell'illegale, se ne strafrega del politically correct, spiattella chili di vernice nera sul suo senso dell'umorismo e non si censura nemmeno per un istante.
superati stordimento, confusione e turbamento, tu che leggi questo libro cominci a divertirti insieme a chi lo scrive, e vadano pure a fanculo tutti i perbenismi possibili e immaginabili.

che poi, vero è che freud astaire non c'è, e se ci fosse non starebbe interpretando nessun sogno (e non ballerebbe neanche), ma andrea coffami, che è anche angelo zabaglio, c'è eccome, e i suoi racconti possiamo vederli come sogni un po' allucinati che interpretano le nostre zone d'ombra, quelle reali, quelle che possiamo accettare solo se scritte su un giornale per parlarne poi scandalizzati e con la mano davanti alla bocca, quello che celiamo così a fondo da non farlo emergere nemmeno in un sogno.

figli della polvere

$
0
0
spietato e appassionante.
ecco i due aggettivi perfetti per descrivere figli della polvere di colin winnette, romanzo edito da clichy che mi ha catturata dal primo momento in cui ho visto la copertina e letto qualche riga della trama. a proposito della trama, vorrei precisare che fino ad ora non ho letto in rete nessuna recensione che racconta molto della vicenda, e ho deciso di fare lo stesso, visto che in effetti sarebbe impossibile farlo senza svelare colpi di scena che mi hanno lasciata veramente a bocca aperta, e non voglio rovinare la sorpresa a nessuno.
oltretutto, non sono mai stata un'appassionata del genere western: non conosco i film "classici", non ho mai letto romanzi western e tex mi è sempre stato antipatico. a dirla tutta, l'idea di cow boy mi sta antipatica, quindi non saprei fare dei confronti con altre opere che hanno ambientazioni simili. ma non è questo il punto. ok, è un western, ma è principalmente un romanzo incredibile, profondo, tremendo. quindi se anche voi non siete troppo affascinati da sceriffi, banditi e tagliagole vari, fregatevene allegramente e leggete questo libro.


due fratelli, brooke e sugar, assassini di professione, vagabondi per necessità, una notte, accampati nel bosco durante il viaggio tra un villaggio e l'altro, si risvegliano insieme a un bambino. un ragazzino completamente nudo, addormentato tra loro due, che non ricorda niente di sé, né il suo nome, né da dove viene, né come è arrivato a trovare i due fratelli.
brooke e sugar decidono di prenderlo con loro, gli danno il nome di bird, gli insegnano che la vita è crudele e che la crudeltà, in fondo, è necessaria.
dunque, proverai un certo orgoglio, un senso di realizzazione. ma ti sentirai anche a disagio, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto questo. be', non c'è. è naturale come respirare. quel senso di colpa è tutta paura. paura che un giorno ci sarai tu dalla parte sbagliata della fionda, e desiderio improvviso che nessuno debba mai fare una cosa del genere. puoi sbarazzartene se ti limiti ad accettare quello che ti accadrà in un futuro remoto, e ti adoperi per prevenirlo nel futuro prossimo. non ha importanza chi decidi di risparmiare, perché tanto morirai comunque, ed è probabile che sarà per via di un sasso che ti cade in testa o di una brutta tosse, così come di qualcuno che ti voleva morto. perciò, prima lo accetti, prima passi oltre.
la storia va avanti tra uccisioni e incontri dagli effetti imprevedibili, fino al momento in cui i tre si ritrovano separati. tra le difficoltà del presente, la mancata - impossibile - speranza nel futuro e i ricordi del passato, ci vengono consegnati i ritratti di uomini nati in una terra e in un tempo in cui parole come pietà, giustizia, comprensione, solidarietà non hanno alcun significato, uomini abituati a sopravvivere con qualsiasi mezzo, abituati a uccidere per farlo, abituati a una violenza che poco ha a che vedere con le già dure leggi di sopravvivenza naturale.
il mondo di brooke, sugar e bird è un mondo sporco che non conosce rispetto per nulla se non per la paura, e che affronta le paure con le pistole e i coltelli. un mondo di uomini che hanno come unica legge quella del sopruso e della forza, in cui persino le vittime sono abomini e l'unica forma di compassione è la morte.

il linguaggio di colin winnette è perfetto: asciutto, semplice, senza sentimentalismi né sensazionalismi di sorta. l'autore prende semplicemente atto delle azioni e dei pensieri dei suoi personaggi, senza indugiare in descrizioni né, sopratutto, giudizi di alcun tipo. il risultato è un romanzo fortissimo e straziante, una storia appassionante, e personaggi indimenticabili.

quella luce negli occhi

$
0
0
prima di iniziare a parlare del libro, tocca fare una premessa, una roba che se volete potete anche saltare eh, ma io comunque cerco di non andare troppo per le lunghe.
il fatto è che la premessa è necessaria, altrimenti non si capirà bene quello che dirò del libro, o meglio, magari vi aspettate quello che io non posso dirvi di questo libro. ma se non vi spiego la premessa, non posso spiegarvi cosa non posso dire. troppo complicato così, vado con ordine.

dunque, come ormai saprà chi segue questo blog da un po' di tempo - e quei tre gatti che mi conoscono di persona e ogni tanto passano qui per sbaglio - io ho un pessimo rapporto con il genere horror. non sono mai riuscita a vedere un film horror, quelle poche volte che ho visto qualche scena un po' splatter o angosciante o eccessivamente violenta (o anche solo violenta) in un film, ci sono poi stata malissimo per mesi, giuro. al periodo delle medie feci incubi assurdi per non ho idea quanto tempo, ma comunque tanto, per colpa di qualche dylan dog che lessi all'epoca. non ho mai letto un libro horror perché sapendo come reagisco a questo tipo di cose, ho preferito dar precedenza ad altro (con la mia wishlist è impossibile un pensiero tipo vorrei leggere qualcosa ma non so cosa. lo so benissimo, cazzo!). però, come penso sia normale per tutta l'umana specie, quello che mi spaventa mi attrae. e quindi, anche se non riesco comunque a vedere film o leggere fumetti o libri horror, ammetto che determinate tematiche o figure hanno una certa fascinazione su di me, sopratutto quando sono trattate da un punto di vista che vada oltre il semplice ora ti faccio cagare in mano. per esempio, ho apprezzato parecchio intervista col vampiro (libro, il film non me lo vedo manco morta) per il modo in cui si parla dei vampiri: ok, sono dei mostri che dissanguano la gente per sfamarsi, ma sono anche creature maledette che hanno davanti l'eternità per soffrire della scomparsa di tutti quelli che amano e per il rimorso di dover uccidere ogni volta per poter sopravvivere. è l'aspetto psicologico, se vogliamo, quello che mi piace di questo tipo di storie. come ci si sente a essere il mostro? ecco, questa cosa sarà interessante per quello che riguarda il libro, ma ora ci arriviamo.

una delle figure tipiche del genere horror che mi ha sempre affascinata, oltre ai vampiri, sono i non morti. ok, mi fanno uno schifo pazzesco e non riesco nemmeno a tollerare un non morto disegnato, non potrei mai vedere un film simile né potrei sopportare un racconto troppo dettagliato sulle parti più disgustose della faccenda (decomposizione e nutrizione in particolar modo).
quindi - e ci siamo finalmente! - sono secoli che cercavo qualcosa che parlasse dei non morti andando oltre i vermi e gli svisceramenti, qualcosa che non fosse solo splatter e panico.
e poi un bel giorno, mi ritrovo a girellare sul sito di clichy (è come quando girelli in libreria, io lo faccio saltellando da un sito all'altro, da un editore all'altro, da un blog all'altro) e becco quella luce negli occhi: un libro che parla di non morti senza focalizzarsi solo su splatter e panico. da voglio tantissimo questo libro a ok, lo prendo, c'è voluto veramente pochissimo rispetto ai miei soliti tempi di stagionatura in wishlist.
se siete giunti fino a qui bravi. il libro mi è piaciuto un botto ed era esattamente il libro che volevo leggere da anni. ovviamente, non aspettatevi riferimenti a film sui non morti, a telefilm sui non morti, ad altri romanzi sui non morti, perché questo è il mio primissimo approccio in merito. ecco perché tutto questo infinito pippone, per pararmi il culo ed evitarmi commenti a sproposito di the walking dead e affini.


siamo più o meno ai giorni nostri, in lousiana, nella città di baton rouge. è l'ultima settimana del mese che mike e matt si sono dati come tempo massimo per cercare il padre di quest'ultimo, il signor mazoch.
da meno di un anno è esplosa una misteriosa quanto pericolosa epidemia che ha riempito la città di non morti, le acque adesso iniziano a calmarsi, ma i casi di contagio continuano a crescere di giorno in giorno, e molto probabilmente al signor mazoch deve essere capitato un qualche brutto incontro con un infetto che lo ha reso un non morto, o nella peggiore delle ipotesi, il pasto di un non morto.
matt non si rassegna e vuole a tutti i modi trovare il padre, e mike non ha intenzione di lasciare l'amico da solo esposto al pericolo del contagio.

l'azione si svolge in soli sei giorni, da lunedì a sabato, e a dirla tutta è forse eccessivo definirla azione. in effetti matt e mike si affidano alla comune teoria che qualcosa, una forma di memoria incosciente, spinge i non morti a tornare nei luoghi che avevano amato da vivi, o quelli a cui semplicemente erano abituati. per questo, ogni giorno, cercano il signor mazoch, un ex-idraulico dalle abitudini non troppo salutari, nei posti che frequentava giornalmente: la sua casa, i fast food dove consumava montagne di cibo spazzatura, eccetera. hanno tempo solo fino a che non arrivi la stagione degli uragani, poi sarà impossibile continuare le ricerche, e anche solo sperare di trovare il signor mazoch.
in questo periodo, la situazione in cui vivono è abbastanza controllata e tranquilla: delle squadre speciali di polizia hanno già rinchiuso gli infetti in speciali centri di quarantena, gli episodi di contagio ci sono, ma non sono troppo comuni: dopo il terrore, la gente ha ricominciato a vivere con relativa serenità.

nel frattempo mike deve relazionarsi con le sue paure, i suoi pensieri, i suoi dubbi e la sua ragazza, rachel. la ricerca del signor mazoch, e in generale la vicenda della città impestata, sono solo un modo per bennet sims, attraverso la voce di mike, per riflettere sui temi che ci affascinano e ci tormentano dal momento in cui abbiamo smesso di essere scimmie: la vita, la morte, la coscienza, l'identità, la memoria, gli affetti familiari, l'amore, i rapporti complicatissimi tra tutte queste cose.
se la fatica di doversi adattare alla tensione degli ultimi mesi, al terrore del contagio, al pericolo di questi cannibali inarrestabili non fosse già abbastanza, ai sopravvissuti tocca di dover trovare un nuovo modo per vivere la loro solita vita, di non cedere alla paura, di continuare a essere quello che erano, senza però per questo abbassare la guardia.
rachel è la figura che meglio sintetizza tutto questo: è una ragazza che se pure ha conosciuto momenti dolorosi, difficili e tristi, ama troppo la vita per lasciarsi terrorizzare e chiudersi fra quattro mura in preda al panico. ogni volta che rievoca con mike qualche momento felice che i due hanno vissuto insieme, non fa che ricordare a sé stessa e al suo uomo che la paura non deve cambiarli, che hanno il dovere di rimanere quelli che erano: due giovani innamorati con sogni e speranze per il loro futuro insieme, con la gioia del presente e il piacere di condividere il passato.
se rachel risplende di una dorata luce di ottimismo, dall'altro lato mike con i suoi dubbi, la sua curiosità quasi perversa e ossessiva per i non morti che pure lo terrorizzano tanto, cerca di immedesimarsi in loro, di capire cosa sentono, cosa vedono, cosa ricordano, cosa sono in grado di decidere e cosa invece è dettato da una sorta di istinto mnemonico e animalesco. e matt con il suo atteggiamento cupo e chiuso, sono l'altra faccia della medaglia, quella inevitabilmente scossa a causa della continua minaccia che incombe su chiunque, in qualsiasi momento.

se i non morti sono - in questo romanzo e credo in qualsiasi altro racconto di cui sono protagonisti - un tentativo a dare una risposta alla fatidica domanda cosa c'è dopo, o quanto meno la forma materiale della nostra incapacità di accettare la morte, l'atmosfera dell'intero racconto mi ha più volte riportato alle sensazioni vissute davanti ai tg qualche mese fa, durante le lunghissime, angoscianti dirette relative agli attentati in francia, in belgio, in turchia, proprio pochi giorni fa mentre scrivevo questo post (e tutti gli altri): la frustrante irrisolvibile ansia che ci coglie ogni volta che qualcosa di incontrollabile sconvolge le nostre vite e ci fa sentire continuamente in pericolo, senza poter sapere da dove arriverà il nemico, né che forma avrà. e al contempo, la voglia - come se fossimo rachel - di continuare a vivere, ad assaporare il presente nelle sue piccole, grandi meraviglie, a sognare il futuro senza darla vinta al terrore.

quella luce negli occhiè un romanzo tanto semplice, di facile lettura, appassionante, quanto denso, forte, emotivamente coinvolgente.
mike racconta gli eventi, andando avanti e indietro tra presente e passato, ricorda i momenti felici e quelli tristi, fa digressioni, espone i suoi dubbi, le sue teorie, le sue speranze, e lo fa in modo da farci entrare immediatamente nella vicenda, da lasciarci spaesati quanto lui, pieni di dubbi e di paura quanto lui, ma anche di aiutarci a riflettere sul significato stesso dell'esistenza, e di come questa, inesorabilmente, comprenda la sua stessa fine.
insomma, che siate o meno amanti del genere horror, che vi piacciano o meno i non morti, fatevi una favore e leggete questo libro.

delilah dirk e il tenente turco

$
0
0
suo padre è un diplomatico inglese, sua madre è una famosa e apprezzata artigiana greca. è cresciuta girando il mondo, allenandosi fin da ragazzina con i migliori tiratori di francia, in india ha imparato a sopravvivere nella giungla e in indonesia è diventata un'acrobata. ha passato sette anni in un monastero giapponese in cui ha perfezionato le sue tecniche di combattimento, ha viaggiato fino al selvaggio west, nel nuovo mondo. è maestra di quarantasette tecniche di combattimento con la spada, fa parte di almeno tre corti reali e può viaggiare volando.
non è chiaro se ci siano serrature e prigioni che possano resisterle, senza dimenticare che ha un elegantissimo senso dell'umorismo.
non è wonderwoman, ma delilah dirk, la protagonista dell'omonimo graphic novel di tony cliff, edito in italia da renoir.
e io me ne sono innamorata dalla prima vignetta in cui l'ho vista!


è il 1807 e siamo a costantinopoli.
delilah è stata imprigionata nel palazzo del sultano e al buon selim, un soldato tanto poco bellicoso quanto amante del buon té, tocca riferire le sue intenzioni: ruberà le pergamene più preziose del sovrano. cosa che, indubbiamente, a sua maestà non fa per nulla piacere.
ma quando delilah evade e crea il caos tra i soldati, il sultano decide di far uccidere anche selim, colpevole di aver riportato le parole della donna.
delilah lo salva e lo porta con sé, su una incredibile barca volante: da questo rocambolesco inizio prenderanno il via le nuove avventure dello strano duo.

tanta avventura, un'amicizia leale, umorismo intelligente ed elegante, ambientazioni esotiche e una protagonista indimenticabile: ecco riassunto in poche parole cos'è delilah dirk e il tenente turco.
delilah è un personaggio di cui non ci si può non innamorare, mi ha subito fatto venire in mente la rey di star wars: è coraggiosa, forte, leale. è un'avventuriera e una combattente, e mai, neanche mezza volta, questo si pone nell'ottica nonostante sia una donna. è quel tipo di personaggio di cui abbiamo tanto bisogno: una donna, coraggiosa, forte, determinata, abile, che non ha bisogno di farsi salvare da nessuno, che non ha bisogno di trovare un pretesto per il suo essere un'eroina. e selim è il perfetto compagno di viaggio, la metà mancante di delilah, la sua antitesi, l'opposto che attrae.
il viaggio di delilah e selim è coinvolgente e divertente, e loro sono due personaggi a cui ti affezioni subito. i disegni sono bellissimi, dinamici ed espressivi, e i dialoghi spesso mi hanno fatta ridere di gusto, con il loro umorismo raffinato così poco adatto alle circostanze!

girellando su internet, ho scoperto che le avventure di delilah dirk iniziano come web comic (qui), e sono poi state raccolte in cartaceo.
oltre ad aver avuto un enorme successo tra il pubblico, tony cliff da ricevuto per questo lavoro la nomination a due eisner awards..
e a quanto pare disney ha acquistato i diritti per rendere questo graphic novel (che in realtà è il primo di una serie, non so se ancora in corso) per farne un film (sul serio, guardate qui).
quindi se ancora non vi fidate dei miei consigli, date retta a... tutti gli altri!

panzerotta e crocchetto

$
0
0
avete presente quella sensazione incontrollabile che sale su dalla pancia e vi stringe il cuoricino quando, ignari di tutto, camminate vicino a qualche negozio, guardate distrattamente una vetrina e trovate il vestito o le scarpe o il tostapane della vostra vita, vi fermate, aspettate qualche secondo ancora sorpresi dell'incontro e non potete fare a meno di esclamare ommieiddei, lo voglio! devo averlo subito!? beh, è quello che mi succede il novanta percento delle volte in cui bao publishing carica su facebook una qualche anteprima delle sue pubblicazioni, figuriamoci se panzerotta e crocchetto, con i suoi disegnini adorabili poteva fare eccezioni.


questo adorabile libretto raccoglie le non-avventure quotidiane di un'altrettanto adorabile e poco convenzionale coppia di fidanzati: lei è una morbida panzerotta, piccola e tonda, e lui è una crocchetta di patate. si vogliono bene, si amano, decidono di andare a vivere insieme e pian piano la famiglia si allarga, con l'arrivo di un gattino - a cui crocchetto è allergico e per colpa del quale deve intabarrarsi come un palombaro - e un carlino.
le loro giornate scorrono tranquille e allegre, tra lavoro, amici e tempo libero, condite ogni tanto da qualche disavventura che non fa altro che avvicinarli sempre di più.
non c'è nulla che più di questo libro riesca a raccontare la cosa più vera dell'amore: non importa cosa succeda, qualsiasi attimo, vissuto con la persona che ti rende felice, diventa prezioso e importante.

non c'è una vera e propria trama, ma le avventure dei due innamorati continuano in altri volumi (li potete vedere tutti qui, sperando che bao li traduca tutti in italiano).
panzerotta e crocchetto è un libro che si legge in un soffio, è dolce, tenero, buffo e riporta continuamente alla mente situazioni in cui tutti, più o meno, ci siamo ritrovati a vivere, e forse è proprio perché è tanto facile riconoscersi nei due protagonisti che in spagna, la patria dell'autrice, ana oncina, ha avuto così tanto successo da arrivare alla decima edizione!
senza contare che i disegni sono davvero ma davvero taaanto carini!
praticamente è la lettura perfetta da condividere con la vostra dolce metà e magari un gatto e un cane acciambellati accanto.


Viewing all 698 articles
Browse latest View live